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Theaterheute


«Theaterheute», Nr. 8/9, August/September 2014, pp.80, euro 12.50
ISSN 0040 5507

 

Questo numero doppio di «Theaterheute», che copre i mesi di agosto e settembre, dedica l’apertura ai festival estivi. Ampio spazio è riservato a “Theater der Welt”, l’annuale rassegna del Nationaltheater di Mannheim dalla quale è emerso il talento di Kim Noble con Your Are not Alone, graffiante testo sul culto dell’estetica nella società contemporanea. Thyestes è una rivisitazione in chiave moderna dell’omonima figura mitologica da parte di Simon Stone, anche regista di uno spettacolo affidato a Thomas Henning, Toby Schmitz e Chris Ryan. Tra gli artisti stranieri si sono distinti il cileno Guillermo Caldéron con Escuela, testo che racconta gli orrori prodotti dalla dittatura di Pinochet, e Manuela Infante, autrice di Zoo interpretato da Rafael Contreras e Cristìàn Carvajal. Qualche perplessità ha suscitato Philippe Quesne con lo sperimentale Next Day, mentre ha ottenuto consensi di pubblico e di critica X-Firmen, performance realizzata in uno spazio industriale della città con il supporto di video e installazioni, al quale si affianca Bis zum Tod di Markus Öhrn e Nya Rampen, spettacolo cupo in cui si parla di criminalità, pornografia e satanismo con il supporto di musica rock. L’inaugurazione delle prestigiose “Wiener Festwochen”, ora affidate alle competenze direttive di Maukus Hinterhäuser e Fried Leysen, è toccata a Romeo Castelluccio con la messinscena contaminata da soluzioni tecnologiche di Orfeo ed Euridice di Gluck, con Bejun Métha e Christiane Karg nei ruoli del titolo. Nel ricco cartellone figurano nomi di artisti asiatici soprattutto impegnati nel teatro di figura, come Tao Ye con il grottesco Die Kiste im Baumstamm di Kuro Tanino, Sungmin Hong con il curioso progetto shakesperiano Julietttt, in cui cinque attrici recitano simultaneamente la figura di Giulietta. Al regista cinematografico Tsai Ming-Liang con Der Mönch aus der Tang-Dinastie, segue Ten Thousand Tigers, spettacolo di fantasia di Ho Tzu Nyen. Da Mosca proviene la star Konstantin Bogomolov con la messinscena di Stavangera (Pulp People), storia di un dramma famigliare letto in chiave hardcore e comica. Tra le altre proposte spiccano Geschichten aus dem Wiener Wald, di Ödön von Horváth per la regia di Michael Thalheimer e, soprattutto, Die Neger di Jean Genet a cura di Johan Simon che affida le parti significative del dramma a qualificati attori quali Bettina Stucky, Maria Schrader, Stefan Hunstein, Felix Burleson e Gala Winter. Attinge dall’Amleto shakesperiano il progetto Please, Continue (Hamlet) del regista catalano Roger Bernat, sorta di processo al personaggio del Bardo animato da Thiemo Strutzenberger, Stefanie Krasa, Susanne Lehr e Martin Neid. L’ultima edizione della biennale “Neue Stücke aus Europa” di Wiesbaden ha realizzato il ragguardevole numero di 24 produzioni distribuite tra 23 Stati. La vocazione alla prospettiva internazionale è stata premiata da spetatcoli di alto livello, come Die Widervereinigung der beiden Koreas di Joel Pommerat, Ich rufe meine Brüder dello svedese Johas Hannes, Zoran Dindic di Oliver Frljic.


In Aufführungen”, sezione riservata agli spettacoli più importanti di recente produzione in area tedesca, si legge la recensione di due interessanti novità in scena al Residenztheater di Monaco. Si tratta di Faust di Johann Wolfgang von Goethe, rielaborato dal drammaturgo Albert Ostermeier e affidato a Martin Kusej. Il regista si avvale del talento artistico di Andrea Wenzl (Gretchen) e Werner Wölbern (Faust). Segue la novità assoluta di Nis-Momme Stockmann, Phosphors, trasferita sul palcoscenico da Anne Lenk seguendo un’impostazione corale, dalla quale emergono le prove di Artur Klemt, Lukas Turtur, Genija Rykova e Franz Pätzold. Di rilievo artistico è risultata la messinscena di Die Zofen di Jean Genet da parte di Stefan Pucher ai Kammerspiele della città bavarese. Brigitte Hobmeier, Wiebke Puls e Annette Paulmann hanno esibito un repertorio espressivo di alto livello tecnico. Faustin and out di Elfriede Jelinek  prende spunto da un  fatto scandaloso di cronaca austriaca – la reclusione della figlia in una cantina per molti anni da parte di un padre folle – che la regia di Johan Simon approfondisce nelle pieghe interiori dei personaggi interpretati da Oliver Nägele e Birgit Minichmayr.

Secondo quali obiettivi progettuali e alla luce di quali orientamenti estetici e culturali convergono gli insegnamenti impartiti presso istituti d’arte e indirizzi universitari costituisce l’argomento affrontato in “Ausbildung”. Gli esempi analizzati sono i centri di Stoccarda (Staatliche Akademie der bildenden Künste) e Monaco (Staatliche Akademie der bildenden Künste).

“Startrückblick” si occupa di Annemie Vanackere, da due stagioni subentrata a Matthias Lillienthal alla guida di Hau (Hebbel-Theater GmbH) di Berlino, proclamato miglior teatro di Germania nel 2012 dalla stessa rivista «Theaterheute». Il bilancio della nuova direzione continua la linea di successo, collezionando una serie di spettacoli molto applauditi dal pubblico e valorizzati dalla critica. Si prosegue con le dichiarazioni di Günther Beelitz, direttore dello Schauspielhaus di Düsseldorf, che si sofferma in modo particolare sulla produzione di Betrunkene di Iwan Wyrypajew, per la regia di Viktor Ryschakow e l’interpretazione di Gabriel von Berlepsch, Verena Reichhardt e Claudia Hübbecker. Difficoltà operative e definizioni del nuovo indirizzo culturale emergono dall’analisi dell’operato di Stefan Bachmann, nuovo intendente dello Schauspiel di Colonia e anche regista di una applaudita messinscena di Habe die Ehre di Ibrahim Amir affidata alla recitazione di Jacob Leo Stark, Benjamin Höppner, Sabine Orléans e Guido Lambrecht.

Con “Ausland” ci si trasferisce in Ucraina per raccontare dell’allestimento di Hohe Auflösung di Dmytro Ternovyi. Il testo, pubblicato in versione integrale nella sezione “Das Stück” di questo numero della rivista berlinese e recentemente allestito da parte dello stesso autore in qualità di regista a Karlsruhe, affronta le tensioni politico-militari con la Russia di Putin. Pur legato al nazionalismo e al patriottismo, il teatro in Cossovo cerca di tramite di riflessione sulla recente storia e, soprattutto, di aprirsi ai linguaggi della contemporaneità, come dimostra il recente Peer Gynt vom Kosovo di Jeton Naziraj.

di Massimo Bertoldi


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