Ricco di spunti e argomenti dinteresse il nuovo numero della «Revue dhistoire du théâtre», i cui contributi svariano dalla delineazione della figura dattrice nella Francia del XVIII secolo alla prima messa in scena doltralpe dellAntigone di Sofocle fino a un inedito ritratto biografico di Gordon Craig.
Nel primo articolo, Sabine Chaouche traccia il profilo di una delle più affermate interpreti della Comédie-Française allepoca dei Lumi: Mlle Clairon. Ammirata da Diderot, distintasi nellarte della declamazione e in uno stile di recitazione antiemozionalista (lo stesso che la vedeva contrapposta alla Dumesnil), la Clairon è diventata una sorta di leggenda vivente grazie a un processo ragionato di costruzione della propria immagine, veicolato da strategie mitopoietiche di ordine iconografico e letterario. A seguire lo studio critico di Mary Ellen Ross, incentrato sulla messa in relazione della celebre La Colonie di Marivaux (1729) con due commedie degli anni Venti del Settecento: LIle des Amazones di Lesage e DOrneval, destinata al Théâtre de la Foire (1720), e Les Amazones modernes di Legrand e Fuzelier, recitata sulle tavole della Comédie-Française (1727). Oltre alle tematiche comuni (il matrimonio, il lavoro, leducazione della donna, la fedeltà coniugale), le tre commedie, in sequenza cronologica, evidenziano un iter in progress a sfondo sociale: il passaggio cioè dal regno delle Amazzoni dominato dalla forza fisica (Lesage-DOrneval) alle recriminazioni femministe ante litteram (Marivaux).
Dal ruolo della donna nella società settecentesca a uneroina femminile del teatro attico: Antigone (e si pensi alla pionieristica monografia di Cesare Molinari, Storia di Antigone da Sofocle al Living Theatre: un mito nel teatro occidentale, Bari, De Donato, 1977). Angeliki Giannouli fa il punto sullallestimento della celebre tragedia sofoclea allOdéon (1844), il primo in Francia. Basandosi sulla messinscena tedesca di tre anni prima, integralmente riportata in un meticoloso manoscritto, i traduttori francesi del testo originale, Paul Meurice e Auguste Vacquerie, affrontarono questioni inerenti alla ricostruzione della scena greca, evidenziando il rilievo estetico e ideologico di un tale approccio. Le problematiche di allestimento sono al centro anche del contributo di Estelle Rivier, dedicato a Shakespeare e alla realizzazione scenica delle sue drammaturgie alla Comédie-Française. In particolare, Rivier analizza le messinscene di quattro diversi registi – Terry Hands, Luca Ronconi, Daniel Mesguich e Oskaras Korsunovas – ponendo in evidenza eventuali elementi di intertestualità registica.
Chiude il volume il breve saggio di Marc Duvillier su Gordon Craig, di cui si mette in evidenza una sorta di lato oscuro. Animato dalla profonda volontà di rifondare il teatro, Craig sogna vasti spazi architettonici per le sue messinscene e un teatro di massa, propagandando attraverso proprie incisioni e pubblicazioni il concetto di demiurgo unico e assoluto (sé stesso). Il passo dallidealismo radicale al totalitarismo è breve. Nel corso degli anni Trenta, al fine di realizzare il suo ultimo progetto, Passion according to St Mathew di Bach, Craig entra in contatto con il Duce, che ammira da tempo, rimanendo deluso dalla sua mediocrità. Segue labbandono del progetto e lisolamento dellartista. Echi della lezione di monumentalità scenografica craighiana si ravvisano negli allestimenti dei grandi raduni del partito nazional-socialista di Albert Speer.
Da segnalare, infine, lutile sezione di recensioni di volumi e riviste (pp. 462-469).
di Gianluca Stefani
|
|