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Hystrio, a. XXV, n. 3, luglio-settembre 2012
trimestrale di teatro e spettacolo

pp. 124, euro 10,00
ISSN 1121-2691

 

Spetta alla quattordicesima edizione del Premio Hystrio l’apertura del numero estivo della rivista milanese. La dettagliata cronaca di Ilaria Angelone racconta una serata trionfale vissuta nella Sala Shakespeare del Teatro dell’Elfo Puccini. Il pubblico delle grandi occasioni ha applaudito la proclamazione dei vincitori: Laura Marinoni (Premio Hystrio all’interpretazione), Antonio Latella (Premio Hystrio alla regia), Babilonia Teatri (Premio Hystrio alla drammaturgia), Teatri Abitati (Premio Hystrio-Altre Muse), Teatro Ringhiera/Atir e Festival Le Strade del Teatro (Premio Hystrio-Provincia di Milano), Menoventi (Premio Hystrio-Castel dei Mondi) e Duda Paiva (Premio Hystrio-Teatro a Corte).

 

Tom Stoppard, recentemente ospite del Teatro di Roma per la messinscena del suo kolossal The Coast of Utopia (regia di Marco Tullio Giordana), in una breve intervista rilasciata a Roberto Canziani e pubblicata nella sezione “Vetrina” parla del suo impegno con Amnesty International, e soprattutto della sua attenzione verso i membri del Belarus Free Theatre, compagnia indipendente e dissidente, più volte perseguitata dal regime bielorusso di Lukashenko. È Giuseppe Battiston il rappresentante di Giovani mattatori/6, che Fausto Malcovati presenta nella sua ricca carriera artistica lungo un percorso ventennale, dal cinema al teatro con la creazione di spettacoli propri come A quel cielo lontano. Il mio Pascoli, Sacro all’Italia raminga, Orson Welles’ Roast. La “Vetrina” si conclude con Fanny & Alexander, il gruppo di ricerca cesenate che, come ricorda Alessandra Cava, festeggia vent’anni di attività.

 

Il viaggio di “Teatromondo” inizia con Simon McBurney, affrontato da Margherita Laera nella sua evoluzione artistica culminata con la prestigiosa nomina di Artista Associato del Festival di Avignone edizione 2012, in cui ha presentato la messinscena di The Master and Margarita di Mikhail Bulgakov. Formatosi alla scuola di Lecoq, l’artista inglese alla guida di un proprio gruppo è attivo da trent’anni e sviluppa un linguaggio teatrale caratterizzato dalla centralità dell’elemento visivo e della figura dell’attore. Giuseppe Montemagno alza il sipario sulla scena francese. Ricorrono il tema del ricordo di eventi indimenticabili e lo sguardo ad un futuro inquieto, come in Hiroshima mon Amour di Marguerite Duras (regia di Christine Letalleur), di Le Autonautes de la Cosmoroute di Julio Cortàzar e Carol Dunlop (regia di Thomas Quillardet) e The Suit ricavato da Can Themba, Mothobi Mutloatse e Barney Simon (messa in scena e in musica di Peter Brook, Marie-Hélène Estiènne e Frank Krawczyk. L’argomento di Elena Basteri è la dodicesima edizione dl Kunstenfestivaldesartes di Bruxelles. Primeggia la presenza di bambini e adolescenti sul palcoscenico, che sono protagonisti, per esempio, in A papnd del regista inglese Arpàd Schilling e in Enfant del coreografo francese Boris Charmatz. Sergio Lo Gatto, presente al congresso biennale organizzato dall’Associazione Internazionale Critici di Teatro tenutosi a Varsavia, tasta il polso della scena polacca, assai varia per tematiche e stili, occupandosi di T.e.o.r.e.m.a.t., che il regista Grzegorz Jarzyna ricava da Teorema di Pier Paolo Pasolini, di Sierakowski del gruppo Komuna Warszawa e III Furie, rielaborazione del mito di Oreste in chiave punk da parte di Marcin Liber. La tappa successiva di “Teatromondo” è fissata da Elena Basteri a Berlino, sede dell’annuale manifestazione Theatertreffen che, per effetto del cambio di direzione, ha mutato orientamento nella scelta dei dieci migliori spettacoli puntando al superamento del modello del ‘teatro in vetrina’, per privilegiare lo sviluppo di regie collettive e un equilibrato dosaggio tra drammaturgia contemporanea e repertorio classico. Infine Rodolfo Sacchettini offre un dettagliato resoconto del Festival liberoamericano di Teatro di Bogotà, la principale manifestazione culturale columbiana, in cui si sono esibite 65 compagnie straniere e 146 compagnie nazionali.

 

Campionato europeo di calcio e Olimpiadi costituiscono l’occasione propizia per analizzare il rapporto tra “Teatro e sport”, come recita il titolo del dossier curato con rigore e competenza da Roberto Rizzente. Edoardo Erba afferma che “in fondo lo sport è la sublimazione della guerra, e il teatro è la rappresentazione di un conflitto interiore”: su questo assunto si basa la celebre e fortunata Maratona di New York, il testo tradotto in diciassette lingue. Il contributo di Oliviero Ponte di Pino prima espone con interessanti spunti di riflessione le affinità rituali tra evento sportivo e spettacolo teatrale, poi si addentra nella ricca biblioteca della drammaturgia italiana e internazionale e ricorda gli spettacoli caratterizzati dalla citazione di gesti dello sport, per concludere con la cerimonia inaugurale e finale delle Olimpiadi di Londra. Dopo l’intervista di Renzo Francabandera a Davide Enia, autore di Italia-Brasile 3 a 2 che detiene il record delle ottocento repliche, si legge l’intervento di Gerardo Guccini, attento nell’accorpare tre personalità segnate da percorsi culturali diversi – Ermete Zacconi, Roland Barthes e Pier Paolo Pasolini – ma convergenti nello sviluppo di profonde riflessioni in merito al rapporto tra attore, atleta e pubblico. Il regista Marco Martinelli coniuga la passione per il calcio in un turbinio di ricordi giovanili la cui essenza poetica sta alla base, in un gioco di parallelismi e analogie, della non-scuola del Teatro delle Albe. Non troppo diverso dalla letteratura agiografica dei santi o dei protagonisti delle fiabe popolari, l’eroe sportivo assume nell’immaginario collettivo i connotati dell’uomo extra-ordinario e tale si trasferisce nella drammaturgia teatrale, come illustrano Roberto Rizzente e Simone Soriani, attraverso la segnalazione di esempi sia celebrativi che anti-epici, ma soprattutto di testi in cui il dato sportivo diventa metafora sociale ed etica. La sontuosa messinscena di Winterreise, opera ricavata dall’Hyperion di Friedrich Hölderlin da parte Klaus Michael Grüber nell’Olympiastadion di Berlino nel 1977, permette a Diego Vincenti di inquadrare il fenomeno, sempre diffuso, di trasferire l’evento teatrale in spazi di grande concentrazione di pubblico, quali stadi, arene, palazzetti. Prendendo spunto dalla tecnica del pugile Georges Carpentier, dal nuovo metodo di allenamento diffuso da Georges Hébert, dal metodo ritmico di Jacques Dalcroze e da Jacques Copeau, Franco Ruffini dimostra elementi di convergenza tra training teatrale e atletico. Esaurite le questioni generali, gli interventi successivi affrontano, dopo aver osservato da vicino il circo con i virtuosismi degli acrobati e le esibizioni dei clown, lo specifico di qualche disciplina dello spettacolo. Per quando riguarda la danza, Domenico Rigotti traccia un percorso artistico che si enuclea da Sport del 1881 della coppia Manzotti-Marenco, per seguire i passaggi significativi dello sviluppo da Jeux di Vaslav Nijinsky a Futbolist del coreografo Lev Lashchilin, fino a Troy Game di Robert North. Balletti e coreografie contemporanee costituiscono l’oggetto della ricerca di Roberto Rizzente, che affronta esempi significativi quali Théâtre de la Mezzanine, Momix, Gruppo Nanou, Manuela Lo Sicco e Sabino Civilleri. Lo sport trova spazio anche nei repertori del teatro ragazzi degli ultimi dieci anni, secondo quanto emerge dalle pagine di Mario Bianchi, che considera le produzioni di Coltelleria Einstein, Teatro del Rimbalzo, Comteatro, Santibriganti. Chiude questo ricco e documentato dossier Piergiorgio Nosari con un articolo rivolto al rapporto tra tradizioni teatrali e cerimonie olimpiche moderne.    

 

Nella sezione “Teatro di figura” Sergio Lo Gatto concentra l’attenzione su Neville Tranter, originale animatore di pupazzi attivo dal 1978 e salito alla ribalta internazionale grazie a celebri spettacoli come Manipulator, Vampyr, Punch and Judy in Afghanistan. In “teatro di figura” si leggono le recensioni di tre spettacoli di recente produzione, quali The Writer di Ulrike Quade e Jo Strømgren, Avec des ailes immenses del Figuren Theater di Tübingen e La Battaglia di Legnano di Salvatore Cammarano. L’articolo di Mario Bianchi è un breve e positivo bilancio dei festival primaverili dedicato al Teatro ragazzi, precisamente il torinese Giocateatro, Maggio all’infanzia di Bari e Una Città per Gioco tenutosi a Vimercate.

 

“I protagonisti della giovane scena/40” sono i Menoventi, compagnia di Faenza in azione dal 2004 che annovera sei allestimenti di ricerca caratterizzati dalla centralità della figura dell’attore e da una poetica scenica che gioca sul rapporto tra finzione e realtà.

 

MK, Habille d’eau, Ambra Senatore e Deway Dell sono gli artisti emergenti nell’ambito dell’avanguardia della danza coreatica, presentati da Paolo Ruffini nelle loro specificità artistiche e creative, cui segue, sempre pubblicato nella sezione “Danza”, Domenico Rigotti che racconta le iniziative culturali con cui Parigi omaggia il coreografo Philippe Deconflé, una mostra nella Grande Halle de la Villette e due spettacoli.

 

Il programma della diciassettesima edizione del Festival delle Colline Torinesi apre la corposa sezione delle “Critiche” delle recenti produzioni italiane che, come di consueto, sono raccolte secondo criteri geografici. Si parla anche della rassegna Vie Festival di Modena e della quinta edizione del Festival di Napoli.

 

Nella “Biblioteca” Albarosa Camaldo raccoglie le schede relative alle novità editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo.

 

Il testo pubblicato dalla rivista milanese è Mani grandi, senza fine. Nascita e ascesa del design a Milano di Laura Curino, recentemente allestito (produzione Piccolo Teatro di Milano) con la regia e l’interpretazione della stessa autrice torinese.

Competono a Roberto Rizzente le tante e preziose informazioni raccolte ne “La società teatrale”.

 


 

di Massimo Bertoldi


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