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Hystrio
trimestrale di teatro e spettacolo

a. XXI, n. 2, aprile-giugno 2008, € 9,00

Il numero primaverile di Hystrio offre al lettore, secondo consuetudine, il quadro aggiornato della vita teatrale italiana e diversi articoli di approfondimento. La Vetrina è occupata da un’intervista a Danio Manfredini, che ripercorre le tappe della sua carriera, dagli esordi nei centri sociali milanesi all’incontro con César Brie e Iben Nagel Rasmassen, per poi presentare Il sacro segno dei mostri, ultimo lavoro prodotto da Emilia Romagna Teatro. Il servizio successivo prende spunto dall’incontro biennale per traduttori di testi teatrali tenutosi a Montréal organizzato dalla Cead, e solleva le tante problematiche legate alla resa in lingua straniera della parola scenica, partendo dal presupposto della mutevolezza del testo dalla lettura alla rappresentazione privilegiando l’autore, o l’attore, oppure il pubblico.

La questione teatrale di Ugo Ronfani è dedicata alla toscana Città del Teatro di Cascina, una fabbrica dimessa e trasformata venti anni fa in centro di spettacolo. Inizialmente ispirato al teatro popolare di strada, ha costruito la propria identità sul teatro di sperimentazione e di ricerca, producendo messinscene importanti e rivolte ai giovani, come Non siamo mica quelli della via Pal e Diario segreto in cui si parla di disagi esistenziali degli adolescenti.

La seconda puntata del viaggio nelle regioni italiane prosegue con lo Speciale Sud. Il sipario si apre sulle realtà di Puglia, Basilicata e Calabria. Dimostrazione di buona salute della terra pugliese è il progetto regionale Teatri abitabili, che intende affidare ai teatranti locali la gestione di una ventina di spazi comunali. Dalla geografia dello spettacolo emergono molti gruppi di talento, da Koreja di lecce a Kismet di Bari, da Cerchio di Gesso di Foggia al Teatro Bottega degli Apocrifi di Manfredonia. Oltre al pullulare di nuovi spazi teatrali e alla prossima riapertura del Petruzzelli, si moltiplicano festival di tutti i tipi. La Basilicata si presenta un quadro di profonda crisi, aggravato dalla chiusura dell’Associazione Basilicata Spettacolo fondata nel 1986, come spiega l’ex direttore Rocco Laboragine. Nel deserto sopravvivono due importanti oasi, il Teatro dei Sassi di Matera e l’ex Piccolo di Potenza, ora Centro di Drammaturgia Europea. La Calabria condivide con la Puglia la fase di crescita e di espansione dell’attività teatrale anche nei centri minori. A Cosenza e Reggio il rapporto sinergetico tra università e teatro ha prodotti risultati assai incoraggianti e posto le premesse culturali per l’affermazione di Saverio La Ruina, Premio Ubu come migliore attore e autore per Dissonorata, e il ritorno di Giancarlo Cauteruccio come direttore artistico del Magna Grecia Teatro Festival.

La sezione Teatromondo della rivista milanese punta l’obiettivo sui progetti più significativi emersi dal panorama internazionale. Fotografa la scena di Barcellona con l’intervista ad importanti artisti locali (Carles Canellas, Marcel.lì, Antunez Roca, Komic thr), che mettono in discussione l’immagine di “rinascimento catalano”, parlando di problemi economici e del riciclaggio di vecchie idee e spettacoli logorati dal tempo. A Parigi sono di moda i classici francesi. All’Odéon è stato rappresentato il moleriano École des femmes per la regia di Jean-Pierre Vincent con Daniel Auteuil protagonista. La messinscena di Le menage de Figaro di Beaumarchais, ospite della Comédie, curata da Christoph Rauck libera il testo dalle citazioni politiche rivoluzionarie e punta sulla rappresentazione dei sentimenti. La regia di Lambert Wilson in Bérénice di Racine mette in luce la forza poetica del verso e legge l’opera come tragedia dell’incomunicabilità dei sentimenti repressi. A Berlino il cartellone dell’annuale rassegna Spielzeiteuropa organizzata dai Berliner Festspiele porta il titolo di Paradise now, ricavato dall’omonimo spettacolo del Living Theatre, e propone una sorta di celebrazione del ’68. primeggiano The Sound of Silence, novità di Alvis Hermanis, e Medea euripidea del polacco Grzegorz Jarzyna.

Statement of Regret è il titolo dello spettacolo che Kwame Kwei-Armah ricava dall’espressione «Dichiarazione di rammarico» usata da Tony Blair nel 2007 in occasione della ricorrenza dei duecento anni dell’abrogazione della legge sulla schiavitù. In scena nel National Thater di Londra, con la regia di Jeremy Herrin, racconta il tentativo di un gruppo di africani e caraibici, laureati e intellettuali di un certo spessore, di influenzare il governo in merito a questioni relative alla popolazione nera in Gran Bretagna. Di rilievo è risultata la messinscena di The Tempest di Shakespeare proposta nell’Arts Theatre dalla compagnia multiculturale Tara Arts, che elabora una lettura minimalista. Nella rassegna inglese trovano spazio anche spettacoli ricavati da testi di autori americani e di generazioni diverse, accomunati da visioni inquietanti degli States. In A Prayer for my Daughter di Thomas Babe, produzione Young Vic, domina la violenza del dopo Vietnam. Speed-the Plow, capolavoro di David Mamet, affronta il tema del conflitto tra arte e denaro nello scenario di un’America anni ’80 cinica e competitiva. La messinscena molto cinematografica di Matthew Warchus ha evidenziato le doti degli attori, Jeff Goldblum, Laura Micelle Kelly, Kevin Spacey. Infine Helter Skelter e Land of the Dead di Neil LaBute risentono rispettivamente degli attacchi alle Torri Gemelle e della bushiana guerra al terrorismo. Teatromondo prosegue con un servizio in cui illustra il teatro politico argentino, impegnato a ricordare i crimini del passato e a denunciare le contraddizioni della globalizzazione.

Il ricco Dossier a cura di Fabrizio Sebastian Caleffi si occupa di Teatro e arti visive. L’intervento di Silvana Sinisi ripercorre le tappe novecentesche dei valori visivi nell’allestimento scenico che concorrono al superamento della verosimiglianza e ridisegnano nuove dinamiche nella figura e ruolo dell’attore, secondo le diverse soluzioni adottate dalle avanguardie storiche. Enrico Bernard – regista, autore teatrale, saggista, traduttore – parte dall’assunto che «il teatro è sintesi di tutte le arti, a maggior ragione di quelle ‘visive’, - oltre che musica e canto», per soffermarsi soprattutto sull’incidenza delle arti visive nel Rinascimento, riflettere sui rapporti con il cinema, e approfondire gli anni ’70 con l’intreccio tra sperimentazione e innovazioni tecnologiche. Non poteva mancare la ricerca di Tadeusz Kantor che culmina ne La classe morta, spettacolo definito da Fabrizio Sebastian Caleffi «il vertice assoluto dell’esperienza visivo-teatrale del ‘900», e vicino al Maestro si incontrano altri personaggi polacchi di rilievo quali lo scrittore Witold Gombrowitz, Roman Polanski, i fratelli Klossowski. Il contributo firmato da Manuela Gandini si sposta nel presente con la considerazione di una serie di artisti innovativi, Chen Zhen, Alejandro Jodorowsky, Vesna Vesic, Yoko Ono. Della svolta degli anni ’90, caratterizzati dallo sviluppo di nuovi canali espressivi autonomi, si occupa Pier Giorgio Nosari. Il quadro è assai vario e ricco di fermenti creativi emancipati dai legami con le accademie, liberi da costrizioni formali e aperti alle contaminazioni interdisciplinari. Tra i tanti gruppi citati, figurano Motus, Fanny e Alexander, Societas Raffaello Sanzio, Valdoca  e poi Teatro del Lemming. Robert Lepage nell’articolo firmato da Anna Maria Monteverdi è visto come l’artista della «pittura di luce», che raggiunge la perfezione con La casa azul, spettacolo dedicato alla sofferta biografia di Frida Khalo. Chiude il Dossier una breve ma intensa riflessione sulla nozione di spazio teatrale nell’opera di Bob Wilson ad opera di Margherita Laera.

Drammaturgia si occupa di un nuovo orientamento emergente nel cosiddetto ‘teatro di narrazione’ da parte degli esponenti più rappresentativi, che intrecciano nell’affabulazione il canto e la musica secondo soluzioni espressive memori del teatro-canzone di Giorgio Gaber e ed Enzo Jannacci. Il riferimento è ad Appunti per un film sulla lotta di classe di Ascanio Celestini, Miserabili. Io e Margaret Thatcher di Marco Paolini, I capitoli dell’infanzia di Davide Enia e Odissea di Mario Perrotta. La Biblioteca, curata con competenza, da Albarosa Camaldo, propone utili segnalazioni relative alle più recenti novità editoriali, divise tra saggi e testi. Ricca e articolata come sempre si presenta Critiche, la sezione di Hystrio riservata alle recensioni degli spettacoli più recenti prodotti in Italia e ordinati secondo criteri geografici. Le pagine di Testi sono occupate da Italiani cìncali! Parte prima: minatori in Belgio di Nicola Bonazzi e Mario Perrotta, che è anche regista e interprete dello spettacolo prodotto dal Teatro dell’Argine di San Lazzaro di Savena (Bo).  

I protagonisti della giovane scena di Nati ieri sono la compagnia M’arte Movimenti d’Arte di Palermo, vincitrice nel 2003 del Premio scenario con Come campi da arare, uno spettacolo di immagini folgoranti in cui si racconta la storia dolorosa di tre donne. L’impostazione non dialogata del testo, con le parole che sembrano vagare nel nulla, informa di sé anche i lavori successivi, come Interferenze, un intreccio di due monologhi di Alan Bennet, fino all’ultimo Volevo dirti.


Massimo Bertoldi


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