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Theaterheute, n. 12, 2009


n. 12, 2009, pp. 64, € 14,80
ISSN 0040 5507

«Theaterheute» si apre con un dossier dedicato alla Cina, in occasione del festival “Neue Dramatik: China / Deutschland” recentemente svoltosi a Pechino per iniziativa dell’Accademia Teatrale della capitale asiatica in collaborazione con il Goethe Institut. Scambi di esperienze e dibattiti sulla drammaturgia contemporanea hanno caratterizzato un interessante convegno, animato dalle testimonianze di uomini di spettacolo cinesi, come la regista Cao Kefei, la scrittrice Poon Wai Sum della quale è stata rappresentata a Düsseldorf la surreale commedia Meditierende Spinnen.

 

Contributi significativi sono stati offerti dagli esponenti storici del teatro cinese, quali Cao Kefei, regista di Das letzte Feuer di Dea Loher, Lai Shengschuan, il commediografo Guo Shixing che spiega il peso della censura di regime e i difficili rapporti con i modelli del teatro occidentale, al quale si affianca l’analisi della studiosa Lin Kehuan, attenta a cogliere le contraddizioni e le anomalie nell’introduzione sperimentale del teatro di parola a partire dagli anni Ottanta in una tradizione fortemente radicata nell’uso del gesto e del corpo. Il punto di riferimento per lo spettacolo cinese rimane Shangai, dove è attiva la Shangai Theatre Academy, come illustra l’intervento di Sabine Heymann, che esplora la produzione teatrale divisa tra ferreo mantenimento della tradizione e apertura ai repertori europei, in modo particolare di Shakespeare, Ibsen, Brecht. Contaminazioni della modernità attraversano i lavori di danza della  Company Jim Xing (The China Project), di Tian Mansha, che seguendo un lungo percorso di ricerca ha riformato la drammaturgia e la regia dello spettacolo operistico.

 

La sezione “Starts” della rivista berlinese è occupata da un gruppo di personaggi importanti per lo spettacolo tedesco contemporaneo. Oliver Reese, conclusa la breve esperienza berlinese, ritorna a ricoprire il ruolo di intendente dello Schauspiel di Francoforte, proponendo produzioni di alto livello, dalla sofoclea Antigone allestita da Michael Thalheimer con Constanze Becker nel ruolo dell’eroina e Marc Oliver Schulze in quello di Creonte, a Tre sorelle di Anton Cechov affidata alla regia di Karin Henkel e all’interpretazione di Stephanie Eidt, Claude de Demo e Kathleen Morgeneyer. Di rilievo sono risultati anche gli altri allestimenti, tra i quali emergono Hautnah che Christoph Mehler ricava dall’omonimo romanzo di Patrick Marber, e l’ibseniano Hedda Gabler nella messinscena firmata da Alice Buddeberg, con un’applaudita Constanze Becker nella parte della donna assassina, affiancata da Thomas Huber, Sebastian Jacobi, Isaak Dentler. La nuova direzione dello Staatsschauspiel di Dresda, affidata alle competenze di Wilfried Schulz proveniente dallo Schauspiel di Hannover, si sviluppa su una linea artistica di recupero di testi classici (Wilhelm Meister Lehrjahre di Johann Wolfgang Goethe nell’ideazione della regista Friederike Heller, lo shakesperiano Romeo und Julia nella cura scenica di Simon Solger).

 

Da ricordare il brechtiano Heilige Johanna der Schlachthoefe allestito da Tilmann Kohler e recitato da Benedikt Kauff, Benjamin Parquet, Annett Krause e Antje Trautmann nella parte della protagonista. “Starts” si schiude con l’esposizione della programmazione realizzata presso lo Staatsschauspiel di Hannover dal nuovo intendente Lars-Ole Walburg. Dopo il debutto di Das Leben der Autors di Ilja Ehrenburg, seguono Simplicissimus Teutsch, che Hans Jakob Christoffel ricava da Grimmelshausen, Vom Ende des roten Menschen della giornalista russa Swetlana Alexejewitsc che propone una sorta di reportage storico, intrecciando testimonianze e documenti relativi alle vicende sovietiche dall’età di Stalin ai fatti dell’Afghanistan. Tra le altre produzioni spiccano il cechoviano Giardino dei ciliegi di Thomas Schweiger letto in chiave moderna secondo una linea di regia attenta alle sfumature interiori dei personaggi, affidati alle interpretazioni di Veronica Avraham, Aljoscha Stadelmann, Susana Fernandes Genebra, Wiebke Frost, Julia Schmelbrock, Wolf List e Janko Kahle.

 

Nella sezione “Akteure” si legge il profilo artistico di Hans Kremer, attore ora nella compagnia del Thalia Theater di Amburgo dopo una lunga militanza nei Kammerspiele di Monaco, dove si è distinto in molti spettacoli, tra i quali Rechnitz di Elfriede Jelinek, Mittangswende di Paul Claudel (regie di Jossi Wieler), Die Ehe der Maria Braun di Raner Werner Fassbinder (regia di Thomas Ostermeier). Seguono un’intervista a Felicia Zeller, autrice di Gesprache mit Astronauten, commedia recentemente allestita a Friburgo, e la citazione commentata di passi estratti da Schweiben, Knapp wurst, abends Gäste (Springe, Klampen Verlag, 2009, pp. 270), autobiografia di Siegfried Melchinger, per molti anni apprezzato collaboratore della rivista.

 

di Massimo Bertoldi


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