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Luca Enoch

Lilith
Il segno del triacanto

Sergio Bonelli Editore Milano, n.1, novembre 2008, semestrale brossurato, pp. 132, euro 3.50

È disponibile in edicola e nelle fumetterie Lilith di Luca Enoch, la nuova proposta di Sergio Bonelli, editore dei ben noti fumetti Tex e Dylan Dog.

Ogni mese gli appassionati di fumetti possono scegliere, sotto il marchio di questo editore, avventure western, di fantascienza, horror e altro ma questo albo si discosta dalle pubblicazioni a carattere più popolare  per la cadenza semestrale. In seconda di copertina,  lo stesso editore presenta ai lettori affezionati e al nuovo pubblico,  questo primo numero, dal titolo Il segno del triacanto, come un fumetto d’autore. Una nuova scommessa per Sergio Bonelli che annovera tra le scommesse vinte anche la pubblicazione di veri e propri romanzi a fumetti  (Gli occhi e il buio, Dragonero) e miniserie talmente ben accolte dal pubblico da trasformarsi in appuntamenti fissi dal successo insperato (Napoleone di Carlo Ambrosini).

Soggetto, sceneggiatura, disegni e copertina sono totale parto dello straordinario Luca Enoch, autore attivo anche in Francia per le edizioni Les Humanoïdes Associés.  Il suo esordio professionale, dopo aver lavorato come grafico e illustratore, risale al 1991 su «Fumo  di China» - rivista di informazione e critica sui fumetti – con una storia fantasy. Seguiranno i due fumetti più importanti: Sprayliz – dalle alterne vicende editoriali - e Gea che vedono per protagoniste adolescenti fuori del comune e impegnate socialmente.




Nel primo, un fumetto dalle atmosfere metropolitane,  Elizabeth, la protagonista,  è una graffitara che dipinge i muri della città in cui vive per denunciare gli abusi di potere di polizia e sindaco, pronta a battersi contro ogni forma di razzismo e sfruttamento. Gea appartiene, invece, al genere fantasy. Come nel più classico dei manga giapponesi, l’eroina è una ragazzina orfana, rockettara, dedita alla scherma e alla musica, con il compito di difendere l’equilibrio di un universo  multidimensionale in cui trovano spazio orchi, ciclopi, satiri, divinità indiane e demoni. Enoch crea Gea per Bonelli nel 1999, scrive e disegna le storie, nonché le copertine,  sino al 2007 quando autore ed editore salutano ben trentacinquemila lettori ritenendo di «aver esaurito un ciclo narrativo». Proprio con l’albo conclusivo di Gea Enoch preparava i lettori all’arrivo di una nuova eroina femminile, un raro caso del panorama bonelliano dove i personaggi femminili sono sempre spalle più o meno importanti, più o meno caratterizzate: le splendide donne di Dylan Dog, la vampira «Tesla» di Dampyr, la compagna di Martin Mystère, «Diana Lombard».

In questo mondo di uomini di carta, dove non possiamo dimenticare «Valentina» di Guido Crepax o le donne di Manara,  hanno fatto irruzione, grazie a squadre di disegnatori e sceneggiatori, Legs Weaver (nata come un personaggio dell’albo mensile Nathan Never per divenire protagonista di un fumetto autonomo, esperienza ormai chiusa e disegnata anche da Luca Enoch) e Julia (criminologa, protagonista dell’omonimo albo, dal volto dolce di Audrey Hepburn, ideata da Giancarlo Berardi). Con Gea, e ora con Lilith, Enoch conferma la sua predilezione per le protagoniste femminili ma soprattutto la sua vena creativa, la capacità di inventare storie e personaggi sempre nuovi e diversi.

Il numero 18 del novembre 2007 di Gea, in quarta di copertina, presentava il  nuovo affascinante e inquietante personaggio di Enoch, ancora senza nome e con il volto appena accennato:  una figura femminile quasi completamente bianca, forse vestita di una tuta o forse una mutazione della pelle, sul dorso di un bestione nero dagli occhi rossi e un simbolo di sfondo. Enoch svelava, sempre nell’ultimo albo di Gea, di essersi documentato sulla prima Crociata del 1099, sui pirati del Nord Atlantico della prima metà del XVIII secolo, sul Giappone feudale degli inizi del ‘600, etc.  Enoch accennava ad «un lavoro ingrato» e a viaggi fuori dal comune precisando che il carattere della nuova protagonista femminile avrebbe lasciato poco spazio all’ironia e all’umorismo.  A distanza di un anno l’autore mantiene la promessa permettendo ai curiosi appassionati di scoprire il nome della nuova protagonista e la sua prima avventura, con tavole rigorosamente in bianco e nero – le tavole a colori, in casa Bonelli, sono  regali per compleanni importanti - in un brossurato di 132 pagine.




In un imprecisato futuro l’umanità è costretta a vivere nel sottosuolo. I genitori di Lyca  conducono la protagonista, ancora bambina, in superficie affinché comprenda quale minaccia condanna gli uomini «a una vita senza sole e senza stelle». All’improvviso, oltre il paesaggio lussureggiante, che Enoch disegna con divertimento lezioso senza tralasciare insetti e uccelli, appare il pericoloso virus alieno, nemico dell’umanità e futura preda di Lyca. Il racconto dell’infanzia di Lyca – per il nome l’autore si ispira alla bambina perduta del poeta William Blake – si interrompe bruscamente: la protagonista è già adulta e lo scenario della sua prima missione di crono-sicario è la guerra di Troia. Lyca deve imparare a combattere gli effetti collaterali dei suoi viaggi spazio-temporali: crisi narcolettiche durante le quali sogna le fasi del suo addestramento. La preparazione della bambina comincia come un gioco e  l’iniziale ingenuità dovrà lasciare spazio alla paura e alla consapevolezza di un ingrato compito. Con tratto elegante e scarno Enoch disegna ambienti indefiniti e claustrofobici che accentuano l’atmosfera densa di mistero e angoscia. L’autore scardina la rigida griglia del fumetto come già aveva fatto in Sprayliz - per quanto in modo un po’ chiassoso - e in Gea per condurci nel forsennato ritmo della guerra, nella malinconia di una vita futuribile sotto la superficie terrestre senza risparmiarci  le immagini splatter che caratterizzano l’ingrato compito della cronoagente: individuare e neutralizzare gli ignari portatori del pericoloso triacanto. Proprio il compimento della missione, con gli immancabili dubbi etici, induce la protagonista ad assumere il nome di Lilith, nome del demone notturno di tradizione ebraica.

Luca Enoch conferma il suo stile grafico di indubbio valore: i corpi sono perfetti nell’anatomia e nella dinamicità; ogni volto trasmette inequivocabilmente gioia, paura, stupore, orrore; il realismo delle vesti, delle armature e degli ambienti conferma il lavoro di preparazione e studio; la metamorfosi di Lyca in Lilith, le cui mani si trasformano in artigli in modo immediato e semplice da una vignetta alla successiva, trasmette eloquentemente la natura furiosa del personaggio. La narrazione procede, così, con una precisione cinematografica in cui dialoghi e immagini sono definiti fin nei minimi particolari per sfidare il lettore a provare tenerezza e compassione non solo per l’ingenua Lyca ma anche la spietata predatrice Lilith. L’unica concessione all’ironia e al sorriso, appena accennato, è riservata al bestione nero, una specie di pantera o di alano, che accompagnerà Lilith nelle sue missioni come una guida e un compagno durante la solitudine del compito che deve portare a termine.

Enoch affida alla copertina il compito di presentare la protagonista nel suo carattere e nel suo destino: una inquietante figura femminile che, sullo sfondo di una antica guerra, sembra aver perso la sua umanità. Ha le mani insanguinate, le stesse mani con cui potrebbe aver graffiato il suo nome, Lilith.

di Lidia Orfei


Lilith - copertina

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