Il volume di Martina Leeja Paolilli prende in esame il periodo 1840-1870 che
vide laffermazione, lo sviluppo e il consolidamento delle fondamentali istanze
tecniche e artistiche della danza europea, concentrandosi in particolare sulla
complessa dinamica, che fu peculiare in Italia, fra spettacolo, interpreti,
pubblico e stampa, e cercando di trovare in essa un punto di convergenza.
Lautrice divide il lavoro in due
parti. La prima si presenta come unindagine introduttiva, forse troppo
eterogenea, sulle principali componenti dello spettacolo coreutico ottocentesco.
Si parte dallanalisi del repertorio del balletto romantico del trentennio, in
particolare quello italiano fortemente ispirato dal melodramma e ci si sofferma
sul pubblico italiano e straniero fruitore dellofferta coreutica nei maggiori
teatri del periodo (Venezia, Milano, Firenze) e che entra in contatto con le
più importanti interpreti del momento. Si approda, infine, allemblematico e
complesso mondo “dietro le quinte”, qui individuato nel foyer de la danse dellOpéra
di Parigi, e a quello “prima delle quinte”, cioè allambito della formazione coreutica, in
particolare le scuole di danza italiane.
La seconda parte del volume, più
riferibile alle intenzioni del titolo, è la più convincente e di notevole
interesse scientifico per la qualità delle fonti reperite e registrate. In particolare
nel primo capitolo lautrice offre un quadro criticamente ben strutturato sul
mondo del giornalismo di settore, indagando le molteplici interazioni fra la
stampa specializzata dellepoca e i diversi tipi di lettori: il professionista
coreutico, la ballerina, il pubblico “educato” frequentatore dei teatri e,
infine, i potenziali spettatori da invogliare alla frequentazione del balletto;
una direzione, questa, che porta alla inevitabile idealizzazione dello
spettacolo coreutico, a scapito di informazioni “oggettive” e più riferibili
alla tecnica e alla effettiva realizzazione scenica del balletto.
Si conferma così, ancora una
volta, il carattere prettamente mondano dellinformazione della stampa
specializzata dellepoca: attenta specialmente alle magiche “silfidi”
ottocentesche, dive incontrastate dei palcoscenici e icone di moda, e poco
interessata, invece, – anche per mancanza di conoscenze adeguate, se non in
rari casi (si veda in Francia la “penna eccelsa” di Théophile Gautier) – alla trasmissione di informazioni pertinenti
alla effettiva realizzazione dello spettacolo, dalla tecnica interpretativa
delle ballerine allallestimento scenico. Queste lacune possono essere comunque
in parte colmate dal raffronto fra i testi e le numerose fonti iconografiche
del periodo, quali le caricature, le litografie e i disegni trasmessi dai
ritrattisti del tempo: di questi il presente volume offre unesauriente e
preziosa rassegna.
di Caterina Pagnini
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