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ADE Teatro
Revista de la Asociación de Directores de Escena de España

n. 134, enero-marzo 2011, pp. 224, euro 9.50
ISSN 1133-8792

Due dossier costituiscono la struttura portante di questo numero di «ADE Teatro», dedicati rispettivamente a Ramón del Valle-Inclán (1866-1936) e a Edward Gordon Craig (1872-1966). Il primo fu un grande letterato, poeta e drammaturgo spagnolo; il secondo è riconosciuto come uno tra i più importanti “rinnovatori” del teatro novecentesco.

Nel 2011 ricorre il settantacinquesimo anniversario della morte dell’artista iberico e la ADE (Asociación de Directores de Escena de España) promuoverà una serie nutrita di manifestazioni e inizia già dalle pagine della sua rivista ufficiale. Il 13 ottobre 2010 nel Festival Internacional Cervantino de Guanajuato la Compañía Nacional de Teatro de México ha presentato la prima assoluta di El Trueno Dorado, tratto da un romanzo incompiuto di Valle-Inclán. La regia dello spettacolo è stata curata da Juan Antonio Hormigón, membro fondatore di «ADE Teatro»: a quella messinscena è dedicato il dossier Valle-Inclán y “El trueno dorado”, che diviene quindi un doppio omaggio. Hormigón stesso racconta la genesi del progetto, le fasi dell’adattamento drammaturgico e la pianificazione di tutti gli step necessari alla messinscena. Tomás Adrián propone alcune «páginas gráficas» in un collage di immagini e appunti presi dai quaderni che lo hanno accompagnato nella creazione e nella coordinazione delle componenti plastico-visive e nella progettazione dei costumi. Manuel F. Vieites riflette sulle specificità della funzione del Dramaturg (l’adattatore) in relazione alla figura del Dramatiker (l’autore) e sul complesso lavoro di Hormigón, il cui testo di partenza è stato un romanzo peraltro incompiuto. Interessante a questo proposito «Voces que hablan y dicen», tabella comparativa tra le «voces de la novela» e le «voces del drama».

Arricchisce questo primo dossier la sezione Los Actores. In questa gli attori principali intervengono con dei brevi inserti corredati da immagini per spiegare la loro personale visione del dramma, riflettere sulla costruzione del personaggio, raccontare aneddoti inerenti all’avventura d’insieme da essi vissuta, sottolineare il significato delle parole del testo e la potenza delle tematiche in esso trattate oppure per esprimere la gratitudine al regista per l’opportunità di aver avuto il privilegio di lavorare con lui. A conclusione si possono leggere alcuni estratti della rassegna stampa e vari messaggi di congratulazione indirizzati a Juan Antonio Hormigón da parte di colleghi, allievi, attori e vari addetti ai lavori.

Più breve per spazio ma non meno importante per intensità, Paisaje E. Gordon Craig affronta due tra le tematiche fondanti il lavoro e la poetica del padre della regia novecentesca: lo spazio e la scena architettonica. Tra il novembre 2009 e il gennaio 2010 a Madrid si è tenuta l’esposizione Edward Gordon Craig. El espacio como espectáculo. Alicia-E. Blas Brunel ne loda le intenzioni di partenza ma lamenta l’amarezza di dover constatare che sia la mostra che il catalogo hanno rappresentato una opportunità persa per la visione parziale che hanno proposto («la práctica a veces nubla los objectivos»). L’esclusione senza logica di tutto il materiale prodotto dai componenti del cosiddetto “romanzo familiare” craighiano ha inciso sul discorso espositivo rendendolo monolitico e lasciando intatti tutti i luoghi comuni che continuano a corrompere la storiografia intorno alla vita, al lavoro e alla produzione scritta di Craig. Brunel intende integrare le deficienze riscontrate per avviare, pur nella brevità di spazio concessale, una via di fuga da una troppo facile fascinazione e giungere così a una comprensione obiettiva dei fatti.

Edward William Godwin, il padre di Craig, è stato uno tra i maggiori architetti vittoriani e fu ispirato dalle teorie di John Ruskin. Egli lavorò anche come scenografo e progettista di costumi in più di un'occasione. Il figlio ereditò dal padre il senso estetico e la “poetica” che influirono in modo pregnante sul suo lavoro di stage director. A questa influenza diretta si sommano poi altre fascinazioni determinanti: le immagini nei trattati di Vitruvio e Serlio sono solo le più importanti. Antoni Ramon Graels ripercorre lo sviluppo diacronico che ha portato Craig a fondare l’Arte del nuovo teatro del futuro anche, ma non solo evidentemente, sulla escena arquitectónica, sia nella pratica scenica che nella teorizzazione scritta («The theory after the practice» era il motto dell’artista). Mila Jové e Juan G.-Mauriño, infine, intervengono con un breve scritto che introduce una serie di immagini: si presenta qui una comparazione di grande impatto visivo tra i disegni scenici di Craig risalenti al periodo più fertile dell’artista, quello degli anni del lavoro all’Arena Goldoni di Firenze (1907-1918) e dei plastici da essi ricavati. I model stages sono stati realizzati all’interno del seminario tenuto dal prof. Antoni Ramon all’interno del master in Teoria e Storia dell’architettura (ETSAB) nel 2008-2009.

Si segnala la consueta sezione Notas de dirección dedicata in questo numero a: Suite (regia di Luis Maluenda, tratto dall’omonima opera di Carles Battle. Produzione di Off Madrid); La zapatera prodigiosa (regia di Etelvino Vázquez tratta da un opera di F. García Lorca e messo in scena dal Teatro del Norte); Dança da Morte I (drammaturgia e regia di Ana Zamora. Nao d’amores-Teatro de Cornucópia); Na meta (Sálvese quen poida) (drammaturgia e regia di Ana Contreras e Alfonso Becerra de Becerreá. Dall’opera di Thomas Bernhard. Ónfalo Teatro); Las Meninas (regia di Ignacio García. Tratta dall’opera di Ernesto Anaya. Dramafest de México).

 

di Diego Passera


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