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Elena Tamburini

Gian Lorenzo Bernini e il teatro dell’Arte


Firenze, Le Lettere, 2012, pp. 350, euro 32,00
ISBN 978 88 6087 621 8

 

Scultore, pittore, architetto, Gian Lorenzo Bernini fu anche un uomo di spettacolo completo: scenotecnico, scenografo, apparatore di feste, architetto progettista di teatri e di spazi teatrali, attore, drammaturgo, capocomico, committente e “impresario” di commedie per musica. La rilevanza del suo contributo agli altri ambiti artistici ha però quasi del tutto oscurato il suo impegno nel campo del teatro: la scarsa considerazione delle arti performative e il conseguente sospetto verso le discipline dello spettacolo avevano finora minimizzato un interesse che Bernini coltivò in modo continuativo rivelando un’eccezionale competenza di tutti gli aspetti della “macchina teatrale”. A recuperare la centralità della sua attività teatrale giunge ora Elena Tamburini con un volume poderoso, frutto di anni di ricerche, fondato su un’ampia bibliografia e su una vasta compagine di fonti primarie.

Consapevole della complessità del suo oggetto di ricerca dovuta all’estrema versatilità di Bernini, Elena Tamburini si accosta alla materia in un’ottica multidisciplinare che fa tesoro degli studi storico-artistici e strettamente storici pregressi ai quali fornisce a sua volta un apporto originale. L’indagine sugli eventi e luoghi teatrali ai quali Bernini dette il suo contributo diviene infatti grimaldello per penetrare i contesti culturali e socio-politici in cui l’artista si trovò ad operare. Lo studio offre così uno spaccato della vita culturale della Roma seicentesca sotto i diversi pontefici e una rilettura della rete di rapporti (diretti e indiretti) tra quelli che oggi definiremmo operatori culturali di settori diversi. Per la sua poliedricità Bernini rivestì infatti la funzione di “ponte” tra i distinti gruppi professionali e sociali: l’ambiente degli artisti, «a cui ufficialmente apparteneva», quello dei letterati, che «assiduamente frequentava e da cui era altamente apprezzato», e quello dei comici dell’Arte «da cui, attore egli stesso, costantemente attingeva linfe vitali e modi espressivi». La ricognizione sull’artista fa emergere così interrelazioni, scambi e interferenze tra quelli che troppo spesso, al di là delle dichiarazioni di intenti, sono di fatto considerati universi paralleli e non comunicanti.

La studiosa non lascia insondato nessun terreno. Si serve delle sue competenze storico-teatrali per ripensare quelle opere (a partire dall’Estasi di Santa Teresa) solitamente etichettate dagli storici dell’arte in modo vago come “teatrali”. Ridisegna l’assetto dei luoghi teatrali e dei teatri dei Barberini a Roma «nella convinzione che Bernini» vi avesse giocato «un ruolo importante, come architetto» e come «corago». Si dedica alle tecniche scenografiche berniniane (di cui evidenzia la ricaduta fuori dai confini romani, a Parigi e a Venezia) proponendo anche un confronto con quelle di Gaspare Vigarani dal quale emerge come il realismo delle soluzioni di Bernini e la sua sensibilità verso le esigenze della fruizione degli spettacoli fosse maturata proprio grazie all’esperienza diretta del palcoscenico. Si sofferma sui grandi apparati festivi (strumento di cui il papato si servì per creare consenso e comunicare i contenuti della propria fede) mettendo in luce la continuità delle scelte stilistiche dell’artista nei diversi campi. Tenta poi una ricostruzione dello spettacolo in musica La Comica del cielo overo la Baltasara del 1668 a partire dal luogo della rappresentazione fino all’analisi drammaturgica e all’allestimento. Ancora, prende in esame “l’impresariato” musicale di Bernini dal 1676 al 1680 occasione per esplorare l’attività di due sale teatrali, il Teatro del Corso e il Teatro della Pace, e per seguire il progressivo inasprimento dell’atteggiamento papale nei confronti delle attività teatrali.

Di particolare pregio e fascino è il percorso che, attraverso la vicenda specifica di Bernini, porta l’autrice a perlustrare l’ambito delle contaminazioni tra artisti tout court e i Comici dell’Arte e il travaso di tecniche espressive e di strategie di promozione sociale dagli uni agli altri. Denso anche lo studio dedicato al Bernini autore e attore teatrale, qui condotto finalmente in «una prospettiva specifica e autonoma», necessaria premessa a una competente valutazione del rapporto tra le sue produzioni nelle diverse arti.

Per la sua completezza, la solidità dell’impianto documentario, la profondità delle riflessioni, la capacità di cogliere l’«osmosi» tra «dati letterari, artistici, storici e teatrali», il volume costituisce senza dubbio non solo uno strumento insostituibile per la conoscenza specifica di Gian Lorenzo Bernini ma anche un modello di ricerca destinato a rimanere nel tempo.


di Emanuela Agostini


La copertina

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