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Non solo dive. Pioniere del cinema italiano

A cura di Monica Dall'Asta

Bologna, Cineteca di Bologna, 2008, pp. 331, ill., € 15,00.
ISBN 9788895862132

Guardando, sfogliando e, soprattutto, leggendo Non solo dive. Pioniere del cinema italiano, si ha l’impressione di trovarsi di fronte a qualcosa di più della semplice pubblicazione degli atti del convegno omonimo che si è tenuto a Bologna dal 14 al 16 dicembre del 2007. Egregiamente curato da Monica Dall’Asta per le edizioni della Cineteca di Bologna, il libro presenta un’accuratezza di editing e un appeal grafico che lo rendono molto più simile ad un catalogo di una mostra d’arte, che, appunto, agli atti di un convegno. Per di più, a tanta cura formale, corrisponde altrettanta cura nella scelta della qualità degli interventi proposti, che si rivelano essere veramente molto puntuali ed interessanti mostrando così una dettagliata panoramica su una parte molto importante (e spesso sottovalutata) degli studi filmici di genere e cioè su quale sia stato l’effettivo apporto delle donne agli inizi dell’avventura del cinematografo in Italia.

Il testo si compone di ben ventitrè saggi, divisi in sette parti, con contributi di studiose quali Elena Dagrada, Maria Elena D’Amelio, Cristina Jandelli, Elena Mosconi, Jane Gaines, Christine Gledhill, la stessa Dall’Asta, ma anche di studiosi come Alberto Friedemann e Luca Mazzei. Nonostante la loro evidente eterogeneità, da questi scritti emerge in maniera palpabile un tratto decisamente unificante: la forte passione per la ricerca che accomuna tutte le loro autrici e i loro autori. Certo l’argomento si presentava come una vera e propria sfida alle loro capacità di muoversi all’interno di archivi e cineteche per riportare alla luce documenti, copioni, contratti, foto di scena, fotogrammi di film andati perduti, sfida che risulta pienamente vinta.

Come già accennato, la curatrice Monica Dall’Asta organizza gli interventi dividendoli in sette parti, costruendo un suggestivo viaggio a tappe che, deduttivamente, parte dalla Storia delle donne, o meglio dalla situazione femminile tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento (Gaines, Gandhill e Elda Guerra), per passare poi alle donne di cinema di inizio secolo e al loro effettivo peso nella produzione cinematografica italiana. Qui a degli inconsueti ritratti di dive celeberrime come Francesca Bertini (di Monica Dall’Asta) e Eleonora Duse (di Elena Dagrada), si affiancano quelli di Diana Karenne (Cristina Jandelli) o Elettra Raggio e Astrea (Elena Mosconi), che sottolineano come il movimento femminile, negli anni dieci, fosse tutt’altro che marginale. Si passa poi ad esaminare la figura di Elvira Notari, grande regista napoletana, di cui si ricordano anche le tappe che hanno portato al restauro di uno dei suoi film più importanti: ‘A Santanotte. Dopo una panoramica sulla vivacità dell’imprenditoria femminile nell’industria cinematografica di Torino (all’epoca la più importante d’Italia), si passa ad esaminare il rapporto delle donne spettatrici (e "non solo") con il cinema, iniziando dall’intervento di Gina Annunziata sulle recensioni cinematografiche di Matilde Serao per arrivare alle divertenti considerazioni di Luca Mazzei sulla ritualità del cinema all’inizio del secolo ed ai suoi contrasti con la ritualità ufficiale, cioè quella religiosa. Chiudono il voluminoso testo (oltre 330 pagine), tre interventi sulle figure femminili nei film di genere tra i quali spicca quello di Claudia Giannetto sulla comica Gigetta Morano.

Tra le tante suggestioni legate all’evocazione di nomi di donne più o meno famose e i molti spunti di riflessione che offre questo libro, mi preme sottolinearne uno in particolare, che riguarda il grande rischio che sta correndo il cinema in generale: la sostanziale impossibilità di garantire la conservazione del patrimonio. La delicatezza dei supporti e la mancanza di lungimiranza da parte di chi deteneva (e detiene) le pellicole hanno fatto sì che moltissime opere, se non addirittura intere filmografie, che vedevano protagoniste queste "pioniere" del nostro cinema, siano andate perdute. Ciò, se da un lato stimola l’archeologo che sta dentro ogni ricercatore, dall’altra priva la ricerca dell’oggetto più importante: l’opera stessa. In questo senso il libro assume un valore ancora più grande per chi avesse avuto la fortuna di assistere alla retrospettiva che si è svolta parallelamente al convegno (dal 2 al 15 dicembre 2007), dove insieme a pietre miliari della storia del cinema quali Cenere e Assunta Spina è stato possibile finalmente "vedere" le versioni restaurate di ’A Santanotte di Elvira Notari e di Umanità di Elvira Giallanella, ma anche, per esempio, le comiche di Lea Giunti o ciò che rimane di film quali Miss Dorothy di Giulio Antamoro con Diana Karenne e Justitia di Ferdinand Guillaume con Astrea.

Un’ultima considerazione riguarda il prezzo di questa opera: 15 euro, che sono una cifra davvero molto onesta per un libro di grande e ricco formato, con un apparato iconografico sorprendente, curatissimo e spesso inedito. La Cineteca di Bologna, dopo il proficuo apprendistato con la casa editrice Le Mani, ha cominciato a "camminare da sola", dimostrando che anche le edizioni più curate non necessariamente devono essere anche costose, riuscendo, miracolosamente, a conciliare forma, contenuti e prezzo. Parafrasando uno slogan dei nostri tempi, evidentemente "un’altra editoria è possibile".

di Luigi Nepi


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