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Revue des Études Italiennes
Carlo Goldoni et la France: un dialogue dramaturgique de la modernité



nouvelle série, t. 53, n. 1-2, janvier-juin 2007, pp.300, 25 €

I due volumi della rivista ospitano gli atti del convegno internazionale incentrato sulla figura di Carlo Goldoni tenutosi a Parigi nei giorni 18-20 ottobre 2007. Il convegno è stato organizzato con il supporto di vari enti ed istituzioni (Dipartimento di Letteratura e Cultura Italiana e Scuola di Dottorato in “Civiltà, culture letterature e società” dell’Università Paris-Sorbonne; Ministero della Cultura e della Comunicazione; CNRS; IRPMF). Obiettivo principale degli organizzatori era quello di proseguire il cammino di studio, di ricerca e di confronto fra specialisti e non, iniziato in occasione del bicentenario della morte dell’autore nel 1993. Quell’ anno aveva visto la fioritura in Francia non solo di una serie di manifestazioni e spettacoli commemorativi dedicati all’autore italiano, ma anche il sorgere di una rinnovata attenzione da parte della critica letteraria e degli studi universitari alla vita e all’opera del drammaturgo veneziano.

L’associazione Goldoni européen, creata nel 1990, si era resa in particolar modo protagonista di questa volontà di 'ri-scoperta' delle opere goldoniane. Quaranta nuove traduzioni, quattro numeri speciali di riviste interamente dedicate alle sue pièces e alla sua drammaturgia, cinque convegni, una trentina di spettacoli e decine e decine di lectures-spectacles: è il bilancio tracciato da Ginette Herry, studiosa e traduttrice di Goldoni, durante la tavola rotonda, da lei coordinata, che ha concluso il convegno come ora conclude questi atti. L’occasione per tracciare un bilancio di quanto fino ad allora era stato prodotto e “di quanto rimaneva invece ancora da fare”, secondo le parole della stessa Herry, era stata fornita dal tricentenario della nascita dell’autore che cadeva, appunto, nel 2007. Soffermandosi in particolar modo sul “periodo francese” di Goldoni, i partecipanti erano stati chiamati a fornire contributi, come recita il titolo dello stesso convegno,  sulla “modernità” dell’autore italiano: “modernità” rispetto alla drammaturgia e alle opere dei suoi contemporanei, e “modernità” invece come sinonimo di “contemporaneità e attualità” delle pièces goldoniane nel contesto della realtà storica e sociale odierna. Gli interventi erano stati quindi distribuiti, secondo quanto afferma Andrea Fabiano, autore dell’introduzione agli atti, seguendo un percorso cronologico che parte dall’arrivo di Goldoni a Parigi nel 1762 per arrivare fino ai nostri giorni. Prospettiva che ha permesso non solo di analizzare le influenze recepite e esercitate dall’autore durante la sua vita ma anche le diverse modalità di ricezione nell’immaginario francese della drammaturgia e del teatro goldoniano. L’obiettivo era quello di isolare le caratteristiche specifiche di ogni epoca e di comprendere le ragioni che fanno di Goldoni un autore teatrale classico, costantemente rappresentato in Francia dal XVIII secolo.

 

Nella Rivista i contributi sono ospitati in due volumi comprendenti due sezioni ciascuno. Il primo volume raccoglie gli studi relativi al periodo della partenza di Goldoni per Parigi e del suo successivo soggiorno in Francia. La prima sezione (“Goldoni e la Comédie Italienne nel XVIII secolo: la drammaturgia italiana”) vede pubblicati gli scritti di Franco Fido, Piermario Vescovo, Giovanna Sparacello, Andrea Fabiano, Silvia Spanu e Franco Vazzoler; la seconda sezione (“Goldoni e la Comédie Italienne nel XVIII secolo: la drammaturgia francese”) racchiude gli interventi di Dominique Quéro, Mark Darlow, Camilla M. Cederna, Paola Luciani e Valentina Gallo. Il secondo volume è invece dedicato alla ricezione, nel tempo, dell’opera e della figura di Goldoni. Contiene “la ricezione 'francese' di Goldoni fra il XVIII e il XIX secolo” (con scritti di Anna Scannapieco, Lucie Comparini, Philippe Simon, Pérette-Cécile Buffaria, Roberto Cuppone) e “le rappresentazioni 'goldoniane' in Francia durante e dopo il bicententenario del 1993”. Quest’ultima sezione comprende la trascrizione degli interventi della tavola rotonda coordinata da Ginette Herry, alla quale parteciparono Jean-Claude Berutti, Henri Dalem, Françoise Decroisette, Huguette Hatem, Rudy Dabiunghi, Myriam Tanant, Eleonora Visciglio.

 

Nel loro insieme i contributi presenti in entrambi i volumi si propongono di gettare nuova luce su alcuni aspetti del soggiorno goldoniano in Francia e in particolare su ciò che viene a più riprese definito “il mito dell’esilio” del drammaturgo veneziano. Affronta questo tema in prima istanza Piermario Vescovo, il quale afferma la necessità di “sbarazzarsi di quel luogo comune che vuole un Goldoni che parte venendo meno, controvoglia o col cuore stracciato, a una sorta di radicamento veneziano.” La posizione “venezianocentrica” -  continua lo studioso – che mai fu quella del vero Goldoni, ha edificato il mito dell’esilio. Un mito che il critico cerca di smontare nella sua essenza, tentando di dimostrare come le condizioni di erranza e di mobilità fossero un carattere fondativo e non un’eccezione nell’esistenza di Carlo Goldoni, “ un autore ed un uomo di teatro che faceva della 'mobilità', reale ed intellettuale, il capisaldo della propria esistenza”. Sullo stesso tema è incentrato il contributo di Anna Scannapieco, che si sofferma sui meccanismi creatori del mito e sulla sua successiva fortuna dopo la morte di Goldoni. La studiosa si concentra in particolar modo sul “complesso dell’abbandono” che maturò in Italia all’indomani dell’esilio parigino del drammaturgo e che si esplicò in particolar modo in una serie di interventi, su giornali e periodici dell’epoca, di varie personalità, che lamentavano un repentino imbarbarimento delle scene e delle platee italiane in seguito alla partenza di Goldoni per la Francia. Degli anni della partenza si occupa anche Franco Fido, che definisce  Il buon compatriotto, rappresentato a Venezia alla vigilia del viaggio del drammaturgo, come “un meteforico bilancio e critico consuntivo di una lunga carriera”.

 

Sulle influenze recepite ed esercitate da Goldoni nell’ambito della drammaturgia e della produzione spettacolare francese si concentra in modo particolare Andrea Fabiano, che esordisce esprimendo la necessità “di abbandonare definitivamente l’opinione che Goldoni arriva in Francia per esportare un progetto di riforma fabbricato nel suo laboratorio veneziano da imporre al pubblico francese della Comédie Italienne”. Per lo studioso il percorso che conduce il drammaturgo dall’Italia alla Francia non è caratterizzato dalla continuità bensì dalla frammentazione: la frontiera reale, rappresentata dalle Alpi, si trasforma per Goldoni in una barriera psicologica che gli “impone di disegnare un nuovo tragitto drammaturgico e dialogare con un’alterità culturale nuova”. Camilla M. Cederna sceglie di considerare, alla luce delle implicazioni generate dalla polemica “Goldoni-Diderot”, quali possono essere i possibili punti di confronto e di scontro fra il neonato genre sérieux diderottiano e la drammaturgia goldoniana.

Affronta infine il tema delle influenze recepite ed esercitate in vita da Goldoni sulla drammaturgia francese, Paola Luciani, che partendo dalla stessa polemica “Goldoni-Diderot”, decide di dedicare il proprio intervento ai “motivi di maggiore insoddisfazione da parte di Goldoni nei confronti della commedia francese a lui contemporanea”.

 

Non direttamente incentrati sulla figura e sugli scritti di Goldoni sono invece quei contributi con cui si cerca di delineare la “modernità” del contesto spettacolare e drammaturgico nel quale lo scrittore veneziano si trovò ad operare sul suolo francese. Intorno alla Comédie Italienne e, in particolare, alla troupe di Carlo Antonio Veronese, ruota l’intervento di Giovanna Sparacello. La studiosa presenta il Teatro Italiano come un luogo di sperimentazione estremamente “moderno”, che condivide con il teatro della Fiera una volontà di “rinnovamento percettibile dai numerosi spunti offerti dal 'teatro nel teatro' o dalla cosidetta 'poétique en action'”. Dello stesso avviso sono Silvia Spanu, che si concentra sugli “attori-autori post-goldoniani alla Comédie Italienne” e Mark Darlow, che si sofferma sull’ingresso del vaudeville nel repertorio dello stesso teatro. Franco Vazzoler traccia il percorso di “Antonio Collalto da Venezia a Parigi”. Chiude idealmente questo nucleo tematico Dominique Quéro, che tenta di dimostrare quanto importante fosse l’influenza degli attori italiani sulla scena teatrale francese a loro contemporanea, un’influenza che riesce perfino a raggiungere l’ambiente chiuso e ristretto dei teatri di Società.

 

Alla ricezione dell’opera e della figura di Goldoni nel XIX secolo sono dedicati gli interventi di Lucie Comparini, Pérette-Cécile Buffaria, Philippe Simon e Roberto Cuppone. Lucie Comparini offre nel suo intervento un’analisi di alcune traduzioni di opere goldoniane pubblicate alla fine del Settecento e nei primi anni dell’Ottocento. Lo studio di queste traduzioni, sottolinea Comparini, è fondamentale non solo dal punto di vista linguistico ma anche drammaturgico: “scegliere, tradurre e pubblicare è indissociabile dal fatto di introdurre, annotare, commentare un’opera che si vuol far conoscere al lettore francese nelle sue caratteristiche generali e nella sua specificità”. Quella che la studiosa delinea è, secondo le sue stesse parole, una “drammaturgia della ricezione”, che passa anche attraverso l’analisi di testi spesso “dimenticati” nell’ambito degli studi drammaturgici e cioè quelli tradotti. Incentrato sulla ricezione delle opere e della figura di Goldoni durante il periodo rivoluzionario e napoleonico, l’intervento di Pérette-Cécile Buffaria, si concentra in particolar modo sulle opinioni, estremamente positive, espresse a proposito del drammaturgo veneziano e della sua produzione da Louis Ginguené (1748-1816), poeta, giornalista e uomo politico testimone ed 'attore' degli eventi rivoluzionari. Il contributo di Buffaria, oltre a gettare nuova luce sulla figura di Ginguené, possiede il merito di rilanciare l’interesse nei confronti dell’influenza che la drammaturgia goldoniana esercitò sulla produzione teatrale della Rivoluzione e del successivo periodo napoleonico; un’influenza che, a nostro avviso, resta ancora da 'ri-considerare'  in modo compiuto. Chiudono questa sezione il contributo di Philippe Simon, relativo alla “presentazione che è fatta nei manuali e nelle antologie scolastiche su un corpus formato da antologie letterarie pubblicate in Francia nella seconda metà del XIX secolo”, e  quello di Roberto Cuppone, che si sofferma sul celebre testo dedicato da Maurice Sand (1823-1889) al mondo della commedia dell’arte: Masques et bouffons.

 

Il secondo volume termina, come accennato, con la trascrizione degli interventi effettuati durante la tavola rotonda e dedicati alle rappresentazioni goldoniane in Francia durante e dopo il bicentenario dello stesso Goldoni. Una tavola rotonda che sarebbe piaciuta, secondo le parole iniziali di Ginette Herry, allo stesso Goldoni perché ospitante, in ugual misura, persone legate al mondo della “scena” e del “torchio”, uomini di teatro e studiosi universitari. Vi si avvicendano i contributi di: Hughette Hatem, che si sofferma sulla triplice esperienza di traduttrice, attrice e “consulente drammaturgica” avuta in occasione della rappresentazione de Les bonnes ménagères (Le donne de casa soa) al Nouveau Théâtre d’Angers durante la stagione 1994-1995; Henri Dalem, giovane drammaturgo che racconta il primo incontro con Goldoni in occasione di una rappresentazione de La guerre ; Rudy Saboughi, scenografo e costumista alle prese con gli adattamenti di alcune opere goldoniane;  Myriam Tanant, universitaria, traduttrice, autrice e regista che si è confrontata con un tentativo di messinscena dei Mémoires; Eleonora Visciglio, dottoranda all’Università di Paris VIII che ha preso parte ad un adattamento scenico e al lavoro di traduzione della Trilogia persiana; Jean-Claude Berutti, regista e direttore di teatro, che rende conto del lavoro compiuto da giovani attori in formazione su alcuni testi goldoniani; ed infine di Françoise Decroisette, insegnante universitaria e traduttrice, che conclude gli interventi stilando un consuntivo dello stato della ricerca scientifica su Goldoni in Francia, ponendo l’accento sulla “spinta propulsiva” offerta dal bicentenario, un bicentenario che è riuscito, grazie alle numerose manifestazioni che lo hanno caratterizzato, a “cambiare le immagini stereotipate e contraddittorie di questo autore che ancora popolano l’immaginario dei lettori e degli spettatori.”

di Barbara Innocenti


copertina rivista

cast indice del volume


 



 
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