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Hystrio, a. XXVIII, n. 1, gennaio-marzo 2015
trimestrale di teatro e spettacolo

pp. 120, euro 10,00
ISSN 1121-2691

 

Primo numero per l’anno 2015 di «Hystrio» e la formula editoriale, collaudata ed efficace, non cambia e si mantiene sulla linea del racconto dello spettacolo contemporaneo. Così in Vetrina troviamo Rimini Protokoll, il collettivo berlinese, come scrive Francesca Serrazanetti, formato non da attori canonici ma da cittadini “esperti” e selezionati al momento come performers e guidati sul palcoscenico da Stefan Kaegj e Jörg Karrenbauer. Di diversa impostazione espressiva ma altrettanto originale è l’arte di Spencer Tunick, celebre fotografo newyorkese al quale Roberto Canziani dedica un articolo illustrativo relativo all’espressione e alla posizione dei corpi riprodotti, che sviluppano l’idea di una messa in scena, ossia «una performance teatrale per la macchina fotografica». 

 

Laura Bevione si occupa di spettacoli concepiti per spazi domestici, filone aperto dalla coppia Cuocolo-Bosetti, proseguito dai toscani Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa; Mariella Fabbris è autrice di Cibo degli angeli ispirato a Tabucchi, uno spettacolo che si anima durante lo svolgimento della cena. Altri spunti curiosi e altrettanto creativi emergono dalle esperienze di Massimo Carniti e Alessandra SechiAlberica Archinto e Rossella Tansini. Roberto Canziani traccia il bilancio de L’École des Maîtres, il master ideato da Franco Quadri quasi venticinque anni fa con l’obiettivo di formare nuovi attori di respiro internazionale. Trovano posto in Vetrina anche tre spettacoli italiani di recente produzione che condividono, pur da punti di vista diversi, una riflessione sull’attore contemporaneo. Spetta a Renzo Francabandera scrivere di Vocazione di Danio ManfrediniRecita dell’attore Vecchiatto nel teatro di Rio Saliceto di Gianni Celati e interpretato da Claudio Morganti e Elena BucciLa diva Julia di Maugham per le abilità espressive di Elisabetta Pozzi.

 

In Exit Laura Bevione ricorda Lucilla Morlacchi, attrice recentemente scomparsa che ha espresso talento ed eleganza stilistica in molti spettacoli firmati dai maggiori registi italiani, quali ViscontiParentiRonconiCastriDe CapitaniCastellitto.

 

La finestra aperta sulla scena internazionale di “Teatromondo” presenta una panoramica piuttosto interessante. Giuseppe Montemagno informa il lettore della rivista milanese sul prestigioso Festival d’Automne di Parigi. A impreziosire la quarantatreesima edizione curata da Emmanuel Demarcy-Mota soccorre anche il contributo italiano offerto da Luigi Nono per la musica e da Romeo Castellucci per il teatro con Le Sacre du Printemps. Di rilievo è risultata la messinscena di Les Nègres di Jean Genet da parte di Bob Wilson, come di pregio si sono rivelati i contributi di artisti emergenti come l’arabo Robih Mroué con Riding on a Cloud e il regista sudafricano Brett Bailey che rilegge lo shakespeariano Macbeth in chiave contemporanea. Tra le novità francesi si sono fatti applaudire Passim di François Tanguy e Répétition di Pascal Rambert.

 

Compete a Margherita Laera l’articolo ambientato a Londra che si occupa degli allestimenti tratti dal repertorio di Ibsen. Al Barbican Theatre sono stati trasferiti sul palcoscenico Ein Volksfeind da parte della compagnia della Schaubühne di Berlino guidata da Thomas Ostermeier con Christoph Gawenda Eva Meckbach applauditi protagonisti; con Peer Gynt si è confrontata la compagnia del Teatro Nazionale di Nizza. La regia di Irina Brook trasforma il protagonista in aspirante rock star. Il terzo spettacolo ibseniano è stato Wild Duck della compagnia del Belvoir St. Theatre a Sydney per la regia di Simon Stone, che ambienta la vicenda nella nostra contemporaneità.

 

Il cambiamento alla direzione del viennese Burgtheater, con Karin Bergmann subentrata a Matthias Hartmann, ha determinato di riflesso un nuovo indirizzo artistico improntato, come spiega Irina Wolf, sulla scelta di un repertorio più europeo e finalizzato a un discorso sul futuro partendo dalle riflessioni sulla storia. Emergono, tra gli altri, Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus per la regia di Georg Schmiedleitner e Re Lear firmato da Peter Stein, alla sua prima collaborazione artistica con il prestigioso teatro austriaco.

 

Suscita interesse il contributo di Pino Tierno che si addentra nel Festival Internazionale di Teatro di Pilsen, una manifestazione ventennale utile per verificare lo stato dello spettacolo della Repubblica Ceca. Quest’anno, oltre ad annoverare la presenza esclusiva di Robert Wilson con la produzione multimediale 1914, ha offerto ampio spazio espressivo ad artisti stranieri, dal regista ungherese Viktor Bodo con Ispettore generale di Gogol’ e Carta ’77 con lo splendido I sessanta d’oro tratto dai diari di Pavel Juráček, all’edizione del Giardino dei Ciliegi dello Young Vic Theatre di Londra.

 

Si rimane nell’Europa dell’Est e ci si trasferisce nella città di Cluj, dove dal 2011 si svolgono i cosiddetti Incontri Internazionali all’interno dei quali, come racconta Laura Caretti, si creano spettacoli intorno a un tema dato, per l’occasione Le vie della libertà. Hanno ottenuto consensi di pubblico e di critica le prove della danzatrice e coreografa Vara ȘtefănescuMihai Maniutu con la messinscena di Don Chisciotte, il regista coreografo Peter Uray interprete di Come vi piace di Shakespeare. A rappresentare l’Italia c’è Roberto Bacci, autore di una pregevole regia del Giardino dei ciliegi. Il viaggio di Teatromondo si conclude nel laboratorio newyorkese dell’Off Broadway. Giorgia Asti si occupa di A Particle of Dread, novità di Sam Shepard allestita da Nancy Meckler, poi di The Answer – Killing question buys a crisis, satira del sistema educativo americano di Barry Germansky, di The Bullpen scritto e interpretato da Joe Assadourian e di Asymmetric di Mac Rogers.

 

Il dossier curato da Giuseppe Liotta e Giuseppe Montemagno è un omaggio al novantesimo compleanno di un grande maestro del teatro del Novecento, Peter Brook. Preziosa si rivela la testimonianza dello scrittore e drammaturgo Jean-Claude Carrière, dal momento che ha seguito tutta la carriera del protagonista: intervistato da Montemagno ricorda i momenti essenziali, dall’insediamento nel teatro Bouffes du Nord all’inaugurale messinscena di Timon d’Athènes alla successiva Conférence des Oiseaux, per proseguire con il fondamentale allestimento di Mahābhārata e le atmosfere indiane che aleggiano in La Tempête e La Tragédie d’HamletRoberta Arcelloni compila una sorta di zibaldone ragionato, in cui raccoglie i pensieri basilari di Brook.

 

«Sensuale ed essenziale» definisce Georges Banu il teatro del grande regista, che si sviluppa in Francia negli anni Settanta, svincolato dall’urgenza delle ideologie allora in voga per procedere nella solitudine della sua sacralità. Avvalendosi di utili e rivelatrici citazioni tratte da Lo spazio vuoto, libro-manifesto del pensiero poetico, Laura Mariani approfondisce gli aspetti sperimentali e gli elementi tradizionali presenti nella visione dell’attore. Il contatto, costante e decisivo, con il repertorio di Shakespeare è l’argomento di Laura Caretti, che, grazie a una sintesi illuminante, ricostruisce le tappe artistiche di un percorso avviato nel 1945 con King John e terminato nel 2002 con il film televisivo The Tragedy of Hamlet.

 

Un altro capitolo rilevante per conoscere la personalità culturale di Peter Brook è costituito dal suo rapporto con l’Africa e la conoscenza dello spettacolo locale acquisita in occasione dei viaggi compiuti in Nigeria e nel Mali. Giuseppe Liotta spiega con chiarezza l’incidenza di queste esperienze nel lavoro sull’attore.

 

Con il contributo di Fausto Malcovati si scoprono i fecondi rapporti con il teatro russo, maturato attraverso spettacoli fondamentali come Boris GodunovIl giardino dei ciliegi (molto legato a Stanislavskij), Ta main dans la mienne, un collage di lettere di Cechov indirizzate alla moglie. Uno dei luoghi sacri di Brook è il Théâtre des Bouffes, una sala abbandonata e poi recuperata nella periferia settentrionale di Parigi, dove, come racconta Gianni Poli, sono stati allestiti capolavori, da Ubu aux Bouffes a Mesure pour mesure, il memorabile MahābhārataTragédie d’Hamlet.

 

Dopo l’intervento di Giuseppe Montemagno dedicato alla trilogia della memoria (L’Homme QuiJe suis un phénomène e The Valley of Astonishment), si passa al contatto con il melodramma, affidato ancora alle competenze di Montemagno, il quale evidenzia le innovazioni apportate, tra i tanti esempi, nella Bohème, nel Don Giovanni e perfino nel Flauto magico del 2010.

 

Altrettanto importante risulta il contributo di Brook al cinema attraverso quindici produzioni, diverse delle quali, e lo dimostra Fabio Francione, legate al teatro, in modo particolare a Mahābhārata. La ricezione di Brook in Italia è il tema affidato a Giuseppe Liotta, che ripercorre gli episodi salienti, dall’incantevole Sogno di una notte di mezza estate al Teatro La Fenice nel 1972 al controverso Ubu aux Bouffes (1978), per proseguire con La Tragédie de Carmen (1982) e arrivare a Ta main dans la mienne, presentato in prima mondiale al Teatro Studio di Milano, e a Il Grande Inquisitore, proposto nel 2010 al Teatro Alfieri di Asti.

 

In Teatro di Figura Franco Ungaro propone un articolo dedicato alle novità emerse al Festival Petrushka The Great di Ekaterinburg in Siberia. In un’altra rassegna, il Premio Scenario Infanzia di Parma, si addentra Mario Bianchi per segnalare una serie di pregevoli spettacoli di Teatro Ragazzi, come Greta la Matta con Jenny MattaioliGreta Oldoni e Samuel SalamoneFa’afafine – Mi chiamo Alex e sono un dinosauro con Michele Degerolamo protagonista e Et amo forte ancora dei milanesi Locanda Spettacolo.

 

La consueta e corposa sezione delle “Critiche” ordina le tante recensioni degli spettacoli secondo criteri regionali. 

 

Il testo pubblicato in questo numero di «Hystrio» è Ti mando un bacio nell’aria di Sabrina Petyx.

 

Nella Biblioteca Albarosa Camaldo raccoglie le schede relative alle novità editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo.

 

Competono a Roberto Rizzente le tante e preziose informazioni raccolte ne La società teatrale.


di Massimo Bertoldi


La copertina

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