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Hystrio, a. XXIV, n. 1, 2011
trimestrale di teatro e spettacolo

a. XXIV, 2011, n. 1, pp. 124, euro 10,00
ISSN 1121-2691

La ricchezza di informazioni relative alla vita teatrale italiana e internazionale caratterizzano anche questo numero di «Hystrio». Preziosi sono gli oggetti esposti in Vetrina. L’intervista di Roberto Canziani a Peter Stein è occasione per parlare (in negativo) del sistema teatrale e dell’attore italiano, per poi allargare il discorso al lavoro artistico del grande regista tedesco che affronta Brecht e il suo rapporto con i classici. Fausto Malcovati si occupa della carriera di Sonia Bergamasco, attrice di formazione strehleriana poi assunta nel 1992 da Massimo Castri e successivamente da Carmelo Bene, con il quale approfondisce il suo talento musicale e canoro, fulcro della sua carriera artistica comprese le partecipazioni a film e sceneggiati televisivi. Phisical e/o visual theatre è un mix di linguaggi dello spettacolo – danza, circo, mimo, clownerie, teatro di figura e discipline da strada – che si sta affermando anche in Italia, come illustra Pier Giorgio Nosari che, appoggiandosi alla parole del promotore Sergio Maifredi, offre preziose notizie relative ai Festival Grock di Imperia, Teatro a Corte di Torino, IF Festival di Milano, Funambolika di Pescara, e ricorda l’attività di alcuni teatri, tra i quali Curci di Barletta, Vittoria di Roma e Rifredi di Firenze. La Vetrina si conclude con l’intervento di Davide Carnevali dedicato ad Àlex Rigola, regista catalano salito sulla ribalta internazionale grazie ad interessanti produzioni, a partire dal Giulio Cesare (2002). In qualità di direttore del Teatre Lliure di Barcellona spiega la programmazione artistica, caratterizzata anche dall’ospitalità di compagnie berlinesi, e poi si sofferma sulla situazione italiana.

 

Il percorso di Teatromondo inizia dalla Lettonia, dove si incontra Oskaras Koršunovas, regista di respiro internazionale che nell’intervista racconta la sua formazione artistica, il metodo di lavoro con gli attori e le linee guida dell’allestimento di Bassifondi di Gor’kij, sua ultima e riuscita fatica. Segue la tappa parigina con il programma della trentottesima edizione del Festival d’Automne, che presenta 50 appuntamenti per un numero complessivo di 350 rappresentazioni. Spicca la presenza russa con il cechoviano Le cerisaie diretto da Julie Brochen, Amleto allestito con taglio violento e selvaggio da Nikolai Kolyada e poi Les Chaises di Eugène Ionesco firmato da Luc Bondy. Ha strappato consensi di pubblico e di critica Une flűte enchantée di Mozart diretto da Peter Brook con poetica semplicità. Due prestigiosi registi tedeschi hanno presentato le loro produzioni nella capitale francese. Nel teatro Nanterre la compagnia berlinese Volksbühne diretta da Frank Castorf ha recitato Nach Moskau! Nach Moskau!, testo ricavato da Tre sorelle e Contadini di Cechov che sul palcoscenico si rivela confuso nell’impianto narrativo e nella resa degli attori. Non ha convinto Dämonen di Lars Norén (Schaubühne) in scena nel Théâtre de l’Odéon. La sosta successiva lungo gli itinerari europei è in Irlanda per seguire il Dublin Theatre Festival. Nel cartellone figurano registi polacchi – Grzegorz Jarzyna con T.E.O.R.E.M.A.T., Jan Klata con The Danton Case e Krystian Lupa con Factory 2 – e promettenti registi irlandesi, Aoife Spillane Hinks, Tom Creed e Wayne Jordan. Di rilievo sono risultate le partecipazioni di Hugh Hughes, della compagnia belga Ontroerend Goed e quella cilena Teatro en el Blanco. Salito alla ribalta alla fine degli anni Settanta con Saved, commedia dedicata alla violenza urbana, Edward Bond oggi occupa una posizione marginale nella scena inglese, come fatica ad affermarsi in Italia, pur abilitato dalla recente messinscena di La compagnia degli uomini da parte di Luca Ronconi. Nell’intervista rilasciata a «Hystrio» lo scrittore spiega personaggi e contenuti della commedia che si risolve in una pungente critica del capitalismo contemporaneo.

 

Teatro e nuovi media è l’argomento del dossier a cura di Roberto Rizzente in collaborazione con Oliviero Ponte di Pino. Quest’ultimo, nel contributo iniziale, ripercorre la storia del rapporto tra teatro e tecnologia che si intensifica soprattutto negli anni Settanta e Ottanta e che oggi, con la diffusione di nuovi strumenti digitali, ha prodotto una «drammaturgia multimediale inventiva e consapevole», in grado di attraversare le varie fasi di costruzione dello spettacolo, fino alla promozione e marketing per concludersi nella conservazione della documentazione video. Andrea Balzola dimostra come «la vicenda del teatro televisivo in Italia rappresenta in modo emblematico le contraddizioni della produzione artistica in Italia dell’ultimo trentennio», in quanto alla pregevole qualità degli spettacoli corrisponde la chiusura degli spazi di divulgazione nel piccolo schermo. La ricognizione storica inizia negli anni Settanta, quando grazie all’istituzione della Terza Rete il teatro si stabilizza nelle programmazioni e trova un proprio codice espressivo (il “linguaggio terzo”) nel cosiddetto “adattamento televisivo”. Con gli anni Ottanta scatta la fase declinante (nel 1978 si contano solo 19 appuntamenti), che continua nel decennio successivo e tale si mantiene anche oggi nell’età dei modelli Mediaset, pur con qualche pregevole eccezione (vedi LA7 con lo spazio concesso a Marco Paolini). Dopo l’intervista di Renzo Francabandera a Paolo Rosa, uno dei fondatori di Studio Azzurro, si legge il contributo di Oliviero Ponte di Pino dedicato alla diffusione radiofonica del teatro, avviata nel 1929 e consolidatasi attraverso interessanti esperienze, anche relativamente recenti, come il Teatrogiornale di Roberto Cavosi (2001-2003) e i Teatri alla radio (1997-2002). L’intervista a Bruno Gambarotta, voce radiofonica, costituisce un tuffo nel passato degli anni Cinquanta e Sessanta e anche un discorso in prospettiva sul futuro del radiodramma. Il dossier prosegue con il contributo di Sandro Avanzo rivolto allo spettacolo in dvd e attraverso il canale web, argomento questo ripreso da Oliviero Ponte di Pino, Roberto Rizzente e Paola Abenavoli. La potenzialità di internet ha prodotto la proliferazione di riviste e blog e la capillare presenza di enti teatrali e festival a fini promozionali attraverso materiali informativi, affiancati da artisti e compagnie. Stefano Locatelli propone uno sguardo di luci e ombre circa il processo di archiviazione digitale in corso in Italia. Si riparla di siti web e del rapporto con la critica teatrale della carta stampata nell’intervento di Diego Vincenti; mentre Roberto Canziani sposta l’attenzione a Facebook e Sergio Lo Gatto si interessa dei materiali teatrali presenti in modo massiccio in Youtube. Dalla promozione della nuova Giulietta Alfa Romeo, ispirata al teatro, Fabrizio Sebastian Caleffi sviluppa convincenti riflessioni sull’uso pubblicitario di elementi dedotti dallo spettacolo. In che misura i nuovi media (sms, chat, social network) trovino sostanza narrativa nella drammaturgia contemporanea e con quali effetti condizionino la scrittura, è l’argomento trattato da Pier Giorgio Nosari, che fonda il discorso riferendosi ad una serie di autori significativi, quali Igor Bauersima, Mimmo Sorrentino, Enda Walsch, Sergi Belbel. Concludono questo ricco e articolato dossier Teatro e nuovi media due contributi firmati da Anna Maria Monteverdi, attenta ad illustrare gli utilizzi della nuova tecnologia sul palcoscenico con esempi di gruppi nazionali e internazionali, e da Renzo Francabandera sul tema della fonia mobile.

 

La sezione Teatro di figura è occupata da un articolo di Laura Bevione sulla diciottesima edizione del festival Incanti di Torino. Nel cartellone abbondano spettacoli di marionette, burattini, pupazzi e teatro d’ombra. I festival Zona Franca di Parma e Segni d’infanzia di Mantova costituiscono due importanti rassegne per il filone Teatro-ragazzi. Dal resoconto di Mario Bianchi si ricava una certa condizione di salute creativa capace di sviluppare positivi spunti pedagogici e didattici.

I ricordi di Luigi Squarzina, fondamentale figura di regista e commediografo, e di Mario Ricci, esponente dell’avanguardia italiana degli anni Settanta, occupano le pagine di Exit.

Esauriente, come sempre, è la sezione riservata alle Critiche degli spettacoli teatrali prodotti in Italia e ordinati secondo criteri geografici.

 

Il testo pubblicato da «Hystrio» è Avevo un bel pallone rosso di Angela Dematté (Premio Riccione per il Teatro 2009), recentemente allestito dal Teatro Stabile di Bolzano per la regia di Carmelo Rifici.

Competono a Roberto Rizzente le tante e preziose informazioni raccolte ne La società teatrale.


di Massimo Bertoldi


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