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Révue d’Histoire du Théâtre, n.4, octobre-décembre 2009


Rivista trimestrale di teatro, n.4, 2009
ISSN 1291 - 2554

Alla metamorfosi animale è dedicato il dossier con cui si apre l’ultimo numero della Révue d’Histoire du Théâtre, con tre contributi che affrontano il tema ovidiano del cambiamento di stato, di natura, rintracciando alcuni esempi teatrali dall’Antico Regime fino ai giorni nostri. Noémie Courtès in Les métamorphoses de Circé sur les scènes de l’âge classique si occupa della magia di Circe, responsabile della mutazione da essere umano in animale, offrendo una panoramica di esempi di vari generi drammaturgici (balletti, commedie, opera e pièces à machines): dal Ballet comique de la Reine (datato 1581), passando attraverso gli éscamotages per rendere scenicamente le trasformazioni suggerite nel compendio dell’italiano Sabbatini (edito tardivamente in Francia col titolo Pratique pour fabriquer scènes et machines de théâtre), fino agli esempi francesi (Circé di Corneille e di Desmarets e Saintonge). Uno spunto importante è l’accenno della studiosa al filone di ricerca che individua nei soggetti di analogo tema dei comici dell’Arte una possibile fonte per l’elaborazione drammaturgica sviluppatasi in terra francese.

Olivier Goetz analizza la pièce Chantecler (1910) di Edmond Rostand: dramma eccentrico che propone soltanto personaggi animali sulla scena, caricatura o meglio provocante riproposizione scenica di un genere teatrale coevo (si pensi alla féerie, come Le Roi Carotte di Victorien Sardou); ma Chantecler è anche un’inquietante meditazione intorno alla figura femminile, chimera mostruosa e ibrida, ambigua dal punto di vista sessuale, resa sulle scene attraverso pesanti costumi che schiacciavano e rendevano impersonali alcune attrici come Augustine Leriche o Simone Le Bargy.  La drammaturgia di alcuni autori africani contemporanei (Caya Makhélé, Koffi Kwahulé, José Pliya), secondo Sylvie Chalaye, offre alcuni esempi di metamorfosi animale: mutuato dalla tradizione orale, questo tema assume la particolare valenza di riproposizione artistica del mondo ancestrale di demoni e spiriti, cari a pratiche spirituali africane: gatti, cani, licaoni, iene altro non sono che presenze, inquietanti, nemiche o alleate, simboli viventi di un antico bestiario.   

Della parade, genere di cui niente sembra essere rimasto se non nelle sue forme cinematografiche o nei libri universitari ad esso dedicati, di una sua rinascita presso il théâtre jeune public contemporain si occupa l’intervento di Karine Veillas; l’idea di fondo è che il genere, privato di un linguaggio troppo frequentemente allusivo in termini sessuali, caratteristico delle anciennes parades del XVII-XVIII secolo, mantenga vivi ancora alcuni tratti, come l’importanza della fabulazione, la riproposizione di temi e situazioni déréglés (affidati al clown), anche se destinato ad un pubblico giovane. Miloš Mistrík analizza invece l’impatto sulla nascente arte drammatica slovacca dei Fratelli Karamazov di Jacques Copeau, tradotto da Helena Malĩrová e Zora Jesenká, per la regia di Drahoš Želenský. Andato in scena nel 1947 (poi venti anni più tardi), nel teatro Nová Scéna di Bratislava, rappresenta una data importante per il teatro slovacco.

La crisi – tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento – del modello di teatro pubblico francese nato dalla Liberazione, cede ora il passo alla misurata ricomposizione su un piano storico e storiografico delle diverse posizioni circa l’idea di “teatro pubblico” o, meglio, di servizio pubblico del teatro. Vengono ora riconsiderate, infatti, nel contributo di Marion Denizot, da un lato la rivendicazione d’appartenenza al teatro popolare, dall’altro l’idea della decentralizzazione teatrale, conseguente all’affermazione di politiche culturali su scala territoriale.

Infine la rivista ospita una serie di estratti di interventi di alcuni fra i più importanti critici e studiosi di teatro (da Colette Godard a Béatrice Picon-Vallin, da André-Louis Périnetti a Lucien Attoun) registrati in occasione della Giornata Mondiale del Teatro nel maggio del 2009 e dell’uscita del volume di Odette Aslan, Paris capitale mondiale du théâtre. Le Théâtre des Nations, edito da CNRS Éditions. Da segnalare, nella sezione “Livres et revues” la recensione di François Moureau del libro di Siro Ferrone, Arlequin. Vie et aventures de Tristano Martinelli, acteur, uscito in Francia per l’Entretemps éditions.

di Giacomo Villa


Révue d’Histoire du Théâtre

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