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Hystrio, a. XXIV, n. 2, 2011
trimestrale di teatro e spettacolo

a. XXIV, 2011, n. 2, pp. 124, euro 10, 00
ISSN 1121-2691

Nella Vetrina, con cui si apre questo numero di «Hystrio», si leggono articoli di sicuro interesse perché affrontano personaggi e questioni di stretta attualità, in linea con il programma editoriale della rivista milanese. Laura Bevione presenta il profilo artistico di Wajdi Mouawad, drammaturgo e romanziere, attore e regista albanese, salito alla ribalta internazionale anche in qualità di sceneggiatore di film ricavati da suoi testi teatrali. Il contributo di Roberto Canziani racconta lo svolgimento di seminari tenuti nel veneziano Piccolo Teatro Arsenale da Thomas Ostermeier e Calixto Bieito, registi invitati da Àlex Rigola, direttore del settore Teatro della Biennale, in vista del varo del progetto estivo Vizi contemporanei al quale partecipano anche Romeo Castellucci, Rodrigo Garcìa, Jan Lauwers, Ricardo Bartìs e Jan Fabre. Dopo la ricca panoramica dedicata alle iniziative legate alle celebrazioni del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia, tra le quali spiccano i progetti di Firenze con Il teatro italiano nel mondo 2010-2011 ideato da Maurizio Scaparro e Torino con Fare gli italiani-Teatro a cura di Mario Martone e Giovanni De Luna, si passa alla figura complessa di Israel Horovitz. Il drammaturgo americano, molto legato all’Italia per aver fondato una compagnia con il regista Andrea Paciotti e realizzato progetti con l’Elfo di Milano, racconta i suoi rapporti con l’Oriente, Parigi e New York.

 

La sezione Exit è occupata dal ricordo che Domenico Rigotti rivolge a Franco Quadri, ripercorrendo con mirabile sintesi l’attività di critico, studioso, organizzatore di eventi e convegni, fino alla fondazione di Ubulibri e del Premio Ubu accompagnato dall’annuario «Il Patalogo».

 

Il viaggio di Teatromondo inizia da Parigi, dove si segnala il felice debutto de La malattia della famiglia M. di Fausto Paravidino nel Théâtre du Vieux-Colombier con due mesi di repliche, per la regia dello stesso autore e l’interpretazione di attori francesi. Tematiche legate alla famiglia ricorrono anche in altre produzioni, quali Du Mariage au Divorce, in cui il regista Alain Françon raccoglie quattro atti di Georges Feydeau per proporli alla platea del Théâtre des Nauges de Neige; Káťa Kabanová, libretto e musica di Leoš Janáček, che Christoph Marthaler interpreta come lacerante conflitto tra la donna e la società (produzione Opéra National). Di rilievo è risultato l’allestimento di Le probléme di François Bégaudeau, complessa storia di una donna che lascia il marito per un altro uomo, affidata alla regia realistica di Arnaud Meunier. Nel rigido inverno di Mosca si registrano spettacoli accompagnati da calorosi consensi, come Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij, un monologo interpretato con maestria da Konstantin Rajkon per la regia di Valerij Fokin, oppure il collage di testi puskiani cucito da Piotr Fomenko. L’evento è stato l’ultimo lavoro di Heimuntas Nekrosius, Caligola di Albert Camus, con Evgenij Mironov nel ruolo del titolo. Pregevole è risultata la creazione del regista Dmitrij Krymov ricavata da Viali oscuri, racconti d’amore del premio Nobel Ivan Bunin. Nel ricco panorama moscovita trova posto anche un italiano, Stefano De Luca con la messinscena allegra e dinamica dei goldoniani Gl’Innamorati.  Altro spettacolo di culto è stato la riduzione dei Buddenbrok di Thomas Mann firmata da Mindaugas Karbauskis, che si concentra sulla parte del romanzo dedicata alla fine dell’Impero Asburgico. Si parla ancora delle regie di Krymov in occasione di una retrospettiva a lui dedicata e recentemente organizzata a Tallinn con la rappresentazione di cinque spettacoli realizzati dal 2005 ad oggi, compreso il recente La morte di una giraffa. La tappa a Londra si concentra sull’International Mime Festival, in cui si rileva la partecipazione degli italiani Anagoor con Tempesta, di gruppi statunitensi, spagnoli, francesi, inglesi. Il viaggio di “Teatromondo” prosegue in due città americane, a Washington per ricordare la messinscena di Superior Donuts di Tracy Letts per la regia di Serge Seiden con gli attori dello Studio Theatre, ed a Chicago dove opera dal 1974 la compagnia dello Steppenwolf Theatre che quest’anno si è confrontata con Who’s Afraid of Virginia Woolf? di Edward Albee (regia di Pam MacKinnon). Il sipario si alza poi sulla scena messicana che si presenta in bilico tra le radici precolombiane e aperture alla modernità, introdotta per esempio da Boris Schoemann, un francese adottato dalla capitale da oltre vent’anni. Grazie al suo lavoro promozionale molti giovani riempiono le sale e, in parallelo, si affermano scrittori come Jaume Chabaud e Ximena Escalante. Chiude questo interessante viaggio planetario il fervore creativo del teatro iraniano, come dimostra il successo del Fadjr International Theatre Festival di Teheran.

 

Cuore pulsante di questo numero di «Hystrio» è il dossier Lo stato della critica a cura di Claudia Cannella e Diego Vincenti. Stefano Bartezzaghi introduce il tema con un intervento piccante in cui sostiene che la critica teatrale attuale parla sempre meno dell’oggetto spettacolo, divagandosi in questioni che denotano un’endemica vanità. Compete a Giuseppe Liotta ripercorrere la storia della critica teatrale che si enuclea lungo due percorsi contrapposti: il pensiero “critico-filosofico” di Adriano Tilgher e il pensiero “politico-progressista” a Antonio Gramsci, seguiti dalla linea di Silvio D’Amico e Renato Simoni che intrecciarono la cultura militante con gli impulsi della cultura accademica. Gli altri passaggi fondamentali coincidono con l’avvento della “regia critica”, gli anni Sessanta con Giorgio Guazzotti, Nicola Chiaromonte, Angelo Maria Ripellino, e con le firme provenienti dal cinema (Tullio Kezich, Ennio Flaiano). Illuminante figura di riferimento per la critica teatrale del secondo dopoguerra rimane Roberto De Monticelli. Se negli anni Ottanta, rimarginata la frattura tra avanguardia e teatro di tradizione, nascono importanti riviste (tra cui «Hystrio»), si assiste ad un ridimensionamento degli spazi nelle testate giornalistiche per gli argomenti di spettacolo e in parallelo all’emergere di variegate personalità intellettuali che oltre alla recensione si occupano di eventi legati al proprio territorio d’azione. La posizione marginale della critica teatrale nei quotidiani di oggi ritorna nell’analisi di Roberto Rizzente, che, interpellati vari caporedattori, spiega l’incidenza di internet quale contenitore “completo” rispetto alle ristrettezze della carta stampata, ad eccezione dei giornali provinciali, ancora generosi di spazi e attenzioni. Renzo Francabandera denuncia l’assenza in Italia di centri formativi per giovani critici. Sul declino della critica tradizionale, espressione di autorevolezza culturale e interpretativa, ritorna Oliviero Ponte di Pino, che bene illustra il funzionamento e l’effetto del canale comunicativo web. Lo stato di crisi della critica, ci informa Nicola Arrigoni, non riguarda solo il teatro ma si estende anche a cinema, musica e danza, come confermano le dichiarazioni rilasciate da Angelo Foletto (Presidente dei Critici musicali italiani), Paolo Mereghetti (critico del «Corriere della Sera») e Marinella Guatterini (critico dell’inserto domenicale de «Il Sole 24 Ore»). Rispondono a tre domande fondamentali – Perché la critica è in crisi?, Chi è il critico oggi? e Che futuro immagina per la professione? – autorevoli critici, quali Rossella Battisti, Claudia Cannella, Roberto Canziani, Gianfranco Capitta, Sergio Colomba, Franco Cordelli, Masolino D’Amico, Rodolfo Di Giammarco, Lorenzo Donati, Graziano Graziani, Maria Grazia Gregori, Giuseppe Liotta, Renato Palazzi, Carlo Maria Pensa, Magda Poli, Andrea Porcheddu e Domenico Rigotti. Gli scritti successivi affrontano la questione dei giovani critici che, secondo Andrea Porcheddu, vivono frustrazioni e patiscono la mancanza di figure di riferimento. Sergio Lo Gatto analizza il fenomeno della nuova generazione cresciuta con internet. Diego Vincenti cura un’interessante raccolta di dichiarazioni di artisti in merito ai pregi e ai difetti della critica attuale. Partecipano, tra i tanti, Fabrizio Arcuri, Babilonia Teatri, Emma Dante, Sergio Escobar, Saverio La Ruina, Marco Martinelli, Fausto Paravidino, Andrée Ruth Shammah, Serena Sinigaglia, Teatro Sotterraneo. Conclude i Dossier un contributo di Carlotta Clerici, Davide Carnevali, Anna Pérez Pagès, Maggie Rose, Elena Basteri e Fausto Malcovati, che illustra la situazione in Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania, Russia. Pur tra differenze nazionali, emergono molti tratti comuni con la situazione italiana.

 

Il servizio dedicato a Teatro Ragazzi, firmato da Mario Bianchi, presenta i gruppi che maggiormente ricorrono alla tecnologia per la costruzione dei loro spettacoli, quali, per esempio, Teatro di Piazza e d’Occasione, Giallo Mare Minimal Teatro, Teatro del Rimbalzo, Teatro all’Improvviso.

 

Nati ieri. I protagonisti della giovane scena/36 propone Fibre Parallele, gruppo barese emergente, segnato da una carriera artistica che, dopo la bocciatura alla scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, passa alla partecipazione del Premio Scenario edizione 2007 con Mangiami l’anima e poi sputala poi finalista al premio internazionale Vertigine 2010, cui segue la produzione del monologo 2 (Due), progetto vincitore del Premio Fringe/L’Altro festival alla diciottesima edizione del Festival Internazionale del Teatro di Lugano. L’ascesa di questo gruppo continua: nel corso dell’anno sono attesi i debutti di Howe/Nome di Edward Bond e Duramadre.

 

La consueta rassegna delle Critiche degli spettacoli teatrali raccolti secondo criteri regionali si apre con la recensione dei principali allestimenti legati alle celebrazioni dell’Unità d’Italia.

 

Il testo pubblicato da «Hystrio» è The End di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani. Ha debuttato nella produzione di Babilonia Teatri nel mese di gennaio presso il CRT-Teatro dell’Arte di Milano.

 

Nella seconda parte di Exit si leggono i ricordi di Mario Scaccia, Ellen Steward, Fabio Battistini, Elisabeth Taylor, Sisto Dalla Palma ed Umberto Albini.

 

Nella Biblioteca Albarosa Camaldo raccoglie le schede relative alle novità editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo.

 

Competono a Roberto Rizzente le tante e preziose informazioni raccolte ne la società teatrale.


di Massimo Bertoldi


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