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Revue d’Histoire du Théâtre


a. LIX , n. 4 (236), ottobre-dicembre 2007, € 15,00
ISSN 1291-2530
L’ultimo numero del 2007 della Revue d’histoire du théâtre si apre con un saggio di Edward Nye e Fanny Thépot su Drammaturgia e musica nel balletto–pantomima Médée et Jason di Noverre e Rodolphe. Rappresentato per la prima volta a Stoccarda nel 1763, questo balletto fu uno dei primi frutti della collaborazione del musicista Jean-Joseph Rodolphe e il coreografo Jean-George Noverre. La partitura inedita conservata alla Bibliothèque de l’Opéra contiene preziose didascalie che permettono il confronto, generalmente «quasi impossibile», fra musica e azione scenica nel balletto-pantomima del XIX secolo. Concentrando la loro analisi su sei estratti del manoscritto, Nye e Thépot concludono che Medée et Jason si iscrive nel movimento di riforma dell’opera lirica proposto da Gluck.

Dominique Laredo tratta invece di un teatro privato del XIX secolo che ha conservato pressoché intatte le sue macchine in legno. È il teatro del castello di Valrose, in Costa Azzurra, fondato negli anni Settanta del XIX secolo, attualmente di proprietà dell’Università di Nizza Sophia Antipolis. Con questo suo invito a riscoprire il teatro di Valrose, Dominique Laredo descrive lo stato del progetto di ristrutturazione dell’edificio.

Censura politica o politica della censura è il titolo del saggio di Anne Etienne, che analizza due pièces sottoposte al Lord Chamberlain (la figura ebbe la responsabilità della censura fra il 1737 e il 1968) nel 1938: Follow my Leader di Terence Rattigan e Geneva di Bernard Shaw. La prima fu rifiutata mentre la seconda fu autorizzata. Per cercare di spiegare perché, la studiosa analizza i discorsi politici dei due autori e le modifiche che essi appartarono ai loro testi per sorpassare l’ostacolo della censura.

È sulla scenografia di tre rappresentazioni contemporanee di altrettante opere di Shakespeare che pone l’attenzione Estelle Rivier: Tito Andronico (regia di Simon Abkarian), Molto rumore per nulla (Laurent Laffargue) e Riccardo II (Thierry de Peretti). Il suo Studio comparativo di tre opere shakespeariane sulla scena contemporanea: fra tradizione e modernità parte dal presupposto che la scenografia nelle rappresentazioni delle opere del Bardo può suggerire, oggi, un nuovo approccio al suo Teatro. Ecco allora che la somiglianza di alcune messinscene shakespeariane del Novecento può aprire nuove piste di indagine.

Un’affascinante intervista a Pierre Chabert firmata da Karine Germoni conclude questo numero della rivista. L’attore e regista amico di Samuel Beckett racconta il suo incontro con Raymond Cousse: il romanziere, drammaturgo e saggista noto ai più per la sua Stratégie pour deux jambons. Ex pompiere, la leggenda vuole che Cousse si innamorò del teatro durante le sue ore di guardia nelle sale parigine. Conobbe le opere di Beckett alla Bibliothèque Nationale de France, e fu poi sotto l’egida del drammaturgo irlandese che iniziò a scrivere. Beckett fu anche il tramite che permise l’incontro fra Cousse e Chabert, che avrebbe portato alla realizzazione di spettacoli come La Terrine du chef e Stratégie pour deux jambons. Intitolata Da Samuel Beckett a Raymond Cousse, da Raymond Cousse a Samuel Beckett, passando per Pierre Chabert, l’intervista analizza l’opera di Cousse, con un costante confronto con quella di Beckett.   




Gherardo Vitali Rosati


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