drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti

cerca in vai


ADE Teatro


n. 135, abril-junio 2011, pp. 208, euro 9.50

Il centotrentacinquesimo numero di ADE, il periodico dell’Asociaciòn de Directores de Escena de España, si focalizza sulle serie difficoltà che affliggono il teatro europeo, in particolare quello spagnolo, delineando ipotesi e prospetti risolutivi. Gli appuntamenti principali del trimestre aprile-giugno riguardano i Premi ADE 2010, la questione della direzione artistica nei teatri con sovvenzioni pubbliche, un omaggio all’opera di Heinrich von Kleist nel bicentenario della sua scomparsa e il conferimento della Laurea Honoris Causa all’attore e regista Josè Luis Gòmez.  Il testo teatrale di questo numero è Los coleccionistas di Ignacio García May, opera incentrata sul carattere ineffabile e giocoso del mistero e che costituisce la seconda parte del trittico SANTO.

Gli editoriali di ADE si aprono con una breve e concisa riflessione sulla complessa situazione socio-politica nordafricana, testimonianza dell’inscindibilità del teatro con il più ampio mondo circostante. No a la guerra è l’appello determinante di Laura Zubiarrain, che semina, sempre e comunque, vittime e distruzione. Segue l’intervento di M.F. Vieites sul contributo di ADE nella difesa e  valorizzazione della critica teatrale, un settore nodale delle discipline teatrali, che va ampiamente potenziato e riconosciuto. L’editoriale di Manuel F. Vieites denuncia l’insufficienza delle riforme attuate dal governo spagnolo nel processo di rifondazione del sistema teatrale nazionale. «Viviamo agli orli dell’abisso» afferma Vieites, in quanto il teatro viene considerato sempre di più un commercio, piuttosto che un bene culturale e un settore strategico dell’economia nazionale. Nell’ambito del Giorno Mondiale del teatro, il 27 marzo 2011, Jessica A. Kaahwa invia una lettera evocativa dall’Uganda dove dimostra come il teatro possa determinare il processo della storia dei popoli. Kaahwa auspica l’utilizzo del teatro come strumento che riconcilia e unisce le comunità in tempi conflittuali, nonché come aiuto per superare i traumi di post-guerra. El ùltimo adiòs de René Andioc è l’intervento-omaggio di Juan Antonio Hormigòn  a uno degli intellettuali ispanici più eminenti e tenaci del XX secolo, celebre studioso della società e del teatro spagnolo del XVIII secolo. Pierre Testud analizza Le idee singolari di Rétif de la Bretonne, una serie di novelle manoscritte risalenti agli anni 1769-1782 dove lo scrittore illuminista riserva al teatro un ruolo privilegiato nel processo civilizzatore della società. Chiude il cerchio degli editoriali l’appassionata  testimonianza dell’attore e regista Marco Magoa sul suo soggiorno al Cairo nel gennaio scorso, dove l’allestimento di Bodas de Sangre di Federico García Lorca si contamina con il grido liberatorio della rivoluzione popolare egiziana.

Premiare giustamente in tempi ostili, questo il titolo-manifesto di Alberto Fernández Torres sulla cerimonia di consegna dei Premi ADE 2010. La manifestazione fu aperta con la rappresentazione di Los que no pudieron huir della compagnia 611 Teatro, diretta da Javier Hernández Simòn, ispirata al testo di Carlota O’Neill che tratta della lotta delle donne spagnole contro la dittatura franchista. Il regista e studioso Juan Antonio Hormigón, segretario generale di ADE, viene eletto Membro Onorario del CELCIT, un riconoscimento speciale per il suo impegno costante nella comunicazione culturale con i popoli dell’America Latina. Tra i tanti premiati segnaliamo Lydia Vásquez per la traduzione e l’edizione di due opere di Nicholas de Chamfort; Agustìn Iglesias, regista della compagnia teatrale Guirigai, per il suo fondamentale apporto nella realizzazione del XVI Congresso di ADE a Cáceres; Carlos Herans ritira il premio conferito all’Associazione “Acción Educativa” per l’impegno nell’ambito del teatro infantile e giovanile; Pablo Iglesias Simón riceve il Premio “José Luis Alonso” come miglior giovane regista per l’allestimento de El lado oeste del Golden Gate; Alicia E. Blas è la migliore giovane scenografa per il lavoro svolto in Dràcula, spettacolo scritto e diretto da Ignacio García May; la costumista María Araujo si merita il Premio “Adría Gual” per la realizzazione degli abiti per El arte de la comedia, regia di Carles Alfaro; Ion Anibal e Juan Gómez–Cornejo si aggiudicano invece il premio dell’illuminotecnica per l’allestimento di Madre coraggio e i suoi figli, regia di Gerardo Vera. All’ensemble di Cuarta Pared va il Premio “Adolfo Marsillach”; all’Asociaciòn de Autores de Teatro (ATT) viene consegnata la seconda Medaglia per «il lavoro e la difesa del patrimonio letterario drammatico spagnolo e la diffusione del libro teatrale e delle arti sceniche in generale»; infine Juan Vincente Martínez Luciano riceve il Premio “Martinez Sierra” per la traduzione di La costa de Utopia di Tom Stoppard.

Lo scorso 23 marzo il celebre attore e regista José Luis Gómez venne insignito con la Laurea Doctor Honoris Causa. Nano Amenedo descrive la cerimonia del conferimento del prestigioso titolo e gli interventi dei presenti. Segue la lettera di ringraziamento di Gomez dove ripercorre il ricco e anticonformista percorso artistico, il tutto intervallato da documenti iconografici delle sue più significanti interpretazioni in oltre cinquant’anni di vita teatrale.

Il dossier La dirección artistica de los teatros de titularidad pública raccoglie gran parte degli interventi esposti al XVI Congresso di ADE, riunito a Cáceres nel novembre 2009 con l’intento di riflettere sulla difficile situazione che attraversa il teatro europeo e in particolare quello spagnolo. I saggi fanno luce sulle rinunce, i compromessi, i desideri e le utopie degli artisti e operatori teatrali, accordando unanimemente sulla necessità degli interventi pubblici per la salvaguardia e lo sviluppo del settore. Interessante è la voce del tedesco Friedhelm Roth-Lange sul teatro sovvenzionato in Germania tra gli anni Novanta e Duemila: un’illustrazione di matrice statistica che dimostra come e in quale misura gli interventi statali da un lato e l’alta professionalità richiesta agli operatori dall’altro, fanno del sistema teatrale tedesco un modello da seguire anche in tempi di crisi.

Heinrich von Kleist (1777-1811), è uno di quegli autori che sfuggono alle classificazioni e schemi di critici e studiosi. Nell’anno del bicentenario della morte del drammaturgo e poeta tedesco ADE dedica una serie di riletture critiche della sua opera in relazione anche alle inquiete vicende biografiche. La formazione neoclassica, la disciplina militare, lo squilibrio psichico, il suicidio premeditato, il rapporto con il femminile, gli impulsi romantici sono elementi che si riverberano sull’opera drammatica di Kleist dalla Penthesilea (1807) al suo più famoso e travagliato Prinz Friedrich von Homburg (1811). Il saggio di Alicia-E. Blas Brunel analizza il lato più oscuro della complessa personalità kleistiana, focalizzandosi sul tema della maschera e della marionetta, metafore di una società malinconica e violenta, secondo l’autrice. José Gabriel López Antuñano esamina invece l’influenza dell’opera di Kleist nel lavoro di tre grandi registi Peter Stein, Sandor Zsótér e Andreas Kriegenburg, corredato da un ricco apparato iconografico dei loro spettacoli klesistiani.

Nella sezione Appunti di regia leggiamo la testimonianza di Adolfo Simòn sulla travagliata esperienza dell’allestimento di Obligaciòn, testo di Sindo Puche. Le difficoltà di natura logistica e artistica legate alla costruzione dello spettacolo portano Simòn a dedurre che il teatro, lungi dall’essere un ambito confortevole e di facile rendimento, debba essere fatto da professionisti dediti alla propria attività e capaci di affrontare gli eventuali imprevisti.

La prima stagione del teatro Julio Castillo della Città del Messico si concluse il 24 febbraio scorso con la rappresentazione di El trueno dorado, regia di J.A. Hormigòn, tratto dalla novella incompiuta di Ramòn del Valle-Inclàn che racconta le complesse vicende degli ultimi giorni del regno di Isabella II, nel settembre 1868. Hormigòn costruisce un mosaico complesso composto da 80 personaggi e 36 attori, basato sull’ossimoro che caratterizzava la realtà spagnola della fine del XIX  secolo, accostando la satira al dramma, lo sfarzo alla miseria. Ne dà testimonianza un piccolo dossier composto da diversi interventi critici, una lettera aperta di Hormigòn ai suoi collaboratori e attori della Companìa Nacional de Teatro, alcune loro risposte, infine un’intervista alla diva messicana Mercedes Pascual, interprete della messinscena.

Lo sguardo oltre-ispanico di ADE si concentra sulle produzioni del Schaubühne di Berlino e del Teatro Biondo Stabile di Palermo. Salvador Távora, leader dell’ensemble sivigliana La Cuadra, sintetizza l’attività quarantennale della sua compagnia tra i prestigiosi festival internazionali e le performance nei piccoli paesini ispanici. Per la sezione Internacional segnaliamo invece l’intervista alla giovane drammaturga scozzese Zinnie Harris, la cui opera si può paragonare alla drammaturgia di Edward Bond e Sarah Kane per la visione violenta e catastrofica della società umana. Il secondo saggio viene dedicato a Enda Walsh, uno dei più innovatori drammaturghi irlandesi nel panorama scenico contemporaneo.  

di Adela Gjata


La copertina

cast indice del volume


 



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013