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Enzo Moscato

L’angelico bestiario


Ubulibri, 1991 (rist. giugno 2009), pp. 302, euro23,00
ISBN 9788877481115

Il volume, ristampa della prima edizione del 1991, ospita alcune fra le più significative opere teatrali dell’attore, scrittore, regista e sceneggiatore napoletano: si tratta di due commedie (Festa al nobile santuario, 1983 e Ragazze sole con qualche esperienza, 1985), di due drammi o meglio pièces noires (Pièce noire [Canaria], 1985 e Bordello di mare con città, 1987) e di un dramma lirico (Partitura, 1988). Il libro è poi corredato di un’introduzione (Teatro e poesia in Enzo Moscato, di Fabrizia Ramondino) e da una singolare e accattivante postfazione a firma di Moscato medesimo (Mentre componevo “L’Angelico…” pensavo forse all’Infinito?) che presenta in modo del tutto originale la scelta di proporre e riproporre quelle opere che si pongono come la prima vera e propria (escludendo Carcioffolà e Scannasùrice) produzione di scrittura drammaturgica, databile al primo quinquennio degli anni ’80.

Le due commedie sono un esempio di opere teatrali profondamente intimistiche e venate di un umorismo piuttosto amaro: la storia delle tre sorelle Annina, Elisabetta e Maria, tra solitudini, rancori familiari e osservanza quasi nevrotica di pratiche devozionali che fanno tutt’uno con le tradizioni di famiglia; spicca l’ansia di riscatto di Annina (l’amore per Toritore) che si figura come desiderio di staccarsi dalle sorelle in Festa al nobile santuario. Violenza, amore e profonda solitudine fanno da sfondo a Ragazze sole con qualche esperienza. La vicenda di due travestiti (Grand Hotel e Bolero Film) e di due delinquenti (Scialò e Cicala) che, fingendo un regolamento di conti, si incontrano in realtà per un folle ma inebriante incontro amoroso, dopo un’inserzione sulla rivista Cuori Solitari. Tra farsa e violenza, si mescolano lingue e dialetti (lo scarto evidente tra l’italiano parlato da Scialò, ad esempio, e il vorticoso dialetto napoletano di Gran Hotel, che genera anche non poche divertenti incomprensioni). Il testo andò in scena per la prima volta nel 1985 al teatro Ausonia di Napoli nel 1985, interpretato, oltre che da Moscato, da Annibale Ruccello, Silvio Orlando e Tonino Taiuti.

Bordello di mare con città ancora offre il tema della religiosità e delle credenze popolari, insieme a quello, tragico, della prostituzione e della solitudine. Assunta, un tempo donna di mestiere, abita in un ex bordello insieme ad alcune compagne, con le quali costruisce e inventa una storia di miracoli e guarigioni dai mali della moderna società; decisivo l’appoggio dell’astuta Titina e di Betti, figlia dodicenne di quest’ultima, già avviata alla carriera di prostituta. Dietro la psicologia fine di un personaggio come Titina si nasconde da un lato la possibilità di guadagni dall’attività di guaritrice di Assunta, assunta, è il caso di dirlo, a santa del mondo moderno, dall’altra l’incapacità di uscire da quel mondo basso, squallido e violento che non risparmierà la figlia Betti, vittima innocente di un destino malevolo.

Pièce noire narra la storia de La Signora, una ex ballerina, proprietaria di un ambiguo locale notturno, che sogna di veder sulle scene quell’angelo che non ha mai potuto né essere né incontrare, ma che segretamente e morbosamente continua a “fabbricare” e coltivare. Per questo, decide di allevare bambini, educandoli alla danza e al canto, chiedendo loro totale castità e purezza; dopo due tentativi andati a vuoto (si tratta di Hong Kong Suzy e di Shangai Lil, due esseri che si prostituiscono e son ben lontani dal sogno di perfezione de La Signora), anche Desiderio finirà per sporcare la propria anima, scegliendo il mondo degradato dei locali notturni, e di tradire le morbose speranze che la “madre” aveva riposto in lui. In breve Desiderio spezzerà il sogno della Signora di veder di fronte a sé l’essere che mai lei è riuscita ad essere; la reazione della Signora all’ ennesimo suo fallimento, nella tetra scena finale, sarà l’uccisione col veleno della sua creatura. Più poesia che altro è Partitura, che chiude la raccolta. Suggestivo poema lirico, in tre atti e per più voci, andato in scena per la prima volta nel 1988 al teatro Comunale di Caserta con, tra gli altri, Toni Servillo, Anna Esposito, Tanino Taiuti e Iaia Forte.

Le opere raccolte nel libro rappresentano la prima vera produzione drammaturgica di Moscato; alcuni temi importanti vengono presi in esame nell’introduzione a cura di Fabrizia Ramondino. Anzitutto, il particolare impasto linguistico che Moscato abilmente porta in scena, fatto di dialetto napoletano, portatore in positivo e negativo di un mondo a cavallo fra tradizione (verginelle, munacielli, fattucchiere, janare, etc.) e nuovi lemmi, simboli del consumismo moderno (freezer, whisky, handicappati, carcinoma, tra gli altri). Moscato fa poi ricorso alla deformazione linguistica, creatrice, come tradizione vuole, di quiproquo e di comici fraintendimenti e all’uso dell’italiano affidato, come lingua asettica ma caratterizzante, ad alcuni personaggi. Altro elemento importante è costituito dalla costruzione del dramma, che unisce noir, eros e sangue, senza che in scena si consumi la tragedia: come nel teatro greco classico, il pubblico conosce gli eventi funesti grazie al racconto. Infine, il risalto dato da Moscato alle figure femminili, tragiche nei loro sogni di riscatto, ironiche nel loro giocare con la realtà e con un universo maschile che tende irrimediabilmente a porsi come nemico. Occorre sapersi difendere (magari offendendo per prime) dagli uomini, o con l’astuzia o con la più sottile simulazione; l’universo maschile quasi si identifica con la norma sociale (religiosa, politica, sociale): da qui l’elenco di figure maschili, si va dal prete che si oppone ai culti ritenuti superstiziosi, il cliente di prostitute, il camorrista, le guardie, i padri che continuano anche dopo la loro morte ad imporre la morale. Un universo in cui la vittima e il carnefice difficilmente riescono ad avere nitidi contorni, in cui il destino porta con sé sensi di colpa e crudeli misfatti ed in cui si rispecchia il Mondo entrato nel Teatro con tutta la violenza e la poesia del quotidiano. Pagine che magistralmente si sono fatte scena anche grazie alle personali regie di Moscato, uno fra gli autori più significativi della generazione teatrale napoletana.

di Giacomo Villa


copertina

cast indice del volume


 


Pièce noire al Napoli Teatro Festival (Regia di Enzo Moscato, con Lucia Poli) 

 

Recensione del libro Orfani veleni di Enzo Moscato

 
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