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Claudio Longhi

Marisa Fabbri. Lungo viaggio attraverso il teatro di regia


Firenze, Le Lettere, 2010, pp. 573 (con CD-rom allegato), euro 48,00
ISBN 978-8860873132

A qualche anno di distanza dalla morte dell’attrice, l’importante volume di Claudio Longhi ricostruisce il percorso teatrale e intellettuale di una delle protagoniste delle scene italiane del secondo Novecento, Marisa Fabbri. La prima parte del volume traccia in modo approfondito le tappe della biografia dell’attrice: dal diploma di recitazione a Firenze, città natale, alle prime prove nel Teatro Universitario, dalla scoperta dell’ambiente milanese (la Fabbri racconta, con tono divertito, della bocciatura per scarsa telegenia in un provino per la televisione milanese) fino all’approdo nei primissimi anni Sessanta allo Stabile  di Trieste.


I giganti della montagna di L. Pirandello;
regia di G. Strehler, Piccolo Teatro di Milano, 1966.

 

Ma è il rapporto che la legò ai maggiori registi italiani di teatro del Dopoguerra che emerge dalle pagine del volume (l’autore riporta criticamente anche varie lettere della Fabbri che aiutano a coglierne la personalità e i progetti): con Strehler lavorò ne I Giganti della montagna di Pirandello (1966), ricordato dall’attrice come un viaggio teatrale «emozionante» attraverso numerose città italiane e ne La cantata del mostro lusitano di Weiss (1968), con Aldo Trionfo in Dialoghi con Leucò tratto da Pavese (1964), Vincenz e l’amica degli uomini importanti di Musil (1964) e Elettra di Sofocle (1974). Ma è con Ronconi il sodalizio più fruttuoso e duraturo: iniziato con I lunatici di Middleton (1965), proseguì con l’Orestea di Eschilo (1973), portato in giro per tutta Europa con notevole fortuna, e le Baccanti di Euripide (1978). Il rapporto continuò fino alla fine degli anni Ottanta (memorabile la sua interpretazione nelle Tre sorelle di Cechov o nell’Uomo difficile di Hofmannsthal, che le valse il premio Ubu 1990) e fu l’occasione per l’attrice di una profonda riflessione sull’arte dell’attore e sul teatro di regia, di cui Longhi dà conto nella seconda parte del libro. Viene infatti esposto, nella sezione chiamata appunto “Breviario di estetica teatrale”, il “metodo Fabbri”: a partire dalla religione per il testo (non il ruolo, o la parte), da cui parte il lavoro dell’attore, e per la drammaturgia (dialogo, personaggi, scene), riconosciuta come la forma più alta e complessa dell’esperienza letteraria, fino alla concezione strutturalista e all’approdo ronconiano di attore come «scrittura vivente».


Cantata di un mostro lusitano di P. Weiss;
regia di G. Strehler, Gruppo Teatro e Azione, 1969

 

Il libro si sofferma anche sull’attività televisiva dell’attrice, su quella radiofonica (fu magistrale voce di grandi classici della letteratura e del teatro europei) e su quella cinematografica: da La pecora nera (1968) di Luciano Salce, passando attraverso Sacco e Vanzetti (1971) di Giuliano Montaldo, l’indimenticato Il Prof. Dott. Guido Tersili, primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue (1969) sempre di Salce, fino a 4 mosche di velluto grigio (1971) di Dario Argento.

 

Il CD rom allegato contiene una ricca e ragionata bibliografia e sitografia, elenchi preziosi (da quello dei materiali d’archivio citati nella trattazione, a quello delle regie teatrali e dei lavori cinematografici) e numerose immagini, private, di teatro, di cinema e di televisione.

 

di Giacomo Villa


copertina

cast indice del volume


 





Le Baccanti di Euripide;
regia di L. Ronconi, Laboratorio di Progettazione Teatrale di Prato, 1978.

 
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