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Claudio Bigagli

Il cielo con un dito


Milano, Garzanti, 2010, pp.136, 14,60 euro
ISBN 978-88-11-67952-3

Molti lo ricorderanno nelle pellicole dei fratelli Taviani (La notte di San Lorenzo, Fiorile, Kaos), in Mediterraneo di Gabriele Salvatores, nei panni del tenente-pittore alla guida dello sconclusionato manipolo di soldati italiani, o in altre interpretazioni al cinema e in tv: oggi l’attore Claudio Bigagli (che ha sempre affiancato la scrittura al suo lavoro di attore)  propone un romanzo, Il cielo con un dito, con cui affronta il delicato tema dei rapporti tra lavoro, prostituzione e politica.

 

La protagonista, Gina, è una ragazza di vent’anni, bellissima e ambiziosa, che ha un sogno: sfondare nel mondo dello spettacolo. Per realizzarlo, allontanando lo spettro di una vita dura come quella di sua madre, è disposta a tutto. Anche a fare un “certo servizio” all’Onorevole cui deve il posto di lavoro da poco ottenuto.

 

La trama del romanzo ripercorre la giornata in cui deve consumarsi l’incontro tra la ragazza e il politico. A causa di una serie di contrattempi, il momento è più volte rimandato e Gina trascorre qualche ora di “vacanza” insieme a Marco, suo coetaneo, autista dell’Onorevole al quale viene affidata in attesa che il politico si liberi dai suoi impegni. «Lo saprà cosa vado a fare?», si chiede Gina. Ma Marco è al suo primo giorno di lavoro e ancora non immagina nulla, tutto preso dall’entusiasmo di portare a spasso per Roma una così bella ragazza guidando una così bella macchina. Anche lui, come Gina, sogna un futuro migliore e spera che quel posto di lavoro, ottenuto grazie a una raccomandazione, possa segnare l’inizio di un’attività redditizia. Le speranze di entrambi finiranno per scontrarsi con il cinismo degli adulti, conducendo la vicenda verso toni noir.

 

Il racconto è lineare (almeno fino al “colpo di scena” finale). Per la sua copertina e per la scelta di giovanissimi protagonisti, il romanzo di Bigagli ricorda quelli “alla Federico Moccia”. Se ne discostano le intenzioni e il linguaggio crudo, diretto, privo di occhieggiamenti agli stereotipi giovanilistici funzionali a carpire il consenso di queste fasce di lettori. La volontà di Bigagli non è quella di confezionare una storia sentimentale rivolta a adolescenti che in essa si possano riconoscere, ma denunciare la diffusione (non solo nel campo dello spettacolo) di clientelismi, raccomandazioni, pratiche ricattatorie, prostituzione. Saranno in molti, temo, non solo e non tanto tra i lettori under 20 quanto tra i loro fratelli (e sorelle) maggiori che hanno già avuto esperienza diretta della ricerca di un lavoro, a ritrovare qualcosa dei propri pensieri (e delle proprie tentazioni) in quelli di Gina e Marco. Non solo aspiranti veline, ma la massa di precari, inoccupati e disoccupati di qualsiasi ambito.

 

Bigagli si fa carico di difendere chi per impreparazione culturale e inesperienza rischia con più facilità di trovarsi sotto ricatto. Ne fa un problema anche di ordine generazionale (chi è arrivato è arrivato e sta ben attento a non farsi sopravanzare da chi è agli inizi). La sua riflessione non si esaurisce però nella semplice opposizione tra il mondo del potere, popolato da adulti cinici e pervertiti, e quello dei giovani desiderosi di trovare una collocazione nel mondo. Gina, Marco, pur “freschi come una giornata di primavera” e vittime dei sistemi di potere costruiti dai loro precursori, non sono né puri né coraggiosi. Hanno il profumo buono di una giovinezza carica di attese per l’avvenire, ma non sono “simpatici”, e probabilmente non sarebbero diversi da chi ha le redini del loro destino se occupassero un’altra posizione. Non desiderano anche loro fama, “grana”, sesso e potere?

 

Le doti, i meriti, non sono riconosciuti, non servono a molto, perciò ogni scorciatoia sembra legittima. Ma Bigagli si rifiuta di credere che lo sia. Per cui se da una parte punta con forza il dito contro la violenza di chi usa il lavoro come merce di scambio, dall’altra non indulge sui suoi protagonisti preoccupati più di arrivare che di essere. Da questo punto di vista Il cielo con un dito si pone sul filo della continuità con un altro testo scritto da Bigagli, allora per il teatro, Duri di cuore deboli di nervi dove più dichiaratamente si affrontava la questione del successo: che cos’è e cosa vi si sacrifica? Gina e Marco, i ventenni, i trentenni di oggi sognano un futuro migliore. Ma quale? La propria porzione di “roba” conquistata ai danni di altri? Saranno capaci di rinunciare alla seduzione di un paio di scarpe rosse, al rombo di motore di un auto di lusso?

 

 

Emanuela Agostini


copertina

cast indice del volume


 





Claudio Bigagli
 
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