Lattuale crisi economica e la politica sono i due fuochi intorno a cui si radunano gli interventi in questo numero di «Ade», poiché queste sono sentite come le principali determinanti della sussistenza del mondo dello spettacolo in generale.
Nelleditoriale, Juan Antonio Hormigón ricorda che la Asociación de Directores de Escena de España è senza scopo di lucro, sebbene abbia ottenuto lo statuto di impresa culturale, e si impegni quindi al pagamento dei numerosi collaboratori, alla denuncia dei redditi e allassolvimento trimestrale dellIVA. Il Ministero della Cultura spagnolo le impedisce però, come del resto a tutte le imprese del medesimo tipo, laccesso ai finanziamenti pubblici, «señalando expresamente que sólo pueden concorrir empresas mercantiles». Manuel F. Vieites, riferendosi al XV Congresso di «Ade» (vedi numero precedente), ricorda il dibattito intorno alle arti sceniche in quanto industrie culturali, sottolineando lossimoro in atto e i rischi collegati: «es preciso exigir un uso adecuado de los conceptos para no confundir churras con merinas, aunque todas sean ovejas». Infine, Vicenç Navarro denuncia la mancanza in Spagna di una opposizione di ideologie, che infetta lutilizzo dei media rendendoli subdolamente persuasivi e non democraticamente informativi. Gli interventi dellampio e approfondito dossier (La cultura, el teatro y la crisis) approfondiscono le questioni preannunciate nelleditoriale.
Interessante, in questo numero – che si occupa anche dei rapporti tra stato e arte (La cultura del mercadeo destruye la cultura) – è la sezione monografica dedicata a Jerzy Grotowski: Grotowski. Cinquenta años del laboratorio teatral (1959). Il saggio introduttivo di Jarosław Bielski ¿Qué queda de Grotowski?, mette in rilievo che qualunque sia il valore che si voglia attribuire al lavoro dellartista polacco, «lo que no se puede negar […] es que ha sido la voz e insignia de una época; qué a travéz del teatro, y luego más allá del teatro, intentó buscar y expresar la verdad sobre la esencia del ser humano contemporáneo». Al saggio introduttivo seguono quattro scritti dello stesso Grotowski: Hacia un teatro pobre, in cui egli riflette sullessenza della sua arte; Respuesta a Stanislavski (tratto da «Dialog», n. 5, 1980 e tradotto da Margherita Pavia), una lunga e complessa riflessione intorno a Il Principe Costante, atta a rispondere a una domanda non “del” regista russo, ma “su” di lui: «Stanislavski es importante para el nuevo teatro?»; Lo que fue (tratto da «Dialog», n. 10, 1972 e inserito già in Máscara…, a. III, n. 11-12, 1992-93, pp. 39-46) messa su carta di un intervento tenuto in Colombia nel 1970, in cui si riflette su alcuni specifici teatrali: la preparazione tecnica, lo spazio, il testo, la parola, il movimento, la luce; El performer, interamente dedicato allesecutore, «el hombre de acción». La lunga sezione monografica è conclusa da un intervento di Urszula Aszyk, che riflette su come sia stato recepito linsegnamento di Grotowski in Spagna.
Degni di nota i due saggi che chiudono il numero. Vanguardia y clasicismo en el Japón del siglo XX: las dos caras de una misma moneda di Fernando Cid Lucas indaga linfluenza del teatro occidentale su quello nipponico dopo che, dal 1853, ebbero inizio i viaggi verso e dalloriente. Nel breve saggio di Lucas spiccano i nomi di Sudo Sadanori, Sada Yacco, Kawakami Otojiro, Tsubouchi Shōyō e Osanai Kaoru. Líneas maestras del Romanticismo di Ilia Galán evidenzia i debiti, evidenti ma troppo spesso frettolosamente dimenticati, che la nostra società artistica paga al grande movimento romantico, e ne ricerca, nella evidente e riconosciuta frammentazione geografica, le linee guida comuni, poiché «algunas líneas principales parecen ser comunes si no a todos sí a buena parte de los románticos de los diversos países».
Si segnalano infine lintervista di José Gabriel López Antuñano a José Luis Alonso de Santos, insegnante di drammaturgia presso la Real Escuela Superior de Arte Dramático di Madrid, e dal 2000 al 2004 direttore della Compañía Nacional de Teatro Clásico; e la pubblicazione integrale di Historia de un trader, traduzione dellultimo testo di Jean-Louis Bauer, la cui prima si è tenuta presso il Théâtre National de Nice.
di Diego Passera
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