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Georges Pitoëff

Il Nostro Teatro

A cura di Dina Saponaro e Lucia Torsello

Roma, Bulzoni Editore, 2009, pp.106, 12 Euro
ISBN 978-88-7870-424-4

Georges Pitoëff (francesizzazione di Georgji Pitoev) nacque a Tiblisi, nel Caucaso, nel 1884. All’inizio degli anni Dieci fondò e dirisse il suo primo teatro a San Pietroburgo al quale dette il nome di Naš Teatr (Nostro Teatro). Visse tra la Svizzera e la Francia e in quest’ultima conobbe l’attrice Ljudmila Smanov, anche lei nata a Tiblisi. Dopo il matrimonio tornarono entrambi a Ginevra ottenendo grandi successi soprattutto grazie all’ottima sintonia artistica tra i due. La compagnia fu chiamata per un lungo soggiorno a Parigi nel 1921, dove Pitoëff resterà fino alla sua morte (17 settembre 1939). Il suo grande amore per la Francia lo spinse a naturalizzarsi francese nel 1929.

 

Il volume Il Nostro Teatro (nell’originale Notre théâtre) raccoglie alcuni scritti del regista di origine slava riuniti nel 1949, dopo dieci anni dalla sua morte, da Jean de Rigault. Nella Presentazione le curatrici si soffermano sulla rilevanza che il teatro di Pitoëff ha avuto in Italia: negli anni Venti la pubblicazione del suo La mise en scène aprì in Italia il dibattito sulla regia, un anno dopo la compagnia arrivò nella penisola rivelandone l’arte scenica. Dopo l’iniziale timore di una “tirannia” da parte del regista, ben presto i critici (in particolare Silvio D’Amico e Renato Simoni) ne apprezzarono il lavoro, che consisteva nel «trasformare in vissuta vita scenica tutta l’opera nella sua integrità, con tutto il suo spirito». Da non tralasciare il ruolo di rilievo assunto da Pirandello tra i drammaturghi più frequentati da Pitoëff e il rapporto che legò i due artisti.

 

Il primo gruppo di scritti riguarda le teorie del regista tese più che a ricreare l’opera, ad interpretarne e svelarne, con tutti i mezzi a sua disposizione, l’essenza, la filosofia. E al centro di questa operazione c’è l’attore, materia prima per eccellenza dello spettacolo. Regista e attore sono gli intermediari tra autore e pubblico e come tali devono «entrare in comunione con l’opera», darne la propria visione/interpretazione esaltandone la parte più significativa. Pitoëff chiude gli scritti con un invito a coinvolgere tutto il pubblico, e non solo l’elite intellettuale, in un teatro nuovo, che sia il migliore possibile, «per non arrendersi quando le difficoltà materiali si accaniscono contro di noi, quando la crisi ci minaccia di morte». Segue una serie di riflessioni del regista attorno agli autori che maggiormente ha messo in scena durante la sua carriera: Shakespeare, Pirandello, Čechov, Ibsen, Shaw, Lenormand, Molnár, Blok.

 

In chiusura del volume troviamo lo scritto di Ludmilla Pitoëff Il mio ricordo di Georges e un altro omaggio da parte di Benjamin Crémieux. In Appendice la nota biografica dell’attore-regista e la sua Teatrografia.
di Mariagiovanna Grifi


copertina

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