Il volume a cura di Pasquale Iaccio ha una struttura quadripartita. La prima parte, Lalba del cinema a Napoli, corrisponde allampio saggio dello stesso Iaccio, intitolato Il documentario tra mito, stereotipi e realtà e verte sulla nascita del primo cinema a vocazione documentaria nella Napoli dei primi del Novecento. Segue una sezione intitolata Loccupazione della città: comprende i saggi di Gaetano Fusco e Germana Grasso che affrontano il tema dellarrivo del cinematografo a Napoli e il conseguente sviluppo dellesercizio nel territorio. La terza parte, Lespansione nella regione, tratta invece della diffusione del cinematografo in Campania, oltre i confini del capoluogo regionale e raccoglie i saggi di Roberta Bignardi, Mariangela Palmieri, Immacolata Del Gaudio e ancora Gaetano Fusco e Germana Grasso. La quarta e ultima parte, Sul cinema napoletano, è rappresentata dal saggio di Mario Franco Dalle origini al declino e riguarda invece la produzione cinematografica campana dallarrivo del cinematografo alla nascita del sonoro, ovvero alla crisi fatidica per il cinema campano, incapace di far fronte agli investimenti necessari alla conversione al sonoro.
A questa suddivisione interna al testo, esplicitata nellindice, si sovrappone una macro-struttura tematica simmetrica - stavolta implicita - secondo cui a una prima parte riguardante la produzione cinematografica “dal vero” (il saggio iniziale di Iaccio), che si sofferma sui topoi di questo proto-genere (dai “mangiatori di maccheroni” alla tarantella e alla festa della Piedigrotta), segue una parte centrale sul tema di quello che potremmo definire il primo esercizio cinematografico nella Campania dinizio Novecento; infine una terza sezione, che corrisponde ancora una volta al saggio di Mario Franco, concerne le tipologie del cinema di produzione napoletana, individuandone protagonisti e destinatari. Dunque lanalisi della produzione fa da cornice a quella della fruizione del cinema campano, a partire dalla prima proiezione in loco di pellicole Lumière di cui sia abbia notizia, il 30 marzo 1896 al Salone Margherita di Napoli. A tal proposito, le parole di Pierre Sorlin, autore della prefazione, distillano in pochi tratti lessenza del volume, evidenziando come abbia il merito di racchiudere i tre aspetti fondamentali della cinematografia campana: la creazione, limpianto locale e un pubblico appassionato.
Quanto alla produzione, il saggio di apertura si sofferma in particolare su quella proto-documentaristica napoletana, che a partire dal 1906 (anno in cui leruzione del Vesuvio fu filmata da Roberto Troncone) costituì il naturale prolungamento della tradizione iconografica del pittoresco napoletano iniziata dai pittori del Cinquecento, inserendosi in quel variegato genere del primo cinema che privilegiava le riprese di fatti cronaca o di carattere politico e sociale, contrapposto al cinema di finzione. Di questultimo, per quanto riguarda lambito campano, si occupa il già citato saggio conclusivo di Franco, che individua il tratto distintivo della produzione partenopea di finzione nelle costanti tematiche sentimentali legate alla tradizione canzonettistica locale, alla sceneggiata teatrale e ai romanzi dappendice.
Lautore del saggio finale introduce anche un rapido excursus sullespansione epidemica delleditoria cinematografica nella Napoli dinizio Novecento, dalla prima rivista italiana che accoglie notizie cinematografiche (Il Tirso, fondato a Napoli nel 1904) al settimanale Il Cinematografo (1907) cui se ne sommano molte altre, fino a fare del capoluogo campano il centro di maggiore produzione delleditoria di settore in Italia a partire dal 1908. Il saggio si conclude con unampia sezione dedicata ai primi produttori di film napoletani, a partire da Roberto Troncone che col fratello Guglielmo fondò la Partenope Film e divenne famoso grazie alla sua Eruzione del Vesuvio (1906), producendo in seguito, oltre ai primi “dal vero”, i film di finzione.
Lampio spazio che Lalba del cinema in Campania dedica alla fruizione cinematografica nel territorio è frutto di un minuzioso lavoro di spoglio di fonti archivistiche e giornalistiche come Il Giorno, il quotidiano fondato nel 1904 da Matilde Serao, sulle cui pagine la stessa giornalista pubblicava una rubrica quotidiana di commenti mondani intitolata Mosconi. Emerge così una fitta rete di informazioni che permettono di ricostruire unaccurata geografia delle sale cinematografiche nella Campania dinizio Novecento, soffermandosi in particolare sui principali centri di diffusione: da Napoli a Salerno, Cava de Tirreni, Benevento, Avellino e Caserta; dai Café-chantant ai primi baracconi in legno e le prime sale in muratura.
Il volume ha il pregio di restituire alla realtà campana e napoletana il rilievo che ebbe nella diffusione del primo cinema sul territorio nazionale e internazionale (le comunità di italiani allestero, in particolare in America), accanto a quelle milanese, torinese e romana.
Corredano il volume un discreto numero di immagini nel corpo del testo e un sedicesimo di illustrazioni in bianco e nero e a colori. Un lavoro tanto accurato, forte dellattenta consultazione di fonti spesso inedite o scarsamente conosciute, sarebbe auspicabile anche per altre cinematografie regionali: partendo da studi locali e circoscritti si possono ancora colmare le lacune presenti nella storiografia del primo cinema italiano. di Elisa Uffreduzzi
|
|