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Mario Scaccia

Interpretando la mia vita. Il mio teatro, i miei personaggi, la mia storia


Bologna, Paolo Emilio Persiani, 2009, pp. 142, € 14,90
ISBN 978-88-96013-13-8

Può diventare un prezioso documento storico la testimonianza di un attore che racconta la propria carriera, se nel momento in cui diventa scrittore autobiografico riesce ad eludere il pericolo dell’autoreferenzialità celebrativa e, di contro, contestualizza la propria esperienza nella cornice storica e culturale del suo tempo. Seguendo questa impostazione narrativa, Mario Scaccia procede alla costruzione del pregevole volume Interpretando la mia vita. Il mio teatro, i miei personaggi, la mia storia, affidato alle stampe di Paolo Emilio Persiani e introdotto dalla Presentazione di Leonardo Bragaglia, che conobbe il celebre attore nel 1948, quando entrò nella nuova Compagnia Drammatica diretta dallo zio Anton Giulio Bragaglia.

Nella prima parte del libro sono raccolti brevi scritti, tra i quali spiccano le riflessioni su Il mestiere dell'arte dell'attore e Un attore in guerra, in cui l’attore-scrittore, oltre ad esporre con maestria e delicatezza la vita quotidiana tra ansie e situazioni grottesche, ci racconta che, a seguito di esperienze teatrali maturate nelle caserme, compresa la stesura della commedia Gli smarriti, e soprattutto nel teatro municipale di Bonfarik in provincia di Algeri dove allestì La femme du buolarger di Marcel Pagnol, decise che «una volta tornato in Italia avrei abbandonato gli studi e mi sarei dedicato completamente al teatro» (p. 51).

Nella seconda parte del libro Mario Scaccia mette in vetrina i più famosi personaggi teatrali da lui interpretati nel corso della sua fortunata carriera. Si tratta di un percorso ragionato e articolato lungo traiettorie culturali dettate da una ricerca personale delle coordinate storiche del linguaggio soprattutto comico. Spicca l'itinerario che da Plauto (Aulularia, Miles gloriosus, Casina) arriva a Ettore Petrolini (Chicchignola) passando per Jean Baptiste Molière (La scuola delle mogli, L'avaro, Il misantropo). Questi tre autori condividono l'uso di una comicità dai meccanismi drammaturgici assai sofisticati e si presentano di straordinaria attualità per gli ingredienti utilizzati: «la satira, la giocosità funambolica, le simmetrie, le allitterazioni, le invenzioni surreali, il non-senso, i tempi e i ritmi che sfociano nella musicalità e nel canto, l'interruzione calcolata dell'illusione scenica per l'intrattenimento del pubblico, il lazzo improvviso, la deformazione della parola» (p. 59).

Altre tappe significative furono l'incontro con Vladimiro del becketiano Aspettando Godot e con il repertorio di Eugene Ionesco, avviato con La lezione e proseguito con Rinoceronte nella versione curata dalla Compagnia dei Quattro diretta da Franco Enriquez, con la partecipazione di Valeria Moriconi e Glauco Mauri, e Delirio a due a fianco di Giusi Dandolo. Molte pagine di Interpretando la mia vita, Mario Scaccia le dedica ai personaggi shakespeariani incontrati lungo il suo cammino artistico, a partire dal 1953 quando recitò la parte di Tisbe ne La tragica storia di Piramo e Tisbe con Cesco Baseggio e il capo dei comici nell'Amleto affiancato da Vittorio Gassman, per proseguire, tra gli altri, con Polonio in Come vi piace (regia di Franco Enriquez, 1966-1967) e Lucio di Misura per misura (regia di Luigi Squarzina, 1976-1977). Shylock de Il mercante di Venezia «è stato uno dei personaggi che, come pochi altri, ha condizionato tutta la mia vita artistica e privata», rivela l’attore romano (p. 103).

Il volume si chiude con la raccolta di scritti vari che riguardano l’incontro con Sandro Penna in occasione della messinscena del monologo L’uomo che sognava i cavalli di Enzo Giannelli, un intenso ricordo di Memo Benassi ricco di aneddoti e curiosità e, infine, aforismi, uno dei quali dice: «In scena non si cammina mai a ritroso altro che non si venga incalzati da qualcuno: è un fatto estetico e va rispettato. E poi anche nella vita non si procede come gamberi».

di Massimo Bertoldi


Copertina

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