Ida Rubinštejn (1883-1960) ha avuto una carriera
straordinaria calcando i palcoscenici di mezza Europa dapprima come attrice, poi
come ballerina (ispirata dal lavoro di Isadora
Duncan), infine come artista a tutto
tondo e ha attivato collaborazioni con artisti illustri, quali Ozarovskij, Bakst, Mejerchold, Glazunov, Fokin, Djagilev, DAnnunzio, solo per citarne alcuni. Ricordiamo
anche il periodo di studio della dizione al seguito di Sarah Bernhardt. Il lavoro
di questa grande artista, come si vede, è andato ben oltre quello di
danzatrice, al quale di solito è relegata, e si è mosso verso la creazione
dellopera darte totale «attraverso il concorso solidale di tutte le forme di
espressione artistica». A questo allude il titolo del volume di Silvana Sinisi.
Eppure, dal suo volontario ritiro dalle scene dopo la
seconda guerra mondiale, il fondamentale contributo che Ida Rubinštein ha dato
al panorama teatrale della prima metà del Novecento è caduto in un immeritato
oblio, per essere poi riscoperto dagli anni 1960, grazie al lavoro di Michael
de Cossart. A questo primo lavoro sono seguiti altri importanti contributi.
Quello di Silvana Sinisi rappresenta la prima monografia in italiano dedicata
allartista russa, che promana da uno studio del 1989 focalizzato sul Martyre de Saint Sébastien di
Dannunzio, di cui Rubinštejn «era stata lacclamata interprete».
Nata in una famiglia dellalta borghesia russa, Ida
Rubinštejn era «alta, magrissima, con fisico acerbo, quasi androgino», era
dotata di un carattere dacciaio e di un temperamento robusto, a cui si
associava una indomita caparbietà. Questo le permise di lottare contro le
resistenze della famiglia che la osteggiò con veto insormontabile rispetto alla
sua scelta di rivolgersi alla professione artistica, dato che ancora a
quellaltezza cronologica (1908) le attrici erano considerate delle prostitute.
La sua volontà inflessibile le permise di superare tutte le resistenze private
e sociali e di eccellere nel suo lavoro.
Silvana Sinisi ripercorre diacronicamente le tappe della
immensa carriera dellartista (e della donna) di cui citiamo solo le principali:
le prime esperienze come attrice a S. Pietroburgo; gli anni di studio presso la
Scuola del Teatro di Mosca (1904-1906); la rappresentazione di un atto dellAntigone di Sofocle guidata dal futuro
amico e collaboratore Bakst (1904); la Salomé
di Wilde con la regia di Mejerchold e la coreografia di Fokin; lesperienza
dei Balletti Russi con Nižinskij; la collaborazione con
DAnnunzio per il Martyre de Saint
Sébastien; la fondazione della Compagnia di Balletti Ida Rubinštejn (1927);
infine il sodalizio con Claudel,
nato dopo il 1935.
Grazie alla strutturazione scelta, il volume di Sinisi
riesce a evidenziare levoluzione del percorso di Ida Rubinštejn dalle prime
esperienze alla creazione della sintesi
delle arti. Lautrice nella sua disamina associa sempre alla figura
artistica della Diva quella del lato umano della donna, che dietro unapparente
e diafana fragilità nascondeva un temperamento deciso e volitivo. Si sottolinea
inoltre una sua qualità peculiare, atipica per una donna del suo tempo: le doti
impresariali che rivelò fin da giovanissima e la capacità di ottenere ciò che
voleva grazie alla sua intraprendenza. Arricchisce il tutto la Teatrografia posta in chiusura di volume
in cui si riportano tutte le performance da lei create e interpretate, ordinate
secondo una scansione cronologica. In un
panorama purtroppo spesso assai deprimente di pubblicazioni che sembrano
riciclare sempre gli stessi stereotipi critico-filologici, salutiamo con
entusiasmo questa bella e innovativa operazione editoriale, che aspettavamo con
fremente attesa. Lintento principale di Linterprete
totale. Ida Rubinštejn tra teatro e danza, infatti, non è quello di porsi
come biografia di una figura ancora in corso di storicizzazione, ma quello
molto più intelligente di ricostruirne il percorso artistico mettendone in luce
la personalità di interprete e le caratteristiche del linguaggio espressivo che
riusciva a fondere il gesto, larte drammatica e la danza. Tutte qualità «che,
associate allinstancabile attività di mecenate ed organizzatrice culturale, la
resero un personaggio unico e inimitabile, protagonista a tutto tondo della
vita teatrale dei suoi tempi». di Diego Passera
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