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Revue d’histoire du théâtre, n. 4, octobre-décembre 2010


n. 4, octobre-décembre 2010
ISSN 1291-2530

Ricco di spunti e argomenti d’interesse il nuovo numero della «Revue d’histoire du théâtre», i cui contributi svariano dalla delineazione della figura d’attrice nella Francia del XVIII secolo alla prima messa in scena d’oltralpe dell’Antigone di Sofocle fino a un inedito ritratto biografico di Gordon Craig.     

 

Nel primo articolo, Sabine Chaouche traccia il profilo di una delle più affermate interpreti della Comédie-Française all’epoca dei Lumi: Mlle Clairon. Ammirata da Diderot, distintasi nell’arte della declamazione e in uno stile di recitazione antiemozionalista (lo stesso che la vedeva contrapposta alla Dumesnil), la Clairon è diventata una sorta di leggenda vivente grazie a un processo ragionato di costruzione della propria immagine, veicolato da strategie mitopoietiche di ordine iconografico e letterario. A seguire lo studio critico di Mary Ellen Ross, incentrato sulla messa in relazione della celebre La Colonie di Marivaux (1729) con due commedie degli anni Venti del Settecento: L’Ile des Amazones di Lesage e D’Orneval, destinata al Théâtre de la Foire (1720), e Les Amazones modernes di Legrand e Fuzelier, recitata sulle tavole della Comédie-Française (1727). Oltre alle tematiche comuni (il matrimonio, il lavoro, l’educazione della donna, la fedeltà coniugale), le tre commedie, in sequenza cronologica, evidenziano un iter in progress a sfondo sociale: il passaggio cioè dal regno delle Amazzoni dominato dalla forza fisica (Lesage-D’Orneval) alle recriminazioni femministe ante litteram (Marivaux).  

 

Dal ruolo della donna nella società settecentesca a un’eroina femminile del teatro attico: Antigone (e si pensi alla pionieristica monografia di Cesare Molinari, Storia di Antigone da Sofocle al Living Theatre: un mito nel teatro occidentale, Bari, De Donato, 1977). Angeliki Giannouli fa il punto sull’allestimento della celebre tragedia sofoclea all’Odéon (1844), il primo in Francia. Basandosi sulla messinscena tedesca di tre anni prima, integralmente riportata in un meticoloso manoscritto, i traduttori francesi del testo originale, Paul Meurice e Auguste Vacquerie, affrontarono questioni inerenti alla ricostruzione della scena greca, evidenziando il rilievo estetico e ideologico di un tale approccio. Le problematiche di allestimento sono al centro anche del contributo di Estelle Rivier, dedicato a Shakespeare e alla realizzazione scenica delle sue drammaturgie alla Comédie-Française. In particolare, Rivier analizza le messinscene di quattro diversi registi – Terry Hands, Luca Ronconi, Daniel Mesguich e Oskaras Korsunovas – ponendo in evidenza eventuali elementi di intertestualità registica.

 

Chiude il volume il breve saggio di Marc Duvillier su Gordon Craig, di cui si mette in evidenza una sorta di lato oscuro. Animato dalla profonda volontà di rifondare il teatro, Craig sogna vasti spazi architettonici per le sue messinscene e un teatro di massa, propagandando attraverso proprie incisioni e pubblicazioni il concetto di demiurgo unico e assoluto (sé stesso). Il passo dall’idealismo radicale al totalitarismo è breve. Nel corso degli anni Trenta, al fine di realizzare il suo ultimo progetto, Passion according to St Mathew di Bach, Craig entra in contatto con il Duce, che ammira da tempo, rimanendo deluso dalla sua mediocrità. Segue l’abbandono del progetto e l’isolamento dell’artista. Echi della lezione di monumentalità scenografica craighiana si ravvisano negli allestimenti dei grandi raduni del partito nazional-socialista di Albert Speer.   

 

Da segnalare, infine, l’utile sezione di recensioni di volumi e riviste (pp. 462-469).

di Gianluca Stefani


La copertina

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