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Opere e sentieri
Tre volumi su Jerzy Grotowski

A cura di Antonio Attisani e Mario Biagini

Roma, Bulzoni Editore, 2007-2008

Nel corso degli anni molto si è detto e scritto su Jerzy Grotowski e la maggior parte degli studi si sono soffermati, e fermati, alla fase “teatrale” del regista polacco, conclusasi nel 1969 con il suo ultimo spettacolo Apocalypsis cum figuris. Il progetto editoriale di Opere e sentieri, curato da Antonio Attisani e Mario Biagini, ha voluto spingersi oltre. I tre volumi sono stati pubblicati a conclusione del progetto Tracing Roads Across, realizzato dal Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards durato tre anni dall’aprile del 2003 all’aprile del 2006; un work in progress che ha coinvolto artisti di varie nazionalità e formazioni artistiche.

Il volume Opere e sentieri I – Il Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards era finalizzato a colmare, innanzitutto, la lacuna che circondava il lavoro del Workcenter di Pontedera, fondato dallo stesso Grotowski nel 1986 e dove ha continuato a lavorare fino alla morte avvenuta nel 1999. Thomas Richards dopo aver pubblicato Al lavoro con Grotowski sulle azioni fisiche e Il punto-limite della performance quando il maestro era ancora in vita, riprende qui la parola per condurre il lettore all’interno del processo di creazione di spettacoli come One breath left e Action. Contribuiscono a questo percorso conoscitivo del Workcenter i saggi di Mario Biagini che ne è direttore associato  e gli interventi di Kris Salata e Lisa Wolford Wylam che hanno partecipato a Tracing Roads Across.

In Opere e sentieri II – Jerzy Grotowski. Testi 1968-1998 sono raccolti saggi e interventi del regista polacco, per far conoscere il suo pensiero attraverso testi di non facile reperimento, e per questa pubblicazione rivisti, in alcuni casi tradotti nuovamente e proposti seguendo le sue ultime redazioni. I primi due scritti sono interviste a Grotowski, la prima di  Richard Schechner e Theodore Hoffman del 1967 alla conclusione di un corso presso la New York University’s School of Arts con la collaborazione di Ryszard Cieślak, la seconda a cura di Marc Fumaroli del 1969. Entrambe realizzate qualche anno prima di Apocalypsis cum figuris, testimoniano il pensiero del regista nel periodo del teatro degli spettacoli cioè dell’arte come presentazione. Si tratta di un approfondimento sui temi da lui affrontati in Per un teatro povero l’unica raccolta sistematica del suo pensiero teatrale. Seguono il Performer (1987) e Dalla compagnia teatrale all’arte come veicolo (1993) di Grotowski che, riferendosi alla fase del lavoro a Pontedera, permettono al lettore di seguire gli sviluppi del pensiero del regista negli anni. L’ultimo intervento Testo senza titolo (1998) è stato scritto poco prima di morire per, come dice lui stesso, fare piazza pulita su alcune questioni legate al lavoro del Workcenter e  soffermarsi a riflettere sul senso della trasmissione della tradizione artistica.

Opere e sentieri III - Testimonianze e riflessioni sull’arte come veicolo è l’ultimo volume pubblicato nel 2008, nel quale è stata affidata la parola a studiosi di teatro ed artisti, che attraverso gli interventi propongono uno sguardo trasversale sull’argomento. Il famoso saggio di Ferdinando Taviani Commento al Performer, pubblicato nel 1988, si colloca all’inizio del volume e si addentra tra i molteplici significati del testo che Grotowski ha utilizzato come “manifesto” dell’arte come veicolo. Nella prima parte del libro, inoltre, viene dato spazio alla voce di artisti quali Federico Tiezzi e Sandro Lombardi, che hanno partecipato come testimoni alle Azioni realizzate dal Workcenter, riportandone le impressioni ricevuto come uomini e artisti di teatro, profondamente colpiti da quello a cui avevano assistito in quella casa immersa nella campagna toscana. Marco De Marinis con il saggio Il teatrologo, lo spettatore e le performing arts: la sfida di Grotowski e del Workcenter di Pontedera apre la seconda parte del volume. Lo studioso si interroga sulla sfida che Grotowski ha lanciato agli studiosi di teatro e critici sia durante il suo lavoro “teatrale” sia negli anni dell’esperienza del Workcenter e sulla funzione e le potenzialità dello spettatore/testimone. Gli ultimi saggi sono di Antonio Attisani e Florinda Cambria, nei quali è evidenziata la capacità dell’opera di Grotowski e del Workcenter di rinnovarsi e di rapportarsi a temi centrali del vivere contemporaneo. Nel libro Opere e sentieri III - Testimonianze e riflessioni sull’arte come veicolo convergono punti di vista e prospettive di analisi molto eterogenee che se da un lato rilanciano interessanti spunti di riflessione, dall’altro rischiano di far perdere al lettore il filo rosso che dovrebbe unire tra loro questi contributi.

 










di Elena Peruzzo


copertina

cast indice del volume


 

Opere e sentieri I
Opere e sentieri I
Il Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards

 
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