Ledizione nazionale delle opere di Carlo Gozzi, intrapresa in questi anni dalla casa editrice Marsilio, si arricchisce di una nuova pubblicazione. La fiaba teatrale del conte veneziano era andata in scena nel gennaio del 1762, al teatro San Samuele, con gli attori della compagnia di Antonio Sacco. Il fratello Gasparo Gozzi la recensiva sull«Osservatore Veneto», elogiando le «trasformazioni con molta prestezza eseguite».
Paolo Bosisio, per lintroduzione e il commento, riprende i suoi precedenti studi sul testo. Come le altre edizioni gozziane infatti, anche la presente si giova del ritrovamento, ad opera di Fabio Soldini, di un archivio appartenente alla famiglia Gozzi, poi acquistato dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia. Tra le carte, trentasette si riferiscono al Re cervo. Lanalisi dei testimoni e delle varianti è ben riprodotta in uno schema grafico che occupa oltre quaranta pagine. Si cerca di ricostruire delle costanti nel modus operandi dellautore sia per il contenuto che per la forma: lallontanamento dalle fonti letterarie, linserimento delle maschere dellArte, lesigenza di costruire un testo funzionale alla messa in scena.
Questultimo aspetto, in particolare, diventa principio che accomuna le edizioni nazionali goldoniane e gozziane. Anche la rivalità tra i due drammaturghi viene analizzata alla luce del loro quotidiano e concreto impegno nel teatro. In entrambi, linteresse per la macchina spettacolare e per il gruppo di attori è costante. Allo stesso modo, gli autografi dimostrano come cambia, col passare del tempo, il livello di attenzione al palco e alla letteratura. Dapprima le esigenze sceniche guidano lo scrittore, segue quindi un processo di revisione del testo, fino alla versione definitiva: ripulita, letteraria, colta e moralizzante.
Locchio pratico e spettacolare di Gozzi è dimostrato anche nella scelta del titolo, che si modifica nelle diverse stesure. I titoli “puerili” che determinano una ricca affluenza di pubblico si inseriscono nella moda edonistica e fiabesca del secolo e dimostrano il frequente impegno del conte in quei generi che erano garanzia di successo sulla scena.
Valentina Garavaglia cura la Nota al testo e il ricco Apparato che collaziona le diverse lezioni. Seguono le Appendici e la Nota sulla fortuna dove si ribadisce lo scarso successo italiano delle opere gozziane a favore di quelle goldoniane, ma si citano alcune regie novecentesche italiane ed europee significative.
Infine, sottolineiamo lattenzione riservata a quella che fu la prima rappresentazione dellopera con la ricostruzione del cast e lattribuzione, in alcuni casi certa e in altri congetturale, dei personaggi ai diversi attori.
di Caterina Nencetti
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