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Il Castello di Elsinore, anno XXII, 59, 2009


anno XXII, 59, 2009, pp. 166, euro 18,00
ISSN 0394-9389

Il saggio di Alessandro Pontremoli, Danza ed educazione del corpo alla corte degli Sforza, mira a ricostruire l'influenza di un maestro di danza del Quattrocento, Guglielmo Ebreo da Pesaro, autore del trattato De pratica seu arte tripudi, sulle corti padane; in particolare, attraverso documenti epistolari, l'autore si sofferma sul rapporto con Bianca Maria Sforza, moglie del duca Francesco I. Le nuove idee umanistiche sull'uomo avevano portato ad una prassi formativa che faceva della danza, del gioco, della musica e del movimento del corpo in generale, un elemento importante per l'educazione dei giovani principi. Questo tipo di trattatistica, così come la creazione di nuove biblioteche e il mecenatismo artistico e teatrale, rientra nella strategia politica di legittimazione del potere inaugurata da Francesco I Sforza, condottero militare e futuro arbitro delle vicende politiche italiane.

 

Il tema proposto da Anna Barsotti nel suo contributo, L'indicibile delle passioni nel teatro da Verga a D'annunzio (La Lupa e La figlia di Iorio), è quello della rappresentazione teatrale delle passioni affidata non tanto al dialogo, quanto al non-detto, l'indicibile appunto, che emerge dai movimenti di scena, dalle pause e dai silenzi più o meno serpeggianti fra le poche battute. Alla base dello studio critico  dei due drammi, entrambe tragedie legate ad una terra ben precisa, la Sicilia, rappresentata coi toni del verismo drammatico da Verga e l'agreste e pastorale Abruzzo, terra nativa di D'annunzio, l'autrice pone l'analisi delle didascalie presenti nei due testi. Alcuni temi importanti vengono affrontati: anzitutto l'Ğincesto freddoğ, lo scambio di ruoli tra madre/padre e figli; vengono poi chiariti i passi dove le due eroine tragiche, Mila e Pina, si mostrano in tutta la loro ineluttabile fissità; il saggio si conclude con una interessante ricerca, all'interno del testo dannunziano, di elementi appartenenti al modo di recitare proprio di Eleonora Duse, attrice per la quale il testo fu concepito, ma mai da lei recitato.

 

In Spettri/Duse. Questioni di metodo, Roberto Alonge, prendendo in considerazione gli interventi critici su Spettri di Ibsen, interpretato da Eleonora Duse, arriva alla formulazione di una ragionata e ponderata questione di metodo. Da Cesare Molinari a Silvio d'Amico, vengono riportate le voci critiche che si sono espresse sull'interpretazione del testo di Ibsen e in particolare sul personaggio di Helene, fino alla lettura che ne fece la Duse stessa, che, ponendosi dal punto di vista prettamente attorico, arrivò a modificare alcune parti di testo. La questione metodologica di fondo per gli storici dello spettacolo rimane sempre il rapporto con le fonti; occorre, secondo l'autore, capacità di selezione e accostamento critico dei documenti, che, più o meno direttamente, si riferiscono ad un dato evento spettacolare, individuato come oggetto di studio.

 

Note registiche e lavoro d'attore animano il saggio Visconti dirige Giacosa di Federica Mazzocchi, dedicato all'analisi di Come le foglie di Giuseppe Giacosa, andato in scena all'Olimpia di Milano nel 1954 con la regia di Visconti. Il dramma di una famiglia lacerata, prossima alla dissoluzione viene dal regista rappresentato come una corale pittura d'ambiente, vicina ai coevi allestimenti cechoviani; la studiosa ricostruisce la regia viscontiana, fedele al testo di Giacosa, attraverso la puntuale analisi dell'unico copione di scena, quello di Lilla Brignone, attrice protagonista della compagnia di prosa assieme a Randone e Santuccio.

 

Chiude la sezione “Saggi” Luca Borgia (La dissoluzione della forma: instabile equilibrio tra póiesis e práxis nel teatro d'avanguardia), che partendo dalle riflessioni sul dramma pirandelliano Diana e la Tuda, incentrato sulla figura dell'artista e sul binomio osmotico vita-arte, arriva alla sintesi ragionata dei vari contributi di artisti, pittori, letterati, drammaturghi e filosofi sul problema della forma d'arte nel contesto culturale ed estetico del primo Novecento.

 

Per “Materiali”, il saggio di Maria de Lourdes Rabetti (La presenza musicale italiana nella “formazione” del teatro brasiliano) mira ad evidenziare la particolare importanza dell'elemento “italiano” nell'evoluzione del teatro nel paese latino-americano: dal passaggio di compagnie di prosa (fra gli attori, Adelaide Ristori) e operistiche all'influenza delle forme musicali italiane nella commedia di costume brasiliana di Martino Pena.

 

 

Armando Petrini (L'Università in bilico. Qualche bilancio e una prospettiva) analizza alcuni problemi che affliggono il mondo universitario negli ultimi tempi (calo delle immatricolazioni, tagli per molti atenei), considerando l'attuale bilancio negativo come il risultato di politiche attuate almeno a partire dalla metà degli anni Ottanta. L'autore pone la questione etica come base per un rinnovamento dello spirito di educazione e di ricerca.

 A lui risponde Roberto Alonge, che ribatte su alcuni punti, come il precariato, la natura pubblica/privata delle Università e soprattutto una certa non velata lettura ideologica, contenuta nell'intervento di Petrini.



di Giacomo Villa


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