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Martina Leeja Paolilli

Il balletto romantico in Italia tra pubblico e stampa (1840-1870)


Roma, Albatros, 2013, pp. 446, € 13,90
ISBN 9788856764154

Il volume di Martina Leeja Paolilli prende in esame il periodo 1840-1870 che vide l’affermazione, lo sviluppo e il consolidamento delle fondamentali istanze tecniche e artistiche della danza europea, concentrandosi in particolare sulla complessa dinamica, che fu peculiare in Italia, fra spettacolo, interpreti, pubblico e stampa, e cercando di trovare in essa un punto di convergenza.

L’autrice divide il lavoro in due parti. La prima si presenta come un’indagine introduttiva, forse troppo eterogenea, sulle principali componenti dello spettacolo coreutico ottocentesco. Si parte dall’analisi del repertorio del balletto romantico del trentennio, in particolare quello italiano fortemente ispirato dal melodramma e ci si sofferma sul pubblico italiano e straniero fruitore dell’offerta coreutica nei maggiori teatri del periodo (Venezia, Milano, Firenze) e che entra in contatto con le più importanti interpreti del momento. Si approda, infine, all’emblematico e complesso mondo “dietro le quinte”, qui individuato nel foyer de la danse dell’Opéra di Parigi, e a quello “prima delle quinte”, cioè all’ambito della formazione coreutica, in particolare le scuole di danza italiane.

La seconda parte del volume, più riferibile alle intenzioni del titolo, è la più convincente e di notevole interesse scientifico per la qualità delle fonti reperite e registrate. In particolare nel primo capitolo l’autrice offre un quadro criticamente ben strutturato sul mondo del giornalismo di settore, indagando le molteplici interazioni fra la stampa specializzata dell’epoca e i diversi tipi di lettori: il professionista coreutico, la ballerina, il pubblico “educato” frequentatore dei teatri e, infine, i potenziali spettatori da invogliare alla frequentazione del balletto; una direzione, questa, che porta alla inevitabile idealizzazione dello spettacolo coreutico, a scapito di informazioni “oggettive” e più riferibili alla tecnica e alla effettiva realizzazione scenica del balletto.

Si conferma così, ancora una volta, il carattere prettamente mondano dell’informazione della stampa specializzata dell’epoca: attenta specialmente alle magiche “silfidi” ottocentesche, dive incontrastate dei palcoscenici e icone di moda, e poco interessata, invece, – anche per mancanza di conoscenze adeguate, se non in rari casi (si veda in Francia la “penna eccelsa” di Théophile Gautier) – alla trasmissione di informazioni pertinenti alla effettiva realizzazione dello spettacolo, dalla tecnica interpretativa delle ballerine all’allestimento scenico. Queste lacune possono essere comunque in parte colmate dal raffronto fra i testi e le numerose fonti iconografiche del periodo, quali le caricature, le litografie e i disegni trasmessi dai ritrattisti del tempo: di questi il presente volume offre un’esauriente e preziosa rassegna.


di Caterina Pagnini


La copertina

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