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Segnocinema 150
Rivista cinematografica bimestrale

anno XXVIII, n. 150, marzo-aprile 2008, € 6,00
ISSN 0393-3865
«Segnocinema 150» dedica uno speciale alla free critic, ovvero la critica cinematografica on-line, che trova spazio sulla rete. Alcune testimonianze dirette arricchiscono questo speciale: Cristina Jandelli e Beatrice Manetti raccontano come è nato e si è sviluppato nel tempo il portale www.cinema.it, dal 1996, quando si registrò al Tribunale di Firenze, come prima testata web dal nome "HalCinema", fino all’attuale veste Cinema.Dada.net; Mauro Brondi, del sito www.effettonotteonline.com, individua tre caratteristiche fondanti la critica on-line: la sua accessibilità a tutti, il confronto con i giudizi dal basso, la riscoperta del valore della scrittura nello spazio specifico dei blog; Giancarlo Zappoli, di www.mymovies.it, spiega come il sito da lui fondato offra, oltre a uno spazio per la free critic, anche un ampio database con il dizionario di tutti i film (Farinotti e Morandini), il dizionario degli attori, dei registi, dei premi, delle colonne sonore, dei termini cinematografici (Vezzoli) e una dettagliata rassegna stampa dei film con articoli tratti dalle maggiori testate, e altri servizi come news di attualità, reperibilità in home video del film, programmazione nelle sale e pressbook per addetti ai lavori.

Queste esperienze mostrano il variegato panorama delle "testate" on-line dove si esercita la free critic, che subito appare meno free di quanto sembra e meno critic di quanto voglia. Spesso infatti, come notano Bandirali e Terrone, l’offerta di internet e sovrabbondante e indifferenziata, diventa il regno "dell’opinione senza infingimento", dove la "cultura free ha rinunciato a separare il grano dal loglio (…) col suo pullulare di impressioni senza concetti e di opinioni senza argomenti." La free critic, secondo Roy Menarini, infatti è soprattutto quella dei blog, dove i bloggers impongono al loro lettore(spettatore) un rapporto di stampo peritestuale: "se ne stanno accanto ai film, li commentano a caldo, li diarizzano, li conformano, li deformano". "Il blog diventa una lavagna pubblica sulla quale si possono scrivere impressioni, segnalare notizie e curiosità dalla rete" dice Brondi, e dove ogni considerazione è frutto dell’istante. Nell’infinito presente di internet, come sottolinea Mauro Resmini, la storiografia è impossibile, qualunque sforzo di ricostruzione storiografica è vano ("la carta sopravvive, i byte no" dicono Jandelli e Manetti nel tentativo di ricostruzione retrospettiva di anni di lavoro per cinema.it), perciò la critica on-line è condannata a restare senza passato e costruisce la propria "epica" sull’accessibilità. Questa accessibilità mostra un palese lato oscuro: la superficialità, che trova la propria retorica nell’effimero, nel giudizio abbozzato, senza analisi approfondite, pronte all’uso e al consumo del lettore medio. Zappoli, però, difende la rete dalla facile definizione di "dumping", discarica: certo in rete, ci si trova di tutto, ma non è tutto da buttare. L’accessibilità, di cui si è detto, può diventare un grande punto di forza, soprattutto quando ad essere raggiungibili sono alcuni database, fatti con cura scientifica. Brondi cita alcuni di questi portali: www.fucinemute.it, sostenuta dal Comune di Trieste e dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che pubblica articoli e saggi di approfondimento; www.cadrage.net, rivista universitaria internazionale che offre saggi di livello accademico e www.senseofcinema.com, promossa dall’Università di Melbourne e dall’Australian Film Commission, che pubblica speciali e monografie sugli autori, costituendo un ricco database, sempre a disposizione di ricercatori, critici e cinefili.

Accanto allo speciale, nei "Saggi e Interventi", su «Segnocinema 150» trova spazio l’articolo di Nicola Dusi su "La visione potenziata" del serial televisivo Dr. House, dove la visione al microscopio da anatomopatologi crea un iperrealismo che diventa mise en abîme dello sguardo contemporaneo: al massimo di realtà corrisponde la costruzione finzionale e il viaggio all’interno del corpo umano viene semplicemente supposto e sostituito da un’immagine digitale, che segue una logica altra rispetto al reale.

Flavio De Bernardinis, sempre in "Saggi e Interventi", riflette sul film Caos Calmo, nell’articolo "Il totem di Narciso". Il film di Antonello Grimaldi, dal romanzo di Sandro Veronesi, consacra Nanni Moretti a icona del divismo nazionale, immortalandolo su una panchina come un totem, cui tutto ruota intorno, in stretta analogia con l’immagine per eccellenza dell’uomo in panchina: Forest Gump, centro e nume tutelare della Storia degli Usa.

Nella sezione "Festival e rassegne" Adelina Preziosi racconta il XIX Trieste Filmfestival, nel corso del quale sono stati riscoperti e celebrati i film di István Gáal, il cui sguardo privato ed elegiaco, malinconico e partecipato si ferma su personaggi e paesaggi, e le sorprendenti animazioni di Walerian Borowczyk nel campo sperimentale della stop motion. Bruno Di Marino fa un resoconto del Rotterdam Film Festival 2008, dal programma molto denso, di cui viene menzionata la sezione retrospettiva "Pièce Inique", dedicata ai registi che hanno diretto un solo film: da Duchamp a Peter Lorre, da David Byrne a Peter Sellars. "Senza tanti entusiasmi" Davide Turrini racconta del Festival di Berlino 2008, edizione che ha deluso le aspettative e non è riuscita a proporre film di rilievo, "tra l’impasse hollywoodiana", "la scarsa vena degli autori della middle Europa" e "la stantia fase di riflusso dell’esotismo asiatico", con un lieve accenno al gran clamore che ha fatto in Italia "la rappresentazione del sesso in epoca morettiana" nel film Caos Calmo, presentato al Festival di Berlino e definito dal quotidiano «Berliner Zeitung» semplicemente un prodotto da Tv commerciale.

Nella rubrica "ActorSegno" Cristina Jandelli analizza Cate Blanchett: attrice sorprendente, che sa passare da uno stile di recitazione classico alla Katharine Hepburn (in The Aviator) alla ricostruzione mimetica di Bob Dylan in Io non sono qui. Il segreto del suo talento sta nell'incrocio di tecniche antitetiche come l’"immedesimazione" e l’"imitazione", per riprendere le categorie di Claudio Vicentini.

Nella rubrica "SegnoSound", Paola Valentini analizza Espiazione di Joe Wright, evidenziando come il lavoro sul sonoro - e in particolare la musica di Dario Marianelli - allontani il film dagli sterotipi del melodramma storico inglese. Il tema musicale, in cui compare il ticchettio di una macchina da scrivere, ha un sapore avanguardista, e anticipa il colpo di scena finale: quello che stiamo vedendo non è la verità, ma una creazione letteraria.

Anna Gilardelli


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