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ADE teatro, n. 138, Diciembre 2011
Revista de la Asociación de Directores de Escena de España

pp. 200, euro 9,50
ISSN 1133-8792
                                 

Il numero di dicembre di «ADE teatro» offre come di consueto interessanti spunti di riflessione sulla cultura spagnola passata e presente. Grande attenzione è riservata tanto al teatro internazionale quanto alla drammaturgia locale. L’editoriale di Alberto Fernández Torres apre lamentando la povertà della drammaturgia contemporanea, che si limita a variazioni sui temi sicuri del teatro classico e costringe la pratica teatrale a preferire nuovi adattamenti di opere arcinote. Ma lo fa principalmente, con un abile parallelo, per sottolineare come il patrimonio artistico in senso lato sia ormai per gli stati un accessorio che non val la pena di prendere in considerazione, più che mai in un momento di crisi politica, economica e sociale come quello che stiamo attraversando, e in cui le cose importanti sono ben altre! Il tema viene ripreso e ampiamente sviluppato nella sezione successiva, “En defensa de la cultura”. Qui si ricorda, tra gli altri interventi, la menzione al discorso di Riccardo Muti al pubblico del Nabucco (a Roma, il 12 marzo 2011), proprio in difesa della cultura, a segnalare che il problema è diffuso e incipiente.

 

Di particolare interesse in questo numero la trascrizione del dialogo radiofonico svoltosi nel 1930 tra Erwin Piscator e Joseph Goebbels. I due furono riuniti per volontà dello scrittore e drammaturgo austriaco Arnolt Bronnen, amico del primo e sostenitore del secondo: l’incontro si risolse in un inevitabile scontro tra due posizioni politiche solide, che, pur riconoscendo entrambe all’arte una destinazione popolare, si dividono sul suo carattere nazionalistico o internazionalistico-marxiano.



Erwin Piscator (a sinistra) e Joseph Goebbels (a destra)

 

Segue un’ampia sezione dedicata all’opera di Gaspar Melchor de Jovellanos, figura centrale dell’illuminismo spagnolo, di cui ricorreva nel 2011 il bicentenario della morte. Gli interventi di Joaquín Álvarez Barrientos, Manuel F. Vieites, Alberto Fernández Torres, Jorge Urrutia (quest’ultimo attraverso l’analisi della commedia El delincuente honrado), ripercorrono alcune tappe fondamentali del lavoro del politico, filosofo e letterato, restando nel solco di un lavoro teso a sostenere il ruolo della cultura nel Paese. Urrutia sottolinea in particolare la capacità dell’autore di registrare il carattere transitorio della sua epoca, di disegnare esemplarmente il profilo della borghesia al tempo della sua ascesa, perdipiù in una forma, quella teatrale, che non è la sua prediletta.

 

L’attenzione solita al panorama teatrale contemporaneo è attestata, oltre che dalla usuale pubblicazione di un testo (qui Una comida particular di Juan Antonio Hormigón, in cui figura non a caso il personaggio di Gaspar Melchor de Jovellanos) e dal ricco dossier “Internacional”, anche dal largo spazio dedicato al mondo della regia nella sezione “Notas de Dirección”. Si va dal lavoro su autori classici quali García Lorca o Shakespeare, fino a quello sul contemporaneo dell’autrice argentina Patricia Suárez o al teatro musicale tradizionale spagnolo con le messe in scena di Luis Olmos per El Trust de los Tenorios e El Puñao de Rosas.

 

Proprio la sezione “Internacional” è chiusa da un doveroso omaggio a Pina Bausch, scomparsa nel giugno del 2009. I due articoli di Irene Sadowska-Guillon gettano uno sguardo l’uno sull’ultima fatica dell’artista tedesca, l’altro sul film, uscito nel 2011, che Wim Wenders le ha dedicato. L’ultimo spettacolo, …Como el musguito en la piedra, ay, sì, sì, sì…, presentato il 12 giugno a Wuppertal, rappresenta il punto di approdo di un persorso di ricerca sulla natura intima dell’uomo, cominciato nel 1989 con il primo “viaggio di creazione” a Palermo. Dal suo ultimo viaggio in Cile la madre del Teatro-danza porta sulla scena «una obra luminosa, hollada de seriedad y humor, en contacto directo con las fuerzas contradictorias, extremas, las pulsiones violentas, consustanciales, a la naturaleza, al alma chilena, que se enfrentan y luchan entre sí» (p. 158).


di Lorenzo Galletti


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