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ADE, n. 131, Julio-Agosto 2010
Revista de la Asociación de Directores de Escena de España

n. 131, Julio-Agosto 2010, pp. 216, euro 9.50
ISSN 1133-8792

Dall’editoriale segnaliamo l’intervento di Juan Antonio Hormigón che riflette sullo spreco di denaro di un governo, che continua a dichiararsi a favore delle arti dello spettacolo, ma che di fatto si ostina a riempire i cittadini di un fiume di parole vuote e retoriche, con l’unica finalità di salvaguardare gli interessi e i privilegi di una casta privilegiata: quella che gestisce il potere.

 

Il 17 maggio 2010 nella sede madrilena di AISGE si è tenuta una giornata in onore di Hormigón, in occasione della presentazione del volume Teatrología: nuevas perspectivas. Homenaje a Juan Antonio Hormigón. Relazionano sull’evento Carolina Romay (Un homenaje sorpresa para Juan Antonio Hormigón) e José Matías Maragoto Suárez (Un teatrólogo, pertinaz, hidalgo y con cachimba, en tres actos). Due pagina di questa sezione sono dedicate ai Mensajes y adhesiones lasciati dagli ospiti sul libro delle presenze.

 

Directores y escenógrafos ante la escenificación è il titolo del primo dossier. L’incontro tra il regista e lo scenografo può dare luogo a un’esperienza lavorativa feconda di risultati, quando trova la giusta sinergia, o, al contrario, laddove le posizioni risultano inconciliabili, può innescare una battaglia che spesso sfocia nel totale disastro (e la storia del teatro ha ripercorso infinite volte la seconda strada). In questa sezione si possono leggere le posizioni di un nutrito gruppo di directores e escenógrafos, in relazione alle risposte che ognuno ha dato a quattro domande fisse sul ruolo dei secondi; sul loro apporto al lavoro del regista; sul modus operandi per una corretta divisione del lavoro tra i due; sul grado di intervento del regista in relazione alla scenografia.

 

Il secondo dossier ha come argomento El esoterismo en el teatro. È Ignacio García May a collegare il teatro alle esperienze misteriche delle origini (come quelle di Eleusi, qui giustamente ricordate), poiché a esse intrinsecamente legato.

 

Nel suo intervento May parte dalla constatazione dello slittamento semantico del concetto di “mistero” attuato dalla Società scientifica: esso coinciderebbe con ciò che è sconosciuto, perché non indagabile, laddove il suo significato etimologico indicava qualcosa di conosciuto, ma di cui non si poteva parlare, in quanto gli adepti non avevano i mezzi per esprimere ciò che sapevano. Tutte le forme esoteriche successive alla rivoluzione scientifica sarebbero quindi solo surrogati di un perduto originale. L’autore ripercorre la diacronia teatrale fin dalle sue origini, intessendo fitti riferimenti ad esperienze performative e drammaturgiche, perché il Mistero permane nella nostra società, nonostante tutti i possibili tentativi in seno alla razionalità: «el teatro ocultista está tan vivo hoy como lo ha estado siempre». Antonio Ballesteros González riflette sul freudiano «das unheimliche» (di cui il corrispettivo spagnolo – extrañeza – non rende pienamente il senso) in relazione alla nascita della narrativa gotica inglese e ad alcune trasposizioni sceniche spagnole da essa derivate. Nella prima parte del suo intervento, Manuel F. Vieites conduce una interessante analisi semiotica dei simboli prodotti dalla cultura misterica inglese dell’epoca di Elizabetta I, ampliando giustamente lo spettro di indagine alla coeva cultura europea tout court; nella seconda parte riflette più a fondo su Marlowe, Shakespeare y Jonson: magos y alquimistas en la dramática isabelina, concentrando la sua attenzione in particolare su Doctor Faustus, The Tempest e The Alchemist. Ana Contreras relaziona sull’enorme influenza che ha avuto sulla cultura inglese (anche quella teatrale) John Dee (1527-1608). Egli fu scienziato e alchimista di formazione neoplatonica, dedito al contempo  all’occultismo, alla divinazione e alla filosofia ermetica. Nonostante tutto, anche se mai si dedicò direttamente all’arte tespica, Contreras sottolinea come è fuori da ogni dubbio che, senza il suo ascendente, il teatro inglese non sarebbe mai stato il fenomeno che noi oggi conosciamo. Blanca Baltés interviene con un breve scritto in cui riflette sulla scaramanzia e sullo scongiuro (conjuro è termine ambiguo in spagnolo e sottende entrambi i significati) in relazione all’influenza che essi hanno avuto sull’esperienza di autori e uomini di teatro in epoche diverse (l’antichità, l’era elisabettiana e la contemporaneità iberica), ognuno suggestionato in modo specifico secondo il proprio operato. Alicia-E. Blas Brunei presenta alcune Notas de una scenografía mística y esotérica sulla scenografia (a cura di Alicia Bas) del Drácula messo in scena da Ignacio García May (Centro Dramático Nacional, 2009).

 

Si segnalano infine: Un palmarés barcelonés con Shakespeare y Mozart, relazione del XII Certamen de Teatro de Directoras de Escena Ciudad Torrejón de Ardoz (10-24 aprile 2010), in cui oltre agli spettacoli in concorso, si presentano le figure delle registe partecipanti; e Quince x quince… Muestra de las Autonomías, che presenta i quindici spettacoli presentati in occasione del suddetto festival, tenutosi presso il Círculo de Bellas Artes di Madrid (25 febbraio-22 marzo 2010).

 

 

di Diego Passera


La copertina

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