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Or, hors, oreille. Alain Astruc, entretiens sur le théâtre Libri

«Moi quand j’écris, j’écris oralement. Bien sûr, ce sont des matières que je connais parce que je les ai vécues (…). Ce sont des rêves oraux, or». In queste poche parole è racchiusa la personale testimonianza di Alain Astruc (1924-2001), uomo di teatro, autore, attore e regista. Il volume Or, hors, oreille, uscito per Presse Universitaires de Vincennes, raccoglie diversi contributi sotto forma di brevi interviste, ognuna delle quali ha come tema un aspetto dell’arte teatrale, dal corpo, al ritmo, alla voce, al pubblico, al concetto stesso di rappresentazione. Il lettore trova così piena espressione della vitalità artistica del regista/attore, studioso di Artaud, professore d’arte drammatica a Paris VIII Vincennes, singolare sperimentatore nei suoi frequentatissimi corsi di teatro. Dalle pagine del libro emerge chiaramente il gusto di Astruc di fare teatro, di sentirsi a suo agio sul palcoscenico, di lasciarsi trasportare dal suono della voce, elemento principale dell’arte drammatica, di lavorare, come un atleta, sul corpo, ingombrante orpello e al tempo stesso sublime strumento per veicolare idee e pensieri. Riprendendo le teorie primo novecentesche sulla figura dell’attore, Astruc arriva a dichiarare l’essenza del suo modo di concepire il teatro, in un continuo rapporto attivo col pubblico: «L’auteur-acteur se fait sa propre marionnette en se projetant dans l’espace théâtral, devant un public appelé au dialogue et convié à constituer une nouvelle entité collective (…)». Attore e regista di opere di Molière, Duras, Genet e Beckett, fra gli altri, e scrittore di 17 pièces, Astruc è stato ricordato anche per le teorie teatrali seguite alle sperimentazioni condotte durante i suoi insegnamenti. Un curato apparato bio-bibliografico e fotografico chiude il volume, piccolo ricordo scritto di un mondo interiore messo in scena.

 

                                                              di Giacomo Villa


 
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