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Biblioteca teatrale, n. 83-84, luglio-dicembre 2007
Rivista trimestrale di studi e ricerche sullo spettacolo - Il Teatro brasiliano

A cura di Leonardo Boccia

n. 83-84, luglio-dicembre 2007, pp. 258, euro 25
ISSN 0045 - 1959

I saggi presenti nel n. 83-84 di «Biblioteca teatrale» sono interamente dedicati al Teatro brasiliano, affermatosi solo recentemente (nel XX secolo) come teatro professionale e nazionale. Gli articoli sono frutto dell’interscambio realizzato, a partire dal 2005, tra l’Università La Sapienza di Roma e l’Università Federale di Bahia (UFBA), con seminari e workshops su temi fondamentali di teatro e transculturalità tra Italia e Brasile. Gli autori si soffermano sul contesto storico-culturale in cui si sviluppa il teatro brasiliano sottolineando l’intersezione della scena popolare con quella borghese e d’avanguardia ed il prezioso contributo degli artisti europei.

 

Leonardo Boccia, curatore del fascicolo, racconta in Teatro e carcamanos. Anarchismo e potere a San Paolo nella prima metà del Novecento, come il teatro sia stato, metà del XIX secolo, veicolo di espressione e comunicazione per gli emigrati italiani in Brasile, i quali hanno dato vita a San Paolo al Teatro Sociale anarchico, divenuto forma di lotta contro lo sfruttamento del proletariato. A lungo andare l’integrazione degli italiani ha portato alla perdita d’uso del termine carcamano (“ladro, furfante”), utilizzato dagli abitanti per definire gli emigrati, e ad una forma di riconoscenza verso di loro da parte della popolazione autoctona. Dal 1948 una nuova sfida per elevare la qualità di produzione teatrale brasiliana è stata l’esperienza del Teatro Brasileiro de Comédia fondato dal napoletano Franco Zampari. I saggi di Lídia de Teive e Argolo e di Yuri Brunello, rispettivamente L’osceno in scena. Nelson Rodrigues e il nuovo teatro brasiliano e Nelson Rodrigues in dialogo con Luigi Pirandello, si soffermano sull’autore avanguardistico che ha rivoluzionato il teatro brasiliano con l’adesione al modernismo ed alle nuove tematiche esistenzialiste. Prodotto dell’innovazione drammaturgica, stilistica e registica è la messinscena del 1943 del suo Vestido de noiva con la regia del polacco Zbiguiew Ziembinski, in cui vengono portati in scena l’intimità, l’inconscio e i piani dell’allucinazione. Brunello analizza tre testi rodriguesiani degli anni ’40, la cui ispirazione al pirandellismo è dichiarata dallo stesso autore.

 

Paulo César Alves propone in rassegna gli eventi spettacolari brasiliani che risultano più incisivi per la storia del teatro locale. Partendo dal periodo coloniale l’autore mostra come la teatralità fosse stata introdotta dai coloni portoghesi fino a divenire elemento nazionale nel Romanticismo secondo il più ampio progetto di costituzione della nazione brasiliana. Il suo excursus arriva fino alla prima metà del secolo scorso quando troviamo una maggiore diffusione del teatro, soprattutto della commedia, in senso “realista”, come strumento di critica dei costumi del paese. Eugenia Maria Galeffi e Sergio Romanelli contribuiscono con un saggio dedicato allo scrittore brasiliano dell’Ottocento Machado de Assis, protagonista soprattutto come critico teatrale, voce fondamentale nei dibattiti riguardanti la scena e il compito “civilizzante” del teatro. Raimundo Matos de Leão, in Modernità e avanguardia nella scena teatrale baiano-brasiliana, offre una panoramica della storia della scena brasiliana novecentesca a partire dal processo di “modernizzazione” passando per i vent’anni di regime e censura dittatoriale, fino a soffermarsi sulle realtà teatrali di Rio e San Paolo, comprese le esperienze avanguardiste, e di Bahia, in cui una vera Escola de Teatro nasce negli anni ’50 quando si afferma la figura del regista e vi è una ripresa delle forme di teatro popolare. Cleise Furtado Mendes continua lo stesso discorso mostrando come il caso del teatro baiano sia stato un grande traguardo raggiunto in un paese dove nelle maggioranza delle città mancava un progetto ufficiale di appoggio per l’allestimento di spettacoli. Mendes delinea le caratteristiche del teatro besteirol, (tipico di Bahia: commedia leggera, farsa) che dà vita ad una generazione di drammaturghi con una fisionomia comune locale.

Il contributo di Armindo Bião, Un lessico per l’etnoscenologia: proposta preliminare, ci propone una metodologia e una linguaggio specifico per questa nuova disciplina nata nel 1995, trattata soprattutto dall’Università di Bahia. Maria das Graças Meirelles Correia ci racconta l’Arte drammatica in cordel, produzione letteraria popolare dell’Ottocento, pubblicata in forma di libretto, da esporre e vendere per strada. Sviluppatasi soprattutto nello stato di Paraíba, regione tutt’oggi più povera nel Nord-Est brasiliano, è legata allo spettacolo di piazza ed alla cultura orale dei cantastorie/suonatori di viola, la cui centralità si va perdendo con l’impiego della stampa. Natalia Coimbra de Sá descrive La Festa da Boa Morte, una festa popolare tipica della città baiana di Cachoeira,,,, che rappresenta un evento di sincretismo religioso e di ibridismo culturale. In essa troviamo elementi rituali e simbolici afro-brasiliani, essendo la popolazione di Cachoeira per lo più discendente dagli schiavi. Márcio Pereira racconta il “fenomeno telenovela”, uno dei prodotti culturali più importanti della Tv brasiliana, dalla nascita della radionovela (1954) fino ad un caso specifico particolarmente riuscito (Sete Pecados del 2007), di cui analizza gli elementi stilistici, la strategia espressiva-ideologica e, in particolare, l’interpretazione dell’attore Reynaldo Gianecchini.

di Mariagiovanna Grifi


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