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Hollywood sul Tevere
Anatomia di un fenomeno
A cura di Steve Della Casa, Dario E. Viganò

Milano, Electa-Mondadori,2010, pp.176, euro 35
ISBN 978883707675

C’è stato un tempo in cui Hollywood e Roma sono state molto vicine, sperimentando un tipo di relazione mai più vista tra due paesi che potevano vantare rispettivamente la prima e quella che sarà  di lì a pochi anni la seconda industria cinematografica del mondo.

Le cronache fotografiche che testimoniano gli anni di questo sodalizio sono raccolte insieme a dei brevi ma autorevoli saggi e interviste che ne spiegano i motivi nel volume Hollywood sul Tevere, realizzato congiuntamente dal Centro Sperimentale di Cinematografia, Cinecittà Luce e dal canale tematico Studio Universal. Il volume, uscito per i tipi di Mondadori Electa è stato curato da Stefano Della Casa e da Dario E. Viganò.

 

Tutto prende il via dopo la seconda guerra mondiale, quando le  produzioni hollywoodiane, che raccolgono la maggior parte degli introiti fuori dagli Stati Uniti, iniziano a incontrare difficoltà nel districarsi tra politiche nazionali protezionistiche che tendono a far rimanere in patria i capitali degli investitori stranieri. Così, dopo la legge Andreotti del 1949 che regolamenta questi aspetti, un po’di California si dovrà spostare verso l’Italia e fare di necessità virtù

Quando nel 1950 Cinecittà riprende a funzionare a pieno regime, gli americani sono pronti ad avvalersi di maestranze qualificate a prezzi molto ridotti rispetto agli studios, i nostri invece si confrontano con modalità produttive nuove, con i capricci e la professionalità dei divi. Arrivano compensi mai visti e l’indotto generato dai tanti set aperti permette di sfamare molte bocche.

Dall’anno dell’entrata in  vigore della legge al 1957 si producono infatti 300  film “italo-americani”.

Delle peculiarità normative di queste relazioni ne parlano i tre interventi di apertura firmati da Elena Mosconi, Simone Venturini e Guglielmo Pescatore.

Ma è ovvio, (e una pubblicazione di questa natura non può che sottolinearlo), che quello che rimane di quegli anni è soprattutto il fenomeno di costume, l’apoteosi del glamour e del divismo. L’Italia è immersa nei rotocalchi, arrivano le paparazzate ante litteram e il paese smarrito tra sogni e illusioni mediatiche,  attende e prepara il boom economico che porterà fuori dalle difficoltà del dopoguerra.

 

Del lavoro dei divi e dei grandi registi hollywoodiani fatto di dissapori (uno per tutti Kirk Douglas e Mario Camerini forzosamente insieme per Ulisse)  ma anche di piacevoli occasioni di confronto ce ne arriva un sunto nelle parole di Orio Caldiron.

Dell’impatto che la scoperta di Roma da parte degli americani ebbe sull’immaginario italiano ne parla invece Raffaele De Berti nel suo intervento dedicato alle riviste popolari e ai rotocalchi, che di quel periodo furono un termometro capace di creare e registrare le aspettative del grande pubblico, non esenti talvolta da considerazioni affatto superficiali sullo stato e sulle reazioni del cinema italiano di fronte alla potenza inarrestabile delle majors.

Hollywood, Star, Novelle Film, L’Eco del Cinema, volti di divi in copertina per cementare quella familiarità dello spettatore cominciata in sala e poi inchieste su settimanali più ‘nobili’ come L’Espresso e L’Europeo, dove cominciano ad affacciarsi firme come quella di Camilla Cederna o di una giovane Oriana Fallaci.

Tra i vari contributi, è senz’altro interessante quello di Alberto Crespi che si concentra su alcune di figure di regista come Orson Welles, John Huston, Leo Mankievicz, WilliamWyler e un dimenticato Hugo Fregonese, argentino alla seconda trasferta dopo Hollywood.

 

Tra le interviste, ricca di aneddotica non banale quella a Giuseppe Rotunno, al quale la fortunata congiuntura dell’epoca ha permesso di far conoscere e progredire la sua grande professionalità.

Punto di forza del volume resta comunque i notevoli e pregiati contenuti fotografici, fatti non solo di scalette di aeroporto e flash pronti a scattare, ma anche di numerosi momenti sul set.

Niente di meglio delle immagini per celebrare un ambiente e un’epoca che proprio dalle immagini hanno tratto vita e ragione di esistere.


di Paolo Grassini


Hollywood sul Tevere

cast indice del volume


 



 
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