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Theaterheute, n.2, 2012


pp. 72, € 12, 00
ISSN 0040 5507

“Aufführungen”, lo spazio dedicato alle nuove produzioni emerse dalla scena tedesca con cui si apre questo numero di «Theaterheute», si presenta ricco di novità piuttosto interessanti. Si inizia a Berlino, dove Armin Petras ha trasferito sul palcoscenico della Schaubühne Eugen Onegin di Aleksandr Sergeevi Puškin, presentando una versione scenica aderente agli ingredienti storici e alle pieghe narrative del testo, affidato alla positiva interpretazione di Sebastian Schwarz, Tilman Strass, Eva Meckbach e Luise Wolfram. Hate Radio, ideazione di Milo Rau in scena presso la sala Hau, ricostruisce secondo la formula del teatro-documento gli stermini razziali avvenuti in Ruanda nel 1994. Nel Kasino del Burgtheater di Vienna si è distinto Matthias Hartmann con l’adattamento del romanzo Krieg und Frieden di Tolstoj, affrontato in chiave contemporanea con Peter Kaack nei panni del protagonista. Elfriede Jelinek ritorna a far parlare di sé con Der ideale Mann di Oscar Wilde, commedia di conversazione che la scrittrice austriaca riscrive e contamina con citazioni politiche dedotte dall’attualità. Il testo ha conosciuto due allestimenti: uno nell’Akademietheater di Vienna per la regia di Barbara Freey e un cast di attori di alto livello (Maria Happel, Matthias Matschke, Katharina Lorenz e Caroline Peters), l’altro nel Plauen di Zurigo a cura di Tina Lanik e l’interpretazione di attori altrettanto significativi, quali Julia Kreusch, Ludwig Boettger, Patrick Güldenberg, Janna Schauer, Markus Scheumann e Mimiam Maertens. I problemi della generazione over 30 costituiscono l’argomento di due allestimenti targati ancora Burgtheater. Froschfotzenlederfabrik di Oliver Kluck e la regia di Anna Bergmann, commedia caratterizzata da inserti di varietà e cabaret, parla di alcool, pornografia ed echi nazisti, mentre Der Garten di Anja Hillig, per la cura scenica di Felicitazs Brucker, con Nicola Kirsch e Katja Jung nei ruoli principali, prevede massiccia presenza di musica pop-rock e per meglio contestualizzare l’articolazione di un testo divertente che vuole essere origine medicina antidepressiva.

 

Filo conduttore di “Ausland” è la messinscena di Three Kingdoms di Simon Stephens, coproduzione dell’Hammersmith Theatre Lyrics di Londra, dei Kammerspiele di Monaco e del Teatro NO99 di Tallinn dove si è tenuto il suo battesimo internazionale. Il testo, che si legge in versione integrale di “Das Stück” di questo numero di «Theaterheute», ha come protagonisti personaggi provenienti da Germania, Francia e da un generico Est europeo, che sulla scena sono affidati ad attori appartenenti alle lingue nazionali in questione.

In “Akteure” si legge il profilo di Jürgen Kuttner, che si presenta ricco di variegate e significative esperienze culturali, dal giornalismo come redattore della rivista Osttaz al ruolo di moderatore in programmi radiofonici e televisivi, fino al ruolo di attore e regista teatrale nel Deutschen Theater di Berlino. Segue una conversazione tra l’intendente Joachim Lux e il dramaturg Carl Hegemann in merito alla programmazione artistica del Thalia Theater di Amburgo, che poi si allarga all’autonomia dell’arte e alle carenze della nostra democrazia.

Nelle pagine occupate da “Reisetagebuch” il regista Armin Petras propone il resoconto di un suo recente viaggio compiuto in Cina, dal quale emergono molteplici aspetti relativi alle concezioni e pratiche teatrali in uso.

                       

di Massimo Bertoldi


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