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ADE Teatro
Revista de la Asociación de directores de escena de España

n. 120, abril-junio 2008, pp. 226, 9 euros
ISSN 1133 - 8792
In occasione del duecentesimo anniversario dell'inizio della Guerra d'Indipendenza Spagnola (le truppe francesi infatti occuparono il paese nel 1808), «Ade Teatro», «Revista de la Asociación de Directores de Escena de España», dedica buona parte delle sue pagine (pp. 16-104) ad una approfondita ricostruzione della situazione teatrale della penisola iberica nel periodo che va dal 1808 al 1814, che è l'anno della definitiva sconfitta delle truppe napoleoniche da parte degli spagnoli. Quanto al testo teatrale proposto in questo numero è (e non potrebbe essere altro che) la tragedia in tre atti e in versi El dìa dos de mayo de 1808 en Madrid y muerte heroica de Daoíz y Velarde scritta dal poligrafo e drammaturgo Francisco de Paula Martì (1761-1827), rappresentata la prima volta a Madrid il 1° luglio 1813 e coronata subito da un enorme successo. 

Obiettivo dell'opera, come spiega l'autore in un vibrante prologo, è «perpetuar la memoria de la perfidia francesa y el heroico esfuerzo y noble patriotismo de los habitantes de Madrid»: il 2 di maggio del 1808, infatti, giorno che è poi diventato di festa nazionale, gran parte della popolazione madrilena era scesa in piazza contro l'occupazione francese e, nel corso della rivolta, aveva ucciso centocinquanta soldati nemici. Per ritorsione, il giorno successivo, l'esercito francese aveva fucilato cinquemila cittadini della capitale spagnola. Episodio, questo, raffigurato nel famoso quadro El tres de mayo de 1808 o Los fusilamentos de Príncipe Pío (1814) di Francisco Goya, pittore che in questi anni (fra il 1810 e il 1820), realizza, fra l'altro, anche Los desastres de la Guerra: una serie di pre-espressionistiche, agghiaccianti incisioni, considerate il capolavoro della sua maturità, che fanno da corredo iconografico a parte della rivista. «Goya, que se inspirò varias veces en obras teatrales, - scrive René Andioc nelle pagine che introducono El dìa dos de mayo - ¿ asistiría a una de las rapresentaciones de la tragedia de Martì, a pesar de su sordera? Probablemente nunca lo sabremos. Lo cierto es que ambas obras, el "bosquejo" del dramaturgo y grabador, y el cuadro del pintor aragonés, coinciden en exaltar la actuación de "pueblo baxo" madrileño por quen "el día dos de mayo memorable ha da ser en todos tiempos"».



"El tres de mayo de 1808. Los fusilamientos de Principe Pio"
(1814), di Francisco Goya

Il regista Jaime Azpilicueta e l'«investigador, profesor, ensaysta y autor dramático» Jean Pierre Sarrazac, prima un "pratico" dunque e poi soprattutto un "teorico" del teatro, sono al centro della sezione dedicata alle interviste: Azpilicueta, definito il "rey de los musicales", è il primo regista spagnolo chiamato a lavorare a Broadway (l'occasione è la direzione di un musical basato sulla vita della grande cantante cubana Celia Cruz), mentre il professor Sarrazac, il cui lavoro consiste in una «continua reflexión sobre el teatro, la escritura dramática y la prática escénica», viene intervistato dopo aver ricevuto, da parte dell'Associazione Internazionale dei Critici di Teatro, il Premio Talía 2008.

Nelle "Notas de dirección", cinque registi parlano delle loro più recenti messe in scena: Etelvino Vázquez di Emigrados, spettacolo sperimentale formato da quattro testi scritti da sei diversi autori contemporanei; Adolfo Simón (il cui contributo è composto da quarantasei domande più o meno retoriche) di Sin identidad; Jesús Codina di Hamelin (testo in cui il giovane autore castigliano Juan Mayorga racconta, con ritmo serrato, l'inchiesta per un caso di pedofilia); Juan Luis Mira di Fuga (commedia di Jordi Galceràn) ed Emilio Goyanes, infine, del suo Sol Y Luna, delicata opera da lui concepita per un pubblico di bambini dai 3 ai 7 anni e incentrata sull'amicizia, che si evolve e muta col tempo, fra due bambine dai caratteri opposti e complementari (Sole e Luna, appunto).  

Nell'ultima parte della rivista, fra le altre cose, è molto interessante il saggio (firmato da Blanca Baltés) su Cayetano Luca de Tena (1917-1997), regista teatrale; direttore, dal 1940 al 1952 e poi dal 1962 al 1964, del Teatro Español di Madrid e infine autore di vari articoli che, pubblicati sulla rivista «Teatro» dal 1952 al 1955, costituiscono la base delle sue riflessioni teoriche sul proprio mestiere di «director de escena». In questi scritti, Luca de Tena intendeva «dar a conocer y acreditar una profesión incomprendida e innecesaria para buona parte de sus coetáneos». E anche se lo faceva, certo, all'incirca mezzo secolo più tardi rispetto al resto d'Europa, è senza dubbio uno dei primi ad aver sostenuto l'importanza di una figura come quella del regista in un paese come la Spagna, dove l'organizzazione dell'attività teatrale, fra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, conservava ancora le infrastrutture, le abitudini, le gerarchie e, soprattutto, le modalità produttive e recitative dei secoli precedenti.

Nella sezione "Aniversarios", il regista Jaroslaw Bielski, mentre li festeggia, rievoca infine i dieci anni di attività di "Teatro Réplika", un'Accademia per Attori, con sede a Madrid, da lui fondata (nel 1989) e diretta: «crear una academia para formar actores - si legge nelle righe introduttive - no es una decisión fácil, aunque en un momento de la carrera profesional sea la única manera de seguir creciendo artísticamente. Centrarse en labores pedagógicas a veces supone apartarse del circuito oficial. Es renunciar a una parte importante de creación artística para gestar un proyecto de riesgo, partiendo de la nada y a largo plazo, al margen de los grandes acontecimientos teatrales del país. Pero también es apostar por el futuro, a veces a costa del presente».   


Giulia Tellini


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