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Un amore a Roma. Dal romanzo al film


Roma, Artemide, 2010, pag.223, Euro 25
ISBN 978-88-7575-115-9

È cosa nota che 1960 sia stato per il cinema italiano un anno particolarmente felice. Nell’arco di quei 365 giorni in cui l’Italia rigenerata sperimenta gli effetti del boom escono infatti alcuni capolavori come La dolce vita e L’avventura,  ma insieme alle pietre miliari in sala arrivano anche molti altri titoli di pregevole fattura e tra questi un posto spetta sicuramente a Un amore a Roma di Dino Risi. Tratto da un romanzo uscito nel 1956 del siciliano Ercole Patti e sceneggiato da Ennio Flaiano, il film racconta con toni sommessi e malinconici la passione di Marcello (Peter Baldwin), un giovane e aristocratico intellettuale per Anna (Milène Demongeot), una ragazza di provincia con ambizioni di attrice, incostante, candidamente infedele e di fatto incapace di ricambiare il sentimento.

Nella filmografia di Risi occupa un posto singolare e quasi scomodo, come quello di un figlio senza il tipico profilo di famiglia, dato che Risi dalla commedia veniva e (con altre eccezioni) alla commedia tornerà.

 


 

A riportare l’attenzione sulla pellicola è Fabrizio Natalini che nel libro Un amore a Roma. Dal romanzo al film decide di ricostruirne la genesi produttiva e creativa,  illustrando con meticolosità  il rapporto tra il testo di origine, la sceneggiatura e il film uscito nelle sale.

Natalini, già autore di un volume su Ennio Flaiano (Ennio Flaiano. Una vita nel cinema, Artemide 2005) incentra dunque il suo studio sull’adattamento e sul contributo dello scrittore abruzzese cercando di misurarne l’apporto, sia quando è al minimo (come in molti dialoghi lasciati pressoché invariati rispetto al testo di origine) sia quando emerge in modo inequivocabile. Non sono così pochi infatti i cambiamenti occorsi, a partire da una diversa geografia cittadina, (il quartiere Prati nel romanzo, il centro storico nel film) e a tutti quelli dovuti all’esigenza di aggirare la censura.

Flaiano inoltre, si legge, mentre rimodella il personaggio del protagonista crea una figura di intellettuale in crisi che va ad inserirsi tra il Marcello Rubini della Dolce Vita e il Giovanni Pontano, protagonista di un altro film da lui sceneggiato, La notte di  Michelangelo Antonioni uscito nel 1961.

E per quanto riguarda espressamente Fellini è senz’altro interessante scoprire nel romanzo di Patti trasparenti motivi ispiratori di alcuni episodi della sceneggiatura della Dolce Vita. Valgano da esempio le affinità di un finale sulla spiaggia presente in entrambe le scritture

 


 


Flaiano e Fellini  


 

L’indagine di Natalini ha però anche altre ragioni di interesse, che vanno oltre l’opera di Flaiano o la giustapposizione della sceneggiatura e del romanzo. Chi fa ricerche di questo tipo non potrà non trovare utile dal punto di vista metodologico, il capitolo dedicato all’Archivio dello Stato di Roma, dove sono conservati i documenti di cui si è avvalso l’autore per ricostruire nei dettagli la vicenda produttiva di Un amore a Roma.

In queste pagine, non senza difficoltà, si ricompongono e si riordinano tutti i passaggi che hanno portato alla realizzazione del film, dai contratti degli attori ai preventivi per la lavorazione fino ai giudizi della censura e ci viene ricordato, come in ogni studio che decide di seguire questo approccio, quanto sta dietro al ‘prodotto’ film.

A chiudere il volume una corposa appendice con le opinioni della critica del tempo in Italia e all’estero.


di Paolo Grassini


cover

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