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Thierry Salmon, Teatro delle Albe, Massimo Sgorbani

Divulgare lo spettacolo contemporaneo



Renata M. Molinari, Viaggio nel teatro di Thierry Salmon. Attraverso “I demoni” di Fëdor Dostoevskij, Milano, Ubulibri, 2008, pp. 238, € 21,00, ISBN 9788877483065

Teatro delle Albe, Suburbia. Molti Ubu in giro per il pianeta 1998-2008, a cura di Marco Martinelli e Ermanna Montanari Milano, Ubulibri, 2008, pp. 221, DVD allegato, € 27,00, ISBN 978 88 7748 284 6

Massimo Sgorbani, Teatro, Milano, Ubulibri, 2008, pp. 124, €15,00, ISBN 9788877483041

Riconoscere ad Ubulibri il merito di divulgare lo spettacolo italiano e internazionale contemporaneo, con ostinata passione per la conoscenza, è un dato di fatto ormai indiscutibile. Lo dimostrano gli ultimi volumi inseriti nella collana “libri bianchi”. Sono libri scritti in ‘diretta’, con l’autore presente a fianco del drammaturgo e dell’attore, pronto a registrare i pensieri e le idee, i percorsi della ricerca, lo sviluppo della creatività, e organizzare i materiali con rigore metodologico nell’organizzazione.

È quanto si avverte leggendo l’opera di Renata M. Molinari, Viaggio nel teatro di Thierry Salmon attraverso “I demoni” di Fëdor Dostoevskij. Franco Quadri disegna un ritratto umano e artistico del regista belga scomparso a quarantunanni, ricordando, tra l’altro, l’esperienza vissuta al Centro di Pontedera dove realizzò A. da Agata, ricavato dal romanzo Agata di Margherite Duras. Il Viaggio nel teatro di Thierry Salmon segue passo dopo passo il percorso del “Progetto Dostoevskij” lungo i suoi tre anni di lavoro, dal 1991 al 1993, con la realizzazione di cinque studi e uno spettacolo tratto dai Demoni. “A questa scelta - spiega il regista - sono arrivato attraverso Camus e anche Cassavetes che, come Dostoevskij, affrontano l’arte come la vita, trattano anch’essi di personaggi che fuggono dalla propria psicologia. Leggendo ho trovato un universo – una maniera di affrontare le cose – vicino alla mia sensibilità” (p. 40). Il romanzo diventa oggetto di laboratori teatrali presso il Conservatoire di Liegi, all’Insas di Bruxelles, negli spazi del San Geminiano di Modena. Lungo le tappe europee del “Progetto Dostoevskij” si forma il nucleo degli attori iscritti al laboratorio che produrrà lo spettacolo finale del progetto, Des Passions. La Molinari, presente ai lavori in prima persona, annota le varie fasi creative con scrupolosa attenzione, offrendo una descrizione minuziosa tra cronaca e analisi critica, dalla lettura alle traduzioni dei testi, dalle tecniche e metodologie pedagogiche strutturate sull’esplorazione del rapporto tra l’attore e lo spazio, alla costruzione fisica del personaggio. L’esplorazione della poetica di Salmon è arricchita da un’interessante intervista, che illustra “Il lavoro sul personaggio tra memoria e fisicità”. Il movimento creativo della compagnia è connesso ad un itinerario geografico, che dopo gli spostamenti in vari centri italiani, culmina nella trasferta in Russia. A Mosca nel 1991 Salmon incontra Anatolij Vasil’ev. Il maestro invita il gruppo a partecipare ad uno studio nel teatro Taganka. Nasce Quadriglie. L’anno dopo il viaggio dostoevskijano tocca San Pietroburgo. La compagnia lavora nella soffitta del Teatro Puskin.  È l’atto conclusivo del percorso verso lo spettacolo finale. Il montaggio di Des passions inizia a Modena e prosegue a Liegi. La tournée è breve ma lascia il segno. Incontra problemi con la censura come a Milano. Questo libro della Molinari restituisce la geniale personalità creativa di Salmon e lo pone nei quartieri alti del teatro europeo. Il volume è completato da preziosi documenti: interviste, programmi di sala, epistolari, la teatrografia completa del regista e lo scenario di Des Passion.

Anche il libro Teatro delle Albe. Suburbia. Molti Ubu in giro per il pianeta è l’esposizione di un percorso creativo secondo la formula del racconto degli stessi ideatori, Marco Martinelli e Ermanna Montanari, che tra il 1998 e il 2008 hanno realizzato quattro spettacoli, frutto di attività laboratoriali, tratti da Ubu Roy di Alfred Jarry in altrettante sedi caratterizzate da diverse e particolari condizioni socio-culturali. I destinatari sono giovani attori per caso, coinvolti da motivazioni non strettamente legate all’arte, che piuttosto coniugano in essa ragioni di vita. L’itinerario planetario parte da Ravenna, dove ha sede il Teatro delle Albe, con I Polacchi. Dall’irriducibile Ubu di Alfred Jarry andato in scena nel 1998 con giovani attori provenienti dalle scuole cittadine. L’intervista a Ermanna Montanari e Mandiaye N’Diaye spiega le dinamiche di gruppo, i processi del lavoro e la permeabilità della drammaturgia verbale ed estetica in relazione al pubblico (“A Teheran madre Ubu ha indosso il velo”, p. 38). Altra tappa significativa è l’esperienza vissuta in una scuola multietnica di Chicago, con ragazzi alla prima esperienza non solo nella recitazione ma anche nel contatto con la cultura teatrale. Lo spettacolo cambia nome, diventa Might Might Ubu, e pur tra mille difficoltà nel coinvolgimento costante di questi ragazzi provenienti dai ghetti metropolitani (“Mezz’ora prima dell’inizio dello spettacolo, eccomi in panico a correre su e giù per la città a velocità autobahn, tra palestre e fast-food punti di ritrovo giovanile e prove d’orchestra, in ceca dell’attrice principale del coro di palcontents”, p. 47), la messinscena debutta nel giugno 2005 nel Museum of Contemporary Art, come documentato da un video girato per l’occasione.

Completamente diversa si presenta l’avventura vissuta dal Teatro della Tosse a Diol Kadd, piccolo villaggio della savana a centocinquanta chilometri da Dakar. I palatini di Ubu buur sono un gruppo di adolescenti wolof. Lo spazio teatrale è un campo di sabbia chiuso da un recinto di cemento, gli attori indossano pantaloni militari e stringono mitragliette. Il debutto diventa l’evento per la comunità, che si veste a festa e, per la prima volta, diventa spettatrice e protagonista di un’ esperienza unica, come si legge nel racconto scritto da Mandiaye N’Diaye. Il ciclo si conclude nel 2007 a Napoli-Scampia, regno della camorra, dove il Teatro delle Albe realizza Ubu sottotiro coinvolgendo ragazzi disagiati e non. I contributi di Piergiorgio Giacchè e di Goffredo Fofi approfondiscono le caratteristiche del progetto e l’importanza pedagogica e sociale per il contesto. Uno degli allievi del laboratorio, Rosario Esposito La Rossa, racconta l’esperienza all’Auditorium di Scampia e scrive: “La cosa straordinaria, è che dietro quei cento corpi vivi nel palco, (…) si nascondono storie diverse, origini impensabili, mentalità discordanti, (…). Su quel palco non c’erano rom, ‘scampioti’, figli della ‘Napoli bene’, su quel palco c’eravamo noi” (p. 116). Miniature, il collage curato dalla Montanari raccoglie materiali fotografici relativi alle varie edizioni di Ubu re. Completano la ricognizione sull’attività del Teatro delle Albe gli interventi di Lea Melandri e Franco Nasi. In appendice si leggono teatrografia, filmografia e bibliografia degli Ubu, e in allegato al libro c’è il Dvd con la riproduzione di quattro diversi film di questo intelligente lavoro teatrale.

Il terzo volume pubblicato da Ubulibri è il Teatro di Massimo Sgorbani nserito nella collana "I testi". L’autore, milanese classe 1967, attivo anche in campo cinematografico e televisivo, presenta cinque testi attraversati da un’inquietante visione della realtà vissuta da personaggi turbati e dolenti, imprigionati nella gabbia di gesti depravati e di visioni di purezza, dove il sacro e il profano si incontrano e si scontrano, si incarnano in un linguaggio crudo e volutamente contorto, perché a parlare sono le pulsioni e i deliri dei vari protagonisti, senza filtri letterari. La barriera della solitudine produce monologhi che assumono la forma di confessione. “Chi si confessa – spiega Sgarbati – non è il soggetto ma il corpo, inteso non come protesi di un io già costituito ma come luogo in cui l’io si costituisce nella relazione con un mondo” (p. 129). Esempio è Angelo della gravità (un’eresia), ispirato ad un fatto di cronaca americana. Un obeso, condannato all’impiccagione per l’assassinio di una ragazza, non può essere giustiziato per il peso del suo corpo superiore a quello capace di reggere la corda del patibolo. Nella commedia diventa un omonimo nostrano, travolto dal culto per il cibo, Gesù e l’America, dove si trasferisce per consumare in ‘libertà’ hot dog e poi trasferire la brama di sazietà sul piano erotico e animalesco. Aspetterà digiunando il braccio della morte, sicuro di diventare un angelo ‘leggero’ alla corte di Dio. Dalla carne di Angelo della gravità si passa ai liquidi corporei di Tutto scorre (una fatalità). Una ragazza, guardiana degli urinatori di un autogrill, è “ritardata mezzamatta e pisciasotto”, ossia ossessionata da problemi urinari, prodotto di turbamenti adolescenziali per le violenze sessuali subite da parte del padre e per l’abbandono della madre. Soprannominata “Principessa Quantomidai”, si specializza nella circolazione di altri liquidi, alle prestazioni di bocca. Le cose sottili nell’aria, a giudizio di quanto scrive Franco Quadri nell’Introduzione (p. 8), “è il testo più raffinato e più alto scritto a tutt’oggi da Sgorbani”. È costruito su monologhi paralleli di una madre benpensante e di un figlio erotomane. La donna dialoga con la televisione e vive nell’attesa che questa la metta in contatto con il marito morto, sempre rimproverato e colpevole di averla indotta al tradimento durante il lungo periodo di ricovero ospedaliero; il figlio, edicolante, racconta le sue depravate visioni erotiche che culminano in masturbazioni pubbliche, fino a quando sarà linciato dalla folla. All’opera Causa di beatificazione, tre canti di donne attinti dalle lettere della Beata Angela di Foligno, dai passi di due scrittrici attive al tempo della guerra nel Kossovo e dalle testimonianze della prima donna kamikaze palestinese, segue la conclusiva Nell’ardore della nostra camera (un epicedio). Ritorna con ossessione il tema della carne e del sesso nelle parole di odio, intervallate e ritmate da continui sputi, di una vedova verso il marito. Gli rinfaccia l’ignoranza, prova schifo nella memoria del suo corpo e ricorda, con non poco godimento, di essere stata lei causa della morte somministrandoli una dose massiccia e fatale di Viagra. Anche lei, come l’obeso della prima commedia, è un Angelo della Terra.




Massimo Bertoldi


La copertina di Suburbia. Molti Ubu in giro per il pianeta

cast indice del volume


 


La copertina del volume su Massimo Sgorbani


La copertina del volume su Thierry Salmon



La copertina del volume sull'esperienza del teatro delle Albe


 
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