Il numero di Fata Morgana dedicato al tema dell emozione apre con unintervista a David Freedberg, uno dei più eminenti studiosi della teorie di
risposta emotiva alle immagini. È unapertura quanto mai pertinente poiché nelle domande poste da Alessia Cervini si cerca di fare chiarezza intorno alle
acquisizioni delle neuroscienze, ovvero a quelle discipline che, dalla scoperta
dei neuroni specchio, si occupano di misurare le risposte emotive della mente
di fronte allopera darte. In questa prospettiva diventa fondamentale anche il
ruolo che le immagini in movimento del
cinema possono ricoprire.
Nel secondo intervento Tonino Griffero parla di una rinascita
delle emozioni. Tra riduzionismo cognitivo e emozionalismo ingenuo le emozioni vengono
viste come atmosfera, con unattenzione
a considerarle non come processi fisiologici o neurobiologici ma come
vissuti soggettivi.
Dario Cecchi cerca spunti di riflessione sullopera della filosofa
americana Susanna K. Langer
considerata una delle fondatrici dellorientamento analitico in estetica. Della
filosofia interessa il parallelo tra cinema e letteratura e il modo in cui
queste discipline esibiscono il tempo del racconto.
È centrato invece sul ritratto
fotografico (ovvero sul coinvolgimento emotivo che esso provoca nel fruitore)
lintervento di Emanuele Crescimanno.
Partendo da Heidegger, Alessandro Alfieri torna sulla definizione di noia come
categoria estetica.
Del tutto pertinente al tema della
rivista è il saggio di Massimo Oliviero
su estasi ed emozioni nellopera di Ejzenstejn.
Marco Deodati sceglie un film di John Milius (Un mercoledì da
leoni,1978) per parlare dello straordinario potere che ha il cinema di
farci provare sentimenti come la nostalgia davanti a ricordi di momenti che non
abbiamo mai vissuto in prima persona.
Daniela Tagliafico e Enrico
Terrone nel loro contributo a quattro mani La colonna emozioni, partendo dalle conclusioni legate alla
scoperta dei neuroni specchio, ovvero dal fatto che come esseri umani siamo “in
grado di riconoscere le emozioni altrui poiché le simuliamo in aree specifiche
del nostro cervello”, compongono una topografia dei tipi di emozioni condivise
dallo spettatore durante la visione di un film, suddividendole poi
ulteriormente in variabili legate al tempo, allintenzione e alla causa e
cercando di capire in che modo le reazioni emotive influenzino la comprensione
e la valutazione dellesperienza della visione cinematografica.
Lopera letteraria di Jane Austen, (ovvero la sua capacità di
parlare damore senza sentimentalismo) e il perché della sua fortuna
cinematografica sono al centro del saggio di Claudia Stancati che sottolinea la differenza semantica del termine
emotion rispetto ad oggi.
Nellaccezione corrente la parola emozione trova maggiore corrispondenza con il
termine sentiment, molto importante
nel lessico austeniano.
Il saggio di Adriano DAloia si concentra sul concetto di Einfühlung (ovvero lentropatia o empatia), e per mettere a fuoco
lesperienza psicologica che riguarda il coinvolgimento dello spettatore
cinematografico rivaluta le parole di Edith
Stein e degli scritti contenuti ne Il
problema dellempatia. In un numero dedicato allemozione non poteva
mancare un riferimento alle emozioni legate alla recitazione di cui tratta Carlo Fanelli che, partendo dalle
teorie anti-emozionaliste espresse da
Diderot nel Paradosso dellattore
ripercorre, sottolineando le divergenze, le posizioni di Stanivslakij, Mejerchold,
Craig, Grotoswski, Carmelo Bene
ed altri.
Occhi pieni e mani vaganti è il titolo dellintervento di Filippo Fimiani, scritto per
comprendere come la neuroestetica percepisce e misura gestualità e fisicità del
corpo quindi performance artistiche come la danza. Lattenzione poi si sposta
sul cinema e sugli effetti che hanno sullo spettatore le rappresentazioni di
esperienze tattili e motorie.
La seconda sezione della rivista,
Rifrazioni, è dedicata a singole
opere e aperta da un saggio di Marco
Senaldi sul film Del tuffarsi e
dellannegarsi realizzato negli anni Settanta dal cineasta di avanguardia Paolo Gioli.
Leanne
Minter analizza Il Cinematore
(1979) di Krzysztof Kieslowski ricordando
come la vita del protagonista venga alla fine sopraffatta dalle emozioni
suscitate da un suo film. Massimiliano
Caviello indirizza la sua attenzione verso un film più recente, Tony Manero (2009) del cileno Pablo Larraìn e si interroga sui
meccanismi dellimmedesimazione. Chiara
Mangiarotti recupera lintricato Mulholland
Drive (D. Lynch, 2001) per
scoprire nel montaggio le dinamiche di evocazione dellemozione, cercando anche
i punti di intersezione tra cinema e psicanalisi. Due film usciti nelle ultime
stagioni come Gomorra (Matteo Garrone, 2008) e Avatar (James Cameron, 2010), sono i rispettivi oggetti di indagine dei
saggi di Margherita Ganeri e Diego Mondella. Al primo si rimprovera
di non raggiungere gli stessi risultati di denuncia raggiunti dal libro che lo
ha ispirato, grazie a un realismo che “scade spesso nel convenzionale” e a una
poco felice retorica delle emozioni. Del film evento 3D si dice invece che
costringe a ridefinire il modo in cui una pellicola viene fruita e i relativi
meccanismi percettivi.
Chiude il numero Andrea Pinotti, impegnato a ripensare a
Blade Runner (Ridley Scott, 1982) considerando anche le varie riedizioni che
includono il Directors Cut e il Final Cut per ricordare come nel film, attraverso
i test sulle reazioni emotive, si possa stabilire chi è umano e chi no.
di Paolo Grassini
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