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A History of Italian theatre

A cura di Joseph Farrell e Paolo Puppa

Cambridge, Cambridge University Press, 2006, pp. 418, £ 68.00
ISBN 0-521-80265-2
Il libro curato da Joseph Farrell (Professore di Italian Studies presso l’Università di Strathclyde) e Paolo Puppa (Professore di Storia del Teatro presso l’Università di Venezia) offre una panoramica complessiva sull’«Italian drama» dalle origini ai giorni odierni. Nell’introduzione si precisa la volontà di occuparsi di «theatre» nella sua accezione più vasta, includendo tutti gli elementi e le professioni che cooperano alla realizzazione degli eventi spettacolari, e si giustifica questa impostazione alla luce delle caratteristiche stesse della storia teatrale italiana che, a differenza di quella degli altri paesi europei, sarebbe fondata sul primato degli attori piuttosto che su quello degli autori.

La necessità di esplicitare questa prospettiva di studi, invero non nuova, è ben comprensibile se si considera la prevalente destinazione del volume che, interamente disteso in lingua inglese, si rivolge in primo luogo a paesi anglofoni nei quali le ricerche dedicate al teatro italiano sono spesso promosse all’interno degli Italians Studies e tradizionalmente legate a interessi di tipo letterario. A dispetto degli intenti dichiarati, il disegno complessivo dell’opera di Farrell e Puppa non mette in discussione la centralità del testo e degli scrittori (come rivelano tra l’altro alcuni titoli dei capitoli come, per esempio, Ariosto and Ferrara, Italo Svevo, dramatist, ecc.), ma inserisce lo studio della letteratura drammatica in quello più esteso dei contesti in cui è prodotta.

L’opera segue un andamento cronologico dal Medioevo alla scena contemporanea scandito in trentaquattro capitoli ciascuno di un autore diverso, specialista del settore, nell’intento di comporre uno strumento facilmente fruibile dal “neofita” delle discipline dello spettacolo, ma allo stesso tempo privo di approssimazioni manualistiche. Il ventaglio di contributi ha portata internazionale. La spettacolarità medievale è affidata alla penna di Nerida Newbigin dell’Università di Sidney. La sezione relativa al Rinascimento, introdotta da Richard Andrews dell’Università di Leeds (cui spetta anche il compito di descrivere la commedia erudita, la drammaturgia senese e le forme della tragedia rinascimentale), propone gli scritti di Peter Brand, Professore Emerito dell’Università di Edinburgh, a proposito della Ferrara di Ariosto, della Firenze di Machiavelli, di Pietro Aretino e delle commedie del secondo Cinquecento, di Ronni Ferguson dell’Università di St. Andrews in riferimento a Ruzante e di Lisa Sampson dell’Università di Reading sul dramma pastorale. Completa il quadro dedicato al teatro rinascimentale un approfondimento sulla commedia dell’Arte di Kenneth e Laura Richards rispettivamente delle Università di Manchester e di Salford.

Se il teatro rinascimentale è oggetto di una disanima articolata in più capitoli, quella indirizzata al teatro del diciassettesimo secolo (salvo l’anticipazione dei temi legati alla commedia dell’Arte nella precedente sezione) è ridotta al solo contributo di Maurice Slawinski della Lancaster University. La quarta parte del volume invece, intitolata The Enlightement, dopo un’introduzione complessiva di Joseph Farrell, registra i contributi di ben quattro studiosi italiani: Guido Nicastro dell’Università di Catania presenta il contesto veneziano, Piermario Vescovo dell’Università di Venezia si sofferma su Carlo Goldoni, Alberto Beniscelli dell’Università di Genova su Carlo Gozzi, Gilberto Pizzamiglio dell’Università di Venezia su Vittorio Alfieri. Tra parola e musica, Costantin Maeder indaga inoltre Metastasio e il melodramma.

La parte inerente l’Ottocento (The Risorgimento and United Italy) è aperta dalla voce di Ferdinando Taviani dell’Università dell’Aquila che si sofferma sul teatro romantico, cui segue un intervento di Paolo Puppa sui teatri dell’Italia unita. Il regista e autore Roberto Cuppone, Gaetana Marrone della Princeton University e Antonio Scuderi della Truman State University passano in rassegna i teatri regionali italiani: il teatro dialettale del Nord-Italia, quello napoletano e infine quello siciliano.

La sezione The Modern Age è inaugurata da Farrell con una veduta complessiva sulle trasformazioni del sistema teatrale italiano nel Novecento e in particolare sul passaggio dalle compagnie capocomicali alla regia e ai teatri stabili. Lo stesso autore segnala i principali drammaturghi del grottesco. Donatella Fischer dell’Università di Strathclyde si cimenta nell’individuazione dei movimenti d’avanguardia dell’intero secolo. I successivi capitoli passano in rassegna il teatro di Luigi Pirandello, di Italo Svevo (entrambi curati da Paolo Puppa), di Gabriele D’Annunzio (visto da John Woodhouse dell’Università di Oxford), di Pier Paolo Pasolini (Robert S. C. Gordon della Cambridge University) e di Dario Fo (ancora Farrell). Completano il volume la disanima sul teatro d’epoca fascista di Clive Griffiths dell’Università di Manchester, quella sulle principali esperienze di teatro “al femminile” di Sharon Wood dell’Università di Leicester, e infine quella sulla scena contemporanea con cui Paolo Puppa congeda il lettore.

Corredata di immagini in bianco e nero, l’opera di Farrell e Puppa costituisce complessivamente una mappa evidentemente non esaustiva, ma molto ricca, dei principali fenomeni del teatro italiano lungo un esteso arco cronologico con un’attenzione privilegiata, ma non claustrofobica, sulla drammaturgia. La scelta di ridurre ai minimi termini l’apparato critico e la bibliografia a vantaggio della compatezza fisica del volume e dell’agilità di consultazione non priva il lettore di coordinate basilari per ulteriori approfondimenti. Rispetto alle altre “storie del teatro italiano” di più comune circolazione nel mercato italiano A History of Italian Theatre si distingue per il punto di vista “esterno” da cui guarda il panorama italiano e stimola una riflessione sull’incidenza della cultura italiana su quella degli altri stati europei.
Emanuela Agostini


copertina

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