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Theaterheute, 2010, n. 4


2010, n. 3, pp. 64 € 14,80
ISSN 0040 5507

La poca fedeltà, talvolta vicina al tradimento, manifestata dalle traduzioni tedesche a proposito di opere di William Shakespeare e gli allestimenti teatrali che assomigliano a messinscene liberamente ispirate piuttosto che filologicamente attente al tessuto linguistico e anche narrativo, sollevano la questione circa la reale bellezza universale attribuita alla sacralità della parola e ai capolavori del Bardo. Questi interrogativi sono alla base degli interventi raccolti in “Shakespeare deutsch”, che apre il numero di aprile di “Theaterheute”. Dalla conversazione con Frank Günther, traduttore e regista, emergono preziose indicazioni e riflessioni relative alla tecnica compositiva e montaggio linguistico praticato dal drammaturgo inglese e spiegano, tra l’altro, i motivi dell’attuale allontanamento dall’originale seicentesco. Il contributo di Tragelehn, recente traduttore dell’ennesima edizione di Romeo und Julia (Frankfurt, Stroemfeld Verlag), ripercorre le tappe storiche dei contatti e delle influenze esercitate dai modelli shakesperiani nella scrittura teatrale a partire dal Settecento, con Schiller, Goethe, Wiland, Herder, per continuare con gli esiti ottocenteschi sintetizzabili nel Woyzeck di Georg Büchner e nelle versioni di Schlegel, destinate a durare fino agli anni Cinquanta del Novecento.

 

“Aufführungen”, la sezione della rivista berlinese dedicata alle produzioni più recenti della scena tedesca, si apre con la rassegna “Ruhr 2010”, che si è svolta in sei città del Land unite dal progetto “Odysee Europa”, metaforicamente ispirato ai viaggi dell’eroe greco. Il percorso inizia nel Grillo-Theater di Essen con il ritorno di Ulisse a Itaca raccontato in Areteia e allestito dal polacco Grzegorz Jarzyina, prosegue con la tappa nello Schauspiel di Bochum dove Lena Schwarz e Wolfgang Michael hanno interpretato Der elfte Gesang di Roland Schimmelpfennig (regia di Lisa Nielebook).

 

L’appuntamento successivo è stato nel Peter Corps Theater di Oberhausen con Penelope di Enda Walsh per la cura scenica di Tilmann Knabe con Manja Kohl nella parte del titolo; nello Schlosstheater di Moer il pubblico ha applaudito Pirikizi di Emine Sergi Ozdamar, Sirenengesange di Peter Nàda è stato allestito da Roberto Ciulli, intendente del teatro di Mühlberg, mentre Odysseus, Verbrechen di Christoph Ransmayr ha concluso il ciclo di spettacoli, tutti ispirati al mito ed alle gesta di Ulisse interpretato in chiave moderna, strappando consensi nel pubblico accorso nello Stadttheater di Dortmund.

 

A Berlino hanno primeggiato due spettacoli. Soldaten di Lenz allestito da Frank Castorf nella Volksbühne presenta velate e discutibili allusioni alla guerra in Afganistan. Tra gli attori si sono distinti Kurt Naumann, Ada Labahn, Margarita Breitkreiz e Bärel Boll. Dimiter Gotscheff firma per il Deutschen Theater la regia di Krankenzimmer Nr. 6 ispirato all’omonimo racconto di Anton Cechov arricchito con estratti da Il giardino dei ciliegi e Ivanov. Il collage si è dimostrato efficace, anche grazie alle prestazioni artistiche degli interpreti principali, Samuel Finzi, Almut Zilcker, Andreas Döher, Margit Bendokat. Il Burgtheater di Vienna ha ospitato la messinscena di Quai West di Bernard-Marie Koltès. La regia di Andrea Breth avvolge il palcoscenico in un’atmosfera cupa e inquietante che rende quasi spettrali i corpi degli attori (Steven Eric Bechtolf, Philipp Hauss, Andrea Clausen, Hans-Michael Rehberg).

 

Nella sezione “Neue Englische Stücke” del mensile si parla delle ultime opere firmate da affermati commediografi, recentemente allestite con successo nei teatri della capitale, Waisen di Dennis Kelly (testo pubblicato in questo numero di«Theaterheute»), Punk & Rock di Simon Stephen e Midsummer di David Greig. Lo Schauspiel di Francoforte ha prodotto la messinscena di Sea Wall (Steinwald) di Stephen, anche regista del monologo affidato a Isaak Dentler. Delirium di Enda Walsh, nella versione proposta dalla regista Schirin Khodadadian racconta lo sfascio di una famiglia secondo l’interpretazione di Florian Hänsel, Gregor Trakis, Thomas Marx.

 

Nella sezione “Akteure” si legge il profilo di Bernd Rademacher, attore della Schauspielhaus di Bochum, che vanta un percorso artistico segnato da spettacoli di successo come Eine Familie di Tracy Letts per la regia di Markus Dietz. Il suo potenziale comico è emerso, tra l’altro, nella versione esilarante di Amleto tratta da Sein oder Nichtsein di Josef Turas. L’intervista a Frie Leyer, curatrice del festival “Theater der Welt”, illustra le linee guida della rassegna, fondata sull’ospitalità a molti giovani artisti internazionali, che si esibiranno ad Essen e Mühlheim.

 

Il secondo appuntamento con il dibattito dedicato al rapporto tra spettacolo e democrazia (la prima parte è stata pubblicata nel numero precedente) raccoglie le riflessioni di Thomas Ostermeir che inquadra il problema nell’ottica della globalizzazione per ricavarne una visione assai poco rassicurante.


di Massimo Bertoldi


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