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Hystrio, a. XXV, n. 2, aprile-giugno 2012
trimestrale di teatro e spettacolo

pp. 122, euro 10, 00
ISSN 1121-2691

 

È Gianrico Tedeschi il primo personaggio esposto nella lussuosa “Vetrina” di questo numero primaverile di «Hystrio». Dalla pubblicità ai caroselli, al cinema, questo straordinario attore di prosa, tra i preferiti di Luchino Visconti, Giorgio Strehler e Giuseppe Patroni Griffi, ha compiuto novantadue anni. Tra i tanti ricordi collezionati in settanta anni di attività, come si legge nell’intervista rilasciata a Roberto Canziani, uno ricorre frequente: aver recitato Shakespeare clandestinamente in un campo di Internati Militari al tempo della Repubblica di Salò. Gianni Poli si occupa di Jean Vilar, in occasione della ricorrenza dei cento anni della nascita di questo fondamentale attore e regista francese, ripercorrendo le tappe essenziali della luminosa carriera, dalla copromozione del Festival di Avignone alla direzione del Théâtre National Populaire, modello seminale di teatro d’arte a funzione pubblica. Altro compleanno: i quarant’anni di attività della compagnia cagliaritana di teatro popolare Cada Die, ricordata da Renzo Francabandera attraverso un’intervista ai fondatori (Giancarlo Biffi, Pierpaolo Piludu e Alessandro Lay), che spiegano il lavoro sull’attore e la dimensione della narrazione orale. Si prosegue con il contributo di Laura Bevione indirizzato al duo formato da Renato Cuocolo e Roberta Bosetti con il nome di Iraa Theatre e salito alla ribalta nel 1996 con The secret room, per poi sviluppare un percorso di ricerca all’interno di appartamenti e hotel in cui si mettono in scena storie prevalentemente autobiografiche. Ancora un compleanno degno di menzione: gli ottant’anni di Moira Orfei, la regina del circo per antonomasia, che vanta anche quasi cinquanta partecipazioni a produzioni cinematografiche. I festeggiamenti per i seicento anni della nascita della Pulcelle d’Orleans, patrona di Francia, permettono a Giuseppe Liotta di ripercorrere la trasformazione del personaggio in soggetto teatrale che, dopo gli abbozzi medievali e seicenteschi, diventa eroina con Friedrich Schiller, si conferma con Charles Peguy, Bernard Shaw e Paul Claudel, entra nel repertorio americano grazie a Maxwell Anderson e conosce versioni italiane con Emilio Isgrò e Paolo Puppa. La “Vetrina” prosegue con le pagine di Laura Bevione in cui trovano posto Balletto Civile/CasArsA e Teatro La Ribalta di Bolzano, che condividono la vittoria della prima edizione del premio torinese My Dream rispettivamente con Generale!!! e Il Minotauro, spettacoli dedicati al tema della guerra e della diversità. Si termina con “Giovani mattatori/5”, ossia Federica Fracassi, attrice pluripremiata, come ricorda Fausto Malcovati, che sottolinea l’incontro con i maestri della trasformazione (Renata Molinari, Marco Baliani, Cesare Lievi e Giorgio Barberio Corsetti) e il contatto decisivo con Renzo Martinelli e Aldo Nove.

 

La sezione “Teatromondo” della rivista milanese si qualifica per la qualità e la puntualità dell’aggiornamento, a partire dall’attenzione riservata da Sergio Lo Gatto al London International Mime Festival, dominato dal “visual theatre”, dal quale sono emersi spettacoli di rilievo come Mundo paralelo dei gallesi NoFit State Circus, Holistic Strata e Haptic di Hiroaki Umeda, L’Autre di Claudio Stellato, artista italiano residente in Belgio. L’intervista di Elena Basteri a Brigitte Fürle, per sei anni alla direzione dell’Haus der Berliner Festspiele, ripercorre l’attività artistica svolta in rapporto alla crescita del pubblico, non risparmiando qualche frecciata alla critica locale. Dal resoconto di Giuseppe Montemagno emergono tematiche legate alla rassegnazione nell’ambito delle principali produzioni parigine, come nell’interpretazione scenica di La Dame aux Camélias di Alexandre Dumas figlio firmata da Frank Castorf e incentrata sul legame tra prostituzione e sfruttamento economico, in Les Souffrances de Job di Hanokh Levin (regia di Laurent Brethome) e Salle d’attente, che il regista Krystian Lupa ricava da Categoria. 3.1. di Lars Norén. Sostenuto da contributi finanziari statali, il teatro a Copenhagen gode di ottima salute creativa, come emerge dal racconto di Giulia Capodieci che ci guida nelle sedi istituzionali, dove primeggia il Royal Danisch Teater, negli spazi alternativi, tra i quali Husets Teater, Zebu Teater. Non meno importanti risultano ambienti di spettacolo come il Dansehallen, dedicato alla danza contemporanea. Tra i gruppi attivi nel campo delle arti sperimentali si segnalano Hotel Proforma di Kirsten Dehlholm, mentre la compagnia X-act costituisce l’esempio di successo internazionale assieme a Danish Dance Theatre e Mute-comp. Fausto Malcovati alza il sipario sul teatro Satirikon di Mosca, che ha inaugurato la stagione con Piccole tragedie di Puskin per la regia di Viktor Ryzakov, e sullo Studio di Arte Teatrale per seguire la messinscena di Quaderni di appunti che il regista Sergej Zenovac tratta da note e appunti di Anton Čechov. Conclude questo lungo viaggio di “Teatromondo” Giuseppe Montemagno con un contributo dedicato al festival Montréal en Lumière, soffermandosi sulle messinscene principali, Invenzione del riscaldamento centrale nella Nouvelle France di Alexis Martin (regia di Daniel Briére), Scienziati americani di John Mighton (regia di Andrei Shaker), Il cane, la notte e il coltello di Marius von Mayenburg (regia di Mireille Camper) e In absentia di Morris Panych (regia di Roy Surette).

 

Il “Dossier August Strindberg”, ricco e articolato omaggio al drammaturgo scandinavo in occasione dei cent’anni della sua morte, è affidato alla pregevole cura di Laura Bevione e Diego Vincenti, che si avvalgono della collaborazione di autorevoli studiosi. Uno di questi, Franco Perrelli, fa il punto sulla nodosa questione delle etichette che hanno da sempre accompagnato l’opera dello svedese, optando per una miscela densa di «romanticismo, pessimismo, occultismo e spiritualismo barocco». La formazione culturale di Strindberg, come bene spiega Jorgen Stender Clausen, è radicata nelle saghe mitologiche nordiche, poi emigrate nelle commedie (Maestro Olof) e assimilate, attraverso la lettura di Georg Brandes, alla lezione di Kirkegaard. Un altro autorevole studioso, Roberto Alonge, propone un confronto tra Il padre di Strindberg e Il costruttore Solness di Ibsen per dimostrare il protofemminismo presente nel primo e sollevare qualche dubbio sulla canonica definizione del secondo quale paladino dei diritti delle donne. Ancora Perrelli affronta aspetti poco noti della figura di Strindberg ma di fondamentale importanza, come la direzione dal 1907 al 1910 del Teatro Intimo di Stoccolma (162 posti) in cui praticò l’esercizio di istruttore di attori, che allora competeva al drammaturgo, seguendo percorsi legati tanto al simbolismo quando al naturalismo. Dopo aver ricordato scandali e polemiche provocate da diversi allestimenti a partire dalla fine dell’Ottocento, Björn Meidal ripercorre il periodo vissuto all’estero (1883-1899) in Francia, Svizzera, Austria, Germania e Danimarca, mosso da una sorta di autoesilio e da obiettivi legati alla ricerca di affermazione internazionale. Spetta a Giuseppe Liotta analizzare il successo di Strindberg sui palcoscenici italiani, a partire da Il padre interpretato, tra i tanti attori, da Ermete Zacconi e Umberto Orsini e affrontato da registi di prima qualità (da Gabriele Lavia a Marco Sciaccaluga). Altri momenti cruciali sono individuati nella messinscena di Verso Damasco da parte di Mario Missiroli, Il sogno secondo Luca Ronconi, Il temporale nell’edizione di Giorgio Strehler e Danza di morte diffusa da Sandro Sequi, Luigi Squarzina, Giancarlo Sepe, Antonio Calenda, Marco Bernardi. Il testo di Strindberg più famoso e rappresentato in Italia rimane La signorina Giulia che Domenico Rigotti segue a partire dalle prove pionieristiche di Zacconi e poi di Tatiana Pavlova, quindi da Luchino Visconti che affidò il ruolo del titolo a Lilla Brignone, Missiroli con Anna Guarnieri, fino alle rappresentazioni avvenute dagli anni Ottanta ad oggi e firmate da Roberto Guicciardini, Carmelo Rifici, Lavia. Quest’ultimo spiega in un’intervista a Diego Vincenti i suoi proficui rapporti con il teatro svedese e le caratteristiche del suo allestimento de La signorina Giulia. Dopo il contributo di Massimo Ciaravolo, che spiega l’interesse italiano per il teatro di Strindberg per quanto riguarda l’editoria, il Dossier si conclude con i preziosi appunti di Maurizio Porro in merito alla complessa eredità lasciata dal drammaturgo al cinema, che si enuclea da Ingmar Bergman, attraversa Hollywood e arriva a Lars von Trier e al recente Carnage di Roman Polanski ricavato dall’omonima pièce di Yasmina Reza.

 

In “Anniversari” Fabrizio Sebastian Caleffi ricorda Carmelo Bene, figura geniale di artista senza eredi, a dieci anni dalla morte. In “Exit” primeggia il percorso creativo seguito da Giancarlo Corbelli, e vicino a lui sono citati altri personaggi significativi legati al mondo del teatro recentemente scomparsi, Gastone Geron, Erland Josephson, Tonino Guerra, Antonio Tabucchi, Vincenzo Consolo, Denis Gaita e Vera Marzot. Nato in Brasile poi emigrato in Olanda, Duda Paiva è un artista di fama mondiale nell’ambito del teatro di figura, che, come scrive Sergio Lo Gatto, usa preferibilmente materiali poveri e riciclati, gommapiuma, seguendo in parte gli insegnamenti del maestro Neville Tranter. La sezione “Teatro ragazzi” permette a Nicola Viesti di esaminare le caratteristiche essenziali di spettacoli finalizzati ad un pubblico di adolescenti e realizzati da artisti e gruppi impegnati nella ricerca, quali Societas Raffaello Sanzio, Emma Dante, Teatro delle Briciole, Babilonia Teatri e Teatro Sotterraneo. “I protagonisti della giovane scena/39” sono Muta Imago, gruppo romano attivo dal 2004. Guidato dalla regista Claudia Sorace e dal drammaturgo Riccardo Fazi, è salito alla ribalta con Trilogia della memoria e recentemente ha prodotto Dispiacere.

 

La consueta rassegna delle “Critiche” si presenta ricca di recensioni di spettacoli teatrali raccolti secondo criteri regionali.

 

Il testo pubblicato dalla rivista milanese è La palestra di Giorgio Scianna, che ha debuttato l’11 luglio 2011 a Castiglioncello nell’ambito del Festival Inequilibrio, per la regia di Veronica Cruciani.

 

Nella “Biblioteca” Albarosa Camaldo raccoglie le schede relative alle novità editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo.

 

Competono a Roberto Rizzente le tante e preziose informazioni raccolte ne “la società teatrale”.

 

di Massimo Bertoldi


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