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Theaterheute, n. 3, 2011


n. 3, 2011, pp. 64, € 11,20
ISSN 0040 5507

Josef Ackermann, direttore della Deutsche Bank, auspica una maggiore presenza femminile nella classe dirigente perché garanzia di «calore e amicizia». Risponde il cancelliere Angela Merkel con una secca opposizione. In Germania si animano polemiche e dibattiti ai quali partecipa anche «Theaterheute» con il dossier Frauen im Theater. Sulla disparità tra uomini e donne nel mondo del teatro discutono Amélie Niermeyer, intendente della Schauspielhaus di Düsseldorf, la regista Friedericke Heller, la costumista Ilia Papatheodorou e la scrittrice Kathrin Röggla. Emerge un quadro di sostanziali difficoltà operative, prodotto di un percorso storico dominato dal sesso forte, all’interno del quale progrediscono, pur lentamente, spazi di azione creativa, anche se allo stato attuale concentrata in pochi illustri nomi femminili. L’intervento di Sibille Meier, dramaturgin di Colonia, sviluppa interessanti riflessioni sul post-femminismo e sulla posizione della donna nelle università tedesche, per poi affrontare il tema della sessualità prendendo punto da Simone de Beauvoir.

 

Aufführungen, la sezione della rivista berlinese dedicata alle produzioni più importanti emerse nei paesi di lingua tedesca, si apre con Winterreise, novità di Elfriede Jelinek allestita da Johan Simon nei Kammerspiele di Monaco. Si tratta di una pièce ispirata all’omonima raccolta di ventiquattro Lieder di Franz Schubert, che la scrittrice assume per trattare la follia del nostro tempo e il peso della morte. Tra gli attori si sono distinti Hildegard Schmahl, Wiebke Pals, Benny Claessens, Stefan Hunstein e André Jung. Heimkehr des Odysseus è ricavato da un antico dramma per musica, ossia Il ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi. È il ritorno a casa di un uomo solitario che cerca di recuperare il tempo e la poesia delle abitudini. Allestito nella Schaubühne di Berlino da David Marton, anche autore della drammaturgia, lo spettacolo è risultato originale anche grazie al contributo di attori di qualità quali Ernst Stötzner e Theresa Kronthaler. A Zurigo Frank Castorf stravolge il tessuto narrativo e le caratteristiche dei personaggi della celebre novella Die Schwarze Spinne di Jeremias Gotthelf per approdare ad una rappresentazione anarchica, inquietante ed ironica della nostra vita quotidiana.

 

Sul palcoscenico dello Schauspielhaus della città svizzera Sebastian Nübling ha trasferito Ödipus und seine Kinder, originale rielaborazione di Edipo Re di Sofocle, puntellata di tensione e scontri tra i personaggi imprigionati negli incubi e nella follia. Tim Porath (Edipo), Lilith Stangenberg (Antigone), Fritz Fenne (Teseo) e Franziska Machens hanno disegnato i loro personaggi con lucida drammaticità. La messinscena di testi classici ha caratterizzato altre produzioni, come Die Weber di Gerhart Hauptmann allestito nel Deutschen Theater di Berlino da Michael Thalheimer. Il regista muove gli attori sui gradini di una grande scala che occupa tutta la scena, metafora delle dinamiche sociali nell’età del capitalismo globalizzato. Convincente è stata la prova di Sven Lehmann, Moritz Grove, Gabriele Heinz, Markus Graf.

 

Un altro classico, Nibelungen di Christian Friedrich Hebbel, è stato applaudito nel Theater am Goetheplatz di Brema nella versione comica e surreale curata da Herbert Fitsch che attinge a piene mani dall’iconografia del film Rocky Horror Picture Show di Jim Shaman. Don Carlos di Friedrich Schiller, iscritto nel cartellone del Thalia Theater di Amburgo e affidato alla regia di Jette Steckel, mantiene viva la sostanza tragica e politica del testo, che trasferito nella nostra contemporaneità si dimostra attuale anche nelle dinamiche relazionali tra i vari protagonisti, segnatamente nel rapporto tra il personaggio del titolo (Mirco Kreibich) e Posa (Jens Harzer). Si prosegue con Zwischen Fälle, sorta di minidramma composto da 52 scene ideate da Andrea Breth e rappresentate nell’Akademietheater di Vienna. Linguaggio e sviluppo narrativo rimandano al teatro dell’assurdo che gli attori dimostrano di padroneggiare con maestria (Corinna Kirchhoff, Udo Samel, Elisabeth Orth, Andrea Clausen e Markus Meyer). Chiude la ricca sezione di Aufführungen la recensione a supernova (wie gold entsteht), novità di Philipp Löhle pubblicata in versione integrale in questo numero di «Theaterheute» e allestita nel Nationaltheater Schauspielhaus di Mannheim per la regia di Cilli Drexel con Sven Fricke, Klaus Rodewald e Ralf Dittrich nelle parti principali.

 

In Akteure si legge il profilo artistico di Lena Lauzemis, giovane attrice attiva da quattro anni nella compagnia dei Kammerspiele di Monaco. Oltre ad esserci cimentata in ruoli maschili, come in Mamma Medea di Sthephen Kimmig, ha recitato al fianco di attori di prestigio, tra i quali Bernd Moss in Prozess da Franz Kafka o Walter Hess in Alles nur der Liebe wegen. Recentemente è stata protagonista dei film Wer wenn nicht wir di Andreas Veile nel ruolo di Gudrun Ensslin e Hitlerkantante di Jutta Brückner.

 

 

di Massimo Bertoldi


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