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«Segnocinema», anno XXXII, n. 174, marzo-aprile 2012


pp. 72, € 6,50
ISSN 0393-3865

«Segnocinema» n. 174 si apre con la rubrica “Question & Answer”, spazio dedicato al confronto aperto con i lettori, che in questo numero pone l’attenzione sulla didattica del cinema, anticipando così quello che sarà il tema del prossimo fascicolo della rivista. Segue la sezione  “Saggi e interventi”, aperta da Mauro Caron, che in The End sottolinea come la filmografia degli ultimi anni abbia ripetutamente e sintomaticamente messo a fuoco il tema dell’apocalisse, invitata a riflettervi ossessivamente in un momento storico in cui «Ai conflitti aperti e potenziali, agli sconvolgimenti climatici sempre più minacciosi e incombenti, se non ormai quotidianamente presenti, si somma la profondissima e forse terminale crisi del sistema neocapitalistico di matrice occidentale, sfortunatamente eletto a pensiero unico e quindi privo di alternative possibili e salvifiche». Marcello Walter Bruno in L’eredità di Eastwood, traccia un ideale percorso attraverso la filmografia attorica e registica di Clint Eastwood, per rilevare come un film sull’anticomunista Hoover rappresenti, «a fine carriera dell’icona Eastwood, un regolamento dei conti con il “fascista” Callahan stigmatizzato all’epoca dalla famosa critica Pauline Kael» e sottolineare «l’inversione della fortuna critica di Clint Eastwood, passato dalle accuse di “fascismo” […] agli osanna per la raggiunta maturità “artistica e morale” […]». Segue Intervista a Theo Angelopoulos – In viaggio verso l’altro mare, in cui Marco Luceri riporta il colloquio avuto con il maestro in occasione del ritiro del Premio alla Carriera a EuropaCinema (Viareggio), lo scorso 12 ottobre, poco prima della scomparsa del regista, avvenuta il 24 gennaio di quest’anno. L’altro mare, il film che il regista era in procinto di realizzare, diviene il punto di partenza per parlare della profonda crisi economico-sociale che la Grecia sta attraversando, ma anche il punto di partenza per ripercorrere la carriera artistica dell’autore. Chiude la sezione “Saggi e interventi” A prova di orrore, di Roberto Lasagna, il cui sottotitolo Viaggio nel cinema “atomico”, chiarisce immediatamente il focus dell’articolo, incentrato sulla paura del pericolo nucleare, che a partire dal secondo dopoguerra ha dato forte impulso all’immaginario collettivo. Da L’invasione degli ultracorpi (Don Siegel, 1956) fino al recente V subbotu – Innocent Saturday (Alexander Mindadze, 2010), passando attraverso una serie di tappe intermedie, Lasagna delinea la filmografia esemplificativa del suo discorso. La sezione “Segnospeciale”, intitolata Trailer contro trailer 2.0, come suggerisce il titolo, prende in esame da diversi punti di vista, appunto, il trailer. Si comincia con l’articolo introduttivo L’arte della promozione cinematografica oggi, a cura di Mauro Antonini, in cui l’autore prende le mosse dallo Speciale apparso sul n.31 della rivista (1988), curato da Gian Carlo Zappoli e intitolato Trailer contro trailer. «Riprendere il discorso a 24 anni di distanza […] sembrava doveroso considerando, soprattutto, quanto la forma-trailer abbia assunto nella società della mass-medializzazione e del digitale proprietà polisemiche e polilinguistiche impossibili da raggiungere un ventennio addietro». Vediamo quindi come viene affrontato il soggetto negli interventi a seguire. Si comincia con Narrazione e sensazione, di Martina Federico, in cui l’autrice tenta la definizione di due tipologie fondamentali di trailer, attraverso due esempi esplicativi. Vi sarebbero dunque da un lato il “trailer come sintesi narrativa” del film (come nel caso de Il disprezzo di Jean-Luc Godard, 1963) e dall’altro il “trailer come sintesi espressiva”, per lo più antinarrativo (per il quale l’esempio preso in esame è quello di Arancia meccanica, di Stanley Kubrick, 1971). In Due o tre cose intorno al teaser, Carlo Valeri tenta una definizione e una mappatura dei possibili modi di darsi del teaser, facendo anche alcuni esempi chiarificatori, da Il codice da Vinci (Ron Howard 2006), a Cloverfield (Matt Reeves, 2007) e Benvenuti al Nord (Luca Miniero, 2012). Mauro Antonini riflette invece su Il fenomeno fake trailer, dal web al cinema: «Ricercando un trailer online, su di qualsiasi sito di video sharing come YouTube è facile constatare come di questo possano esisterne numerose versioni, molte “non ufficiali”, realizzate tanto da utenti appassionati quanto da videomaker professionisti, che plasmano all’inverosimile i materiali audio/video dando vita a contenuti, a volte, ben più interessanti e creativi delle versioni autentiche». Antonini parte dalla matrice amatoriale del fake trailer, per approdare alla sua «connotazione cinematografica»  –  con l’eloquente esempio di Grindhouse (Q. Tarantino – R. Rodriguez, 2007), in cui il fenomeno si lega alla rinascita del cinema exploitation – e alle altre nuove e dissimulate forme di fake trailer, cui il cinema contemporaneo ha dato luogo. In Il trailer come manipolazione dell’oggetto filmico, lo stesso Giancarlo Zappoli torna a riflettere sul tema del già citato n. 31 di Segnocinema. A partire da alcuni esempi mette in evidenza come troppo spesso il trailer divenga la zona franca di una volontaria falsificazione a scopo pubblicitario, ingannando così le aspettative del pubblico. Presentare il cinema in rete è il titolo dell’analisi che Pierpaolo De Sanctis conduce sul fenomeno del trailer sul web: «Nell’epoca di Skype, YouTube, Google, Facebook & iPhone, il trailer mantiene ancora il primato della promozione cinematografica, confermandosi come il paratesto più diffuso, il primo, più importante ed economicamente redditizio, per presentare i film licenziati sul mercato […]. A essere radicalmente mutati, semmai, sono i meccanismi di ricezione dello spettacolo cinematografico: il più delle volte, si viene a conoscenza dell’esistenza di un nuovo film proprio attraverso le pagine del web […]». A partire da questo dato, l’autore individua le nuove funzioni del trailer, spingendosi anche oltre il cinema. Chiude la sezione “SegnoSpeciale”, Qual è il vostro trailer del cuore? Quindici posizioni compromettenti dall’interno di “Segnocinema” (di Aa. Vv.), gustosa serie di brevi interviste ad alcune firme della rivista, interrogate sul trailer preferito, quando c’è. Seguono quindi le “Rubriche”. Si comincia a pagina 36 con “FilmSegni”, che riporta frasi d’effetto tratte dalle sceneggiature di alcuni film recenti. Segue l’inserto degli “Indici di Segnocinema 2011”; poi la sezione delle rubriche riprende con “WideScreen” , che recensisce i film di rilievo non distribuiti nelle sale italiane (in questo numero: Lola di Brillante Mendoza, 2009 e De la guerre – Della guerra, Bertrand Bonello, 2008) e “Segnofilm”, che comprende le recensioni di Millennium – Uomini che odiano le donne (David Fincher, 2011) L’arte di vincere (Bennett Miller, 2011); Polisse (Maïwenn [Le Besco], 2011); Shame (Steve McQueen, 2011); Almanya (Yasemin Samdereli, 2011); Emotivi anonimi (Jean-Pierre Améris, 2010); Piazza Garibaldi (Davide Ferrario, 2011); Il sentiero (Jasmila Zbanic, 2010); L’industriale (Giuliano Montaldo, 2012); E ora dove andiamo? (Nadine Labaki, 2011); The Help (Tate Taylor, 2011); Monsters (Gareth Edwards, 2010); The Iron Lady (Phyllida Lloyd, 2011); Sette opere di misericordia (Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio, 2011); Le idi di marzo (George Clooney, 2011); La talpa (Tomas Alfredson, 2011) e Acab – All Cops Are Bastards (Stefano Sollima, 2012). A pagina 40, “interrompe” la sequela di schede “Streaming Film”, l’appuntamento con «[…] i film più significativi distribuiti in Italia per la prima volta in streaming, notevoli per qualità proprie o per le stesse modalità di diffusione […]»: ne sono protagonisti Bobby Fischer Against the World (Liz Garbus, 2011) e Kaboom (Gregg Araki, 2010). Per finire Flavio De Bernardinis in The End pone all’attenzione dei lettori il finale del già menzionato Shame, come singolare forma di happy end. “Festival e Rassegne” si sofferma sul dapprima sul Festival di Berlino 2012: per Paolo Bertolin «Oggi le iniziative collaterali integrate definiscono una manifestazione ancora più dei film che mostra» e spiega dunque quale sia Il modello Berlinale. Quindi è la volta del XXIII Trieste Film Festival, manifestazione tradizionalmente legata alla cultura locale, ma attenta anche alle cinematografie dell’Est Europa: Adelina Preziosi registra puntualmente film ed eventi degni d’attenzione all’interno della manifestazione. Pierpaolo De Sanctis e Domenico Monetti in “Segno (altro) cinema” segnalano quelle forme cinematografiche che hanno trovato spazio in aree alternative alla sala: in questo numero recuperano un’eco Remote Control, concept video art di Matteo Uggeri e Manuele Cecconello; Italiano medio, fake trailer di Marcello Macchia (alias Maccio Capatonda, giovane comico televisivo), “cliccatissimo” su YouTube. Sempre su YouTube si segnala la visibiltà di Vittorio De Seta – Lo sguardo in ascolto, documentario del 1995 di Daniele Ciprì e Franco Maresco e Articolo 23 (Pentedattilo), ultima opera (2008) di De Seta, scomparso il 28 novembre 2011; infine Il Colloquio – la serie di Ludovico Bessegato, webserie sui colloqui di lavoro. Arriviamo così alla consueta rubrica “ActorSegno”: in questo numero Mariapaola Pierini analizza la recitazione di Ryan Gosling in Drive, di Nicolas Winding Refn (USA, 2011); mentre Paola Valentini in questo “SegnoSound” prende in esame “l’impasto sonoro” di Super 8, di J.J. Abrams (2011). Marco Benoît Carbone in “SegnoGame” affronta il fenomeno Indie Game: «Attraverso il trailer, il documentario [Indie Game: The Movie] diretto da Lisanne Pajot e James Swirsky promette di parlare dei giochi e dei loro programmatori in termini creativi e umani, soffermandosi concettualmente e visivamente sulle persone e sulle loro proiezioni psicologiche negli avatar, i quali diventano quasi degli alter ego degli autori». Anna Di Martino in “SegnoCorti”, attraverso opportuni esempi di esordienti italiani, rimarca come siano «sempre di più i giovani autori che si trasferiscono all’estero, spesso per approfondire gli studi cinematografici, ma anche per trovare un’altra patria dove realizzare i propri progetti». Roberto Pugliese in “SegnoDischi” segnala le colonne sonore che meritano un ascolto, tra le ultime uscite cinematografiche, mentre Edoardo Becattini in “SegnoBookTrailer” mette in risalto l’ultima frontiera della pubblicità in fatto di editoria: «Il booktrailer è uno dei riflessi più significativi del momento vissuto dall’editoria, in cui il libro di carta smette di combattere la propria nemesi elettronica e decide di unirsi a essa». Ne esistono «[…] differenti tipologie, capaci di spaziare dallo spot al cortometraggio creativo, dai video ufficiali delle case editrici ai contenuti generati dai bibliofili più ispirati […]». “SegnoLibri” di questo mese (a cura di Mario Calderale) segnala tre monografie su altrettanti grandi attori cinematografici: Gary Cooper, Toshiro Mifune e Alida Valli. Seguono “SMS Books” e “Booksframes”, i sottoparagrafi della rubrica, con le relative pubblicazioni in evidenza. Simone Arcagni in “Segno PostCinema” si occupa invece del cinema attraverso i media e con Una questione di software si sofferma sul Software Cinema (o Software Art), recente pratica che «rilegge […] l’immagine cinematografica, ma anche l’immaginario cinematografico, attraverso l’informatizzazione del film e la su destrutturazione operata da un software che attiva sistemi in maniera casuale e nomadica». Se ne occupano artisti come Matt Roberts e Barbara Lattanzi, ma anche figure come Lev Manovich e Brendan Dawes, programmatori informatici e autori di opere di Software Cinema al tempo stesso.

Chiude il numero “StarWars”, sintetica tabella di votazione delle ultime uscite cinematografiche.



di Elisa Uffreduzzi


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