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Theaterheute


n. 5, Mai 2013, pp. 72, € 12,00
ISSN 0040 5507

 

Aprono questo numero di «Theaterheute» le pagine occupate da “Aufführungen”, ovvero le recensioni delle principali e recenti produzioni teatrali registrate nei paesi di lingua tedesca. Alla Volksbühne di Berlino il collettivo danese SIGNA sorprende il pubblico con Club Inferno in parte ispirato all’Inferno dantesco, che assume le sembianze di un labirinto esistenziale dall’ambientazione scenografica giapponese. Frank Castorf firma la regia di Das Duell ricavato dall’omonimo romanzo breve di Anton Cechov ma ora ambientato al tempo della Guerra fredda, precisamente nel contesto della crisi caucasica. La parte dei protagonisti compete a Lilith Stangenberg e Kathrin Wehlisch. Ricco di ingredienti creativi e suggestive soluzioni visive si presenta Hyperion, che Romeo Castellucci assume dal romanzo epistolare di Friedrich Hörderlin, in cui si anela il mito della Grecia classica in senso protoromantico. Sul palcoscenico del Deutsches Theater della capitale si sono esibite Luise Wolfran, Eva Meckbach e Angela Winkler. Alla Schaubühne Michael Thalheimer propone Geschichten aus dem Wiener Wald di Ödön von Horváth, puntando l’attenzione sugli aspetti politici del testo trasferito nella nostra contemporaneità e affidato all’interpretazione di Georgia Lautner, Henning Vogt, Moritz Grove, Peter Moltzen, Katrin Wichmann e Almut Zilcher. Lear da William Shakespeare è la commedia scelta da Johan Simon per i Kammerspiele di Monaco e ambientata in una fattoria rurale con i personaggi trasformati in cupi contadini avidi di potere e ricchezza, come hanno reso sulla scena André Jung, Clear, Peter Brombacher, Kristof van Boven. La regia di Peter Stein si è confrontata con i meccanismi comici di Le Prix Martin di Labiche (produzione del parigino Théâtre de l'Odéon) e ha realizzato uno spettacolo raffinato in cui si sono distinti Jacques Weber nei panni del protagonista, Christine Citti, Jean-Damien Barbin, Manon Combes.

 

L’annuale appuntamento con “Theatertreffen”, la prestigiosa manifestazione berlinese giunta alla cinquantesima edizione che premia i dieci migliori spettacoli della stagione, trova adeguato spazio tra le pagine di «Theaterheute». Apre la serie degli interventi il profilo artistico di Bettina Hoppe. L’attrice si è rivelata nella compagnia dello Schauspiel di Francoforte impegnandosi in figure intense e complesse come la voce solista del coro di Medea per la regia Michael Thalheimer, Cecilia in Stella di Goethe al fianco di Marc Oliver Schulze (2011) ed Elisabeth Fritzle nel recente Die Frau, di gegen Türen rannte di Roddy Doyle allestito da Oliver Reese. Alla rituale domanda relativa alla reale qualità artistica degli spettacoli segnalati risponde l’intervento in chiaroscuro di Franz Wille, attento a evidenziare soprattutto le tematiche sociali e politiche affrontate dalla sopracitata Medea, Jeder stirbt für sich allein da Fallada per la regia di Luc Perceval (Thalia Theater di Amburgo), Krieg und Frieden da Tolstoj (regia di Sebastian Hartmann, Centraltheater di Lipsia), Die heilige Johanna der Schlachthöfe di Brecht (regia di Sebastian Baumgarten, Schauspielhaus di Zurigo), Die Ratten di Gerhart Hauptmann (regia di Karin Henkel, Schauspiel di Colonia), Reise durch di Nacht di Friederike Mayröcker per la cura scenica di Katie Mitchell (Schauspiel di Colonia), Orpheus steigt herab di Tennessee Williams (regia di Sebastian Nübling), Murmel Murmel di Dieter Roth per la regia di Herbert Fritsch (Volksbühne di Berlino). In una manifestazione basata sul criterio della selezione come “Theatertreffen”, è doverosa la riflessione sugli spettacoli esclusi ma considerati dalla critica teatrale di pregevole fattura, che «Theaterheute» individua in Die Troerinnen da Euripide a Jean-Paul Sartre (regia di Karin Beier per lo Schauspielhaus di Colonia), Die Bitteren Tränen der Petra von Kant di Rainer Werner Fassbinder (regia di Martin Kušej, Residentztheater di Monaco) e Glaube Liebe Hoffnung di Ödön von Horváth (regia di Christoph Marthaler, Volksbühne di Berlino). Segue un’intervista a Heike Makatsch, protagonista di Krieg und Frieden, che parla della sua carriera artistica e soprattutto del suo rapporto con la Volksbühne della capitale.

 

Legato a “Theatertreffen” è “Stückemarkt”, concorso riservato a giovani autori che in questa edizione si sono confrontati con tematiche legate alla società occidentale. Prossimi a essere trasferiti sul palcoscenico, i testi vincitori sono pubblicati dalla rivista berlinese e precisamente si tratta di una serie di Dramolette: Zwanzig Mohammed-Witze in zwei Minuten di Dirk LauckeSardanapal di Anja Hilling, Return to Forever di Nicolai Khalezin e Wir werden uns nie wiedersehen di Thomas Jonigk.

 

Nell’ambito dell’annuale rassegna di Mühlheim, interamente dedicata alla drammaturgia contemporanea, sono emersi testi di grande interesse sotto il profilo contenutistico e drammaturgico. Primeggia von den beiden zu kurz della giovanissima scrittrice Katja Brunner. Questo collage di travagliati e tormentati quadri famigliari di vita quotidiana con tocchi grotteschi lo si può leggere in versione integrale in questo numero della rivista berlinese. Linguaggi innovativi legati al teatro di ricerca emergono da Du hast gewackelt. Requiem für ein liebes Kind, tratto da Franz Xaver Kroetz nella produzione del Residenz Theater di Monaco; il mondo dell’infanzia ricorre anche in von den beinen zu kurz (Schauspielhaus di Hannover) e in FaustIn and Out di Elfriede Jelinek, favola crudele prodotta dallo Schauspielhaus di Zurigo e interpretata da Franziska Walser, Sarah Hostetler e Miriam Maertens. Storie di migrazioni russe inquadrate in una dimensione generazionale dominano il tessuto narrativo di Muttersprache Mameloschn di Marianna Salzmann (Deutsches Theater di Berlino); la libertà femminile nella nostra società sostiene la trama di Ich wünsche mir eins di Azar Mortazavi (Osnabrücker Theater).

 

In “Ausland” si legge un dettagliato resoconto di Marina Davy dedicato alla messinscena di Moskauer Prozess ideato da Milo Rau e International Institute of Political Murder a sostegno delle censure e vicende giudiziarie subite dalla rock-band Pussy Riot nella capitale russa.

 

di Massimo Bertoldi


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