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Fabio Nicolosi

Squarzina e Pirandello. Dalla matrice narrativa alla realizzazione scenica

Presentazione di Giancarlo Sammartano

Roma, Aracne, 2012, euro 35, pp. 797
ISBN 978-88-548-5348-5

 

Da oggi, la bibliografia squarziniana vanta un nuovo, possente, esemplare. Pesa due chili, si chiama Squarzina e Pirandello. Dalla matrice narrativa alla realizzazione scenica, e risolve problemi: soprattutto i problemi di chiunque abbia questioni irrisolte relative agli spettacoli pirandelliani diretti da Luigi Squarzina, ma non solo.

 

Nel libro di Fabio Nicolosi, infatti, c’è tutto, basta dare un’occhiata all’indice: una Parte Prima nella quale l’autore analizza per filo e per segno gli undici allestimenti pirandelliani diretti da Squarzina, dal Ma non è una cosa seria del 1957 (Roma, Eliseo, Compagnia Pagnani-Villi-Ferzetti-Foà) a La vita che ti diedi del 1994 (Milano, Carcano, con Marina Malfatti e Dorotea Aslanidis); una Parte Seconda che raccoglie quasi tutti i principali saggi di Squarzina dedicati al teatro di Pirandello e alla regia; una Parte Terza che riporta le «note di regia» agli spettacoli, trascritte dai programmi di sala; una Parte Quarta con un’antologia di recensioni (69 in tutto, firmate, fra gli altri, da Eligio Possenti, Maurizio Scaparro, Roberto De Monticelli, Carlo Terron, Giovanni Mosca, Cesare Garboli, Franco Quadri) e, infine, tre appendici che altro non sono se non una cornucopia d’interviste rilasciate da Squarzina allo stesso Nicolosi, suo affezionato allievo e collaboratore, e di immagini varie (foto di scena, locandine, programmi di sala).

 

Nel volume, inoltre, che per l’autore corona un percorso di ricerca che dura da più di vent’anni, sono presenti anche due contributi, uno di Giancarlo Sammartano e uno di Maria Luisa Grilli, che intendono rendere omaggio a «due luoghi» che a Squarzina erano particolarmente cari e familiari: l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, nella quale si diplomò nel 1945, e l’Enciclopedia dello Spettacolo, di cui, nel 1952, fu nominato direttore della sezione dedicata al teatro drammatico.

 

Da parte di Nicolosi, la scelta di delimitare il proprio ambito di ricerca al rapporto fra Squarzina e Pirandello, il regista-drammaturgo-professore e il professore-drammaturgo-regista, è senz’altro una delle più felici. Perché si tratta di un rapporto, fra due caratteri molto affini, costellato d’insidie e di scoperte, di ostacoli insormontabili e di ritorni di fiamma. Un rapporto destinato a migliorare col passare del tempo, e a diventare, col tempo, sempre più solido, prolifico, profondo, sorprendente. «La magia di questo poeta» – scrive Squarzina nei suoi appunti di regia del Tutto per bene (1988) – è che «alla fine di ogni vicenda il sipario si chiude non soltanto su un capovolgimento totale delle premesse, ma con il personaggio ogni volta sospeso grottescamente sull’abisso di un sé che gli è stato reso irriconoscibile dagli altri e che lui deve o respingere o fare suo, ma ignorare non può […]. In poche frasi tutto si ribalta e sembra prendere una forma autentica, definitiva, che subito si rivela ambigua fino all’insondabile del cuore». Nelle sue note di regia c’è tutto un cercare di capire e di approfondire, di spossarsi nello scavare e di sorprendersi nello scoprire, tutto un procedere «faticato e sofferto, rotto, singhiozzato; “parlato”, ossia umano per eccellenza» (Silvio D’Amico, 1921), che è proprio tipicamente pirandelliano.

 

Insomma, tanto di cappello a Nicolosi, in particolar modo per l’amore verso Squarzina che trabocca da ogni pagina, per il certosino lavoro di ricerca nelle biblioteche e negli archivi, per la trascrizione di appunti di regia straordinari, per la riproposta di saggi squarziniani basilari e mai abbastanza riediti (come, ad esempio, Perché dare Pirandello al Fascismo? o Libertà e limiti della regia o ancora Nascita, apogeo e crisi della regia come istanza totalizzante) e per le interviste di prima mano, davvero preziose e anche divertenti.

 

 

di Giulia Tellini


copertina

cast indice del volume


 



 
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