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Theaterheute


gennaio 2009, n 1, pp. 64, € 9,80
ISSN 0040 5507

"Theaterheute" si apre con un omaggio a Heiner Müller in occasione della ricorrenza degli ottantenni dalla nascita. La rivista pubblica una serie di illuminanti citazioni relative alla politica e al teatro tratte dai tre volumi Heiner Müller, Werke 10 Gespräche 1, curati da Frank Hörnigk e pubblicati da Suhrkamp (Frankfurt, 2008, pp. 860/997/952, € 28/38/28). L’intervista rilasciata da Alexander Kluge, regista, sceneggiatore e scrittore, ripercorre le tappe dell’amicizia con il drammaturgo e si addentra negli angoli oscuri della sua complessa personalità di intellettuale e uomo di teatro.

Nella sezione "Aufführungen", spazio dedicato alle recensioni delle novità prodotte dalla scena tedesca, primeggia il tema della catastrofe. Worst case di Katrin Röggla (il testo è pubblicato nel numero di questo mese) è una dura denuncia del linguaggio visivo e verbale adottato dai mass-media quando, dando notizie di catastrofi naturali e ambientali, trasformano il dramma dell’accaduto in spettacolare normalità. Il testo, prodotto dallo Schauspielhaus di Friburgo, è affidato alla regia di Leopold von Verschuer e all’interpretazione di Florian Schmidt-Gahlen, Dorothee Metz, Vanessa Valk, Ullo von Peinen e Frank Albrecht.

La famiglia è al centro di Und in den Nächsten liegen wir stumm di Thomas Freyer, e anche in questo caso situazioni fallimentari diventano casi di ordinaria e devastata vita quotidiana che si consuma tra le mura domestiche. La regia di Tilmann Köhler sceglie la strada del realismo crudo e drammatico, e il palco dello Schauspiel di Hannover diventa una prigione mentale per i protagonisti (Mila Dargies e Christoph Franken).

Una catastrofe storica di matrice nazista attraversa la novità di Elfriede Jelinek, Rechnitz, dal nome della località in cui si consumò l’eccidio di oltre seicento ebrei ungheresi nella notte tra il 24 e il 25 marzo 1945, mentre nel vicino castello si svolgeva una festa-orgia con funzionari di partito, ufficiali Gestapo e collaborazionisti locali. Il linguaggio crudo e aggressivo della scrittrice austriaca rincorre la normale follia dei protagonisti e il regista Jossi Willer trasferisce sul palcoscenico dei Kammerspiele di Monaco la cupa vicenda mantenendo le asprezze del testo affidato ad attori di qualità, quali Hildegard Schmahl, André Jung, Katja Bürkle, Steven Scharf e Hans Kremer.

Dalla stagione del berlinese Deutsches Theater, battezzato "Theater des Jahres" (Teatro dell’anno), emerge una serata dedicata a Frank Castorf con la rappresentazione di Kean, Hamletmachine, un intreccio tra le due commedie rispettivamente di Alexandre Dumas e Heiner Müller affidate all’interpretazione di una popstar, Alexander Scheer, di dubbie e limitate capacità espressive. Per il Maxim Gorki Theater Armin Petras firma la regia di Ödipus of Cuba, rielaborazione dell’Homo faber di Max frisch, arricchita di citazioni schilleriane.

Lo spazio della rivista riservato a "Festival" si occupa della settima edizione della rassegna "Politik im Freien Theater" di Colonia, curata da Boris Sievert. I prezzi salati dei biglietti hanno limitato la presenza di giovani spettatori, che avrebbero probabilmente gradito allestimenti come Serie Deutschland / Etappe Köln/Bonn del duo Hofmann & Lindholm, oppure Report der Magd, spettacolo tratto dal romanzo di Margaret Atwood nella versione proposta da Theaterhaus Jena per la regia di Regina Wenig. Si tratta di una fantastoria ambientata nel 2016, al tempo della diffusione della rivoluzione islamica anche in Germania.

Google e You Tube diventano il simbolo della globalizzazione selvaggia e generatrice di ignoranza nella messinscena di Nothing Company dello svizzero Gruppe Far a Day cage (regia di Tomas Schweigen). Tra le altre rappresentazioni, meritano citazione per il successo di pubblico e di critica Bus di Lukas Bärfuss e Hell on Earth di Costanza Macras.

In "Akteure" si legge un’intervista a Christoph Schlingensief. Il prestigioso regista cinematografico e televisivo racconta le tappe della sua carriera a partire dal film Egomania del 1987 fino al recente Kirche der Angst. Discute, inoltre, la funzione dell’arte e della cultura nella società contemporanea e sottolinea il pericolo della banalizzazione dei contenuti per garantire all’autore l’accesso a circuiti produttivi dai facili o possibili guadagni.

"Porträt" del mese è dedicato a Katherina Schubert, attrice cresciuta e affermatasi nei Kammerspiele di Monaco, dopo essersi formata a Vienna, dove ha lavorato con Luc Bondy e nel Burgtheater. Nella città bavarese ha interpretato parti importanti nel Process di Andreas Kriegenburg e con lo stesso regista è stata Irina nel cechoviano Tre sorelle. E ancora spiccano le partecipazioni a Mourning becomes Electra di Eugene O’Neill per la regia di Stefan Pucher e in Ulrike Maria Stuart di Elfriede Jelinek allestita da Josse Wider.




Massimo Bertoldi


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