Cineforum 470 si apre con due ricchi speciali su Tideland e Ratatouille. Per Jonny Costantino, con Tideland Terry Gilliam mostra di essere un cineasta con una marcata sensibilità pittorica. Forte del riferimento alla tradizione figurativa europea, Gilliam costruisce con gli esterni del suo ultimo film i migliori "en plein air" del suo cinema. Il richiamo a Peter Brueghel, pittore visionario di unepoca che nel quotidiano esperiva i suoi mostri rivelatori di verità, si gioca sulla ambigua dicotomia tra comico e il tragico. Questa dicotomia è solo la dinamica più accesa della prossimità della morte con la vita. Luniverso frammentario di Brueghel, davanti al quale locchio si meraviglia e stupisce dellattrazione del mostruoso grottesco, ben si adatta al cinema di Gilliam. In genere, infatti, laffinità con la pittura fiamminga è molto marcata nellopera di questautore. Il fiammingo di tutti i tempi, però. Fino a Van Gogh e alle accensioni dello sguardo di quello che, come sottolinea Costantino, Antonin Artaud descrive in questo modo: "ritorno al quadro dei corvi. Chi ha già visto, come in questa tela, la terra equivale al mare?
terra che puzza di vino, e sciaborda ancora in mezzo alle onde di grano
". Mai definizione fu più appropriata. Ne La sottile linea nera Jonny Costantino conversa con Terry Gilliam. Tema della conversazione la disperazione che si accompagna alla gioia dellarte e della vita. Il coraggio di vivere delle creature di Gilliam somiglia a quello delle creature di Kafka o Bacon, là dove la morte confina con la vita. E poi ancora, limportanza del mondo delle favole e il rapporto con il romanzo di Cullin da cui il film è tratto.
Ne Lanti-edipo e la bambina, Lorenzo Donghi riflette sui legami di Tideland con Alice nel paese delle meraviglie. Nel paradosso il collegamento tra le due storie, leccentricità diventa la misura per rapportarsi al mondo. Leccentricità dello spazio, soprattutto, che subisce un autentico rovesciamento. Lo spazio, empirico e collocato in Texas, è reso con una serie di inquadrature sghembe sancisce la mancata cesura tra realtà e immaginario. In Monsieur Le Film, Giulia Russo, parla di Ratatouille come di un "film adulto, non tanto per letà anagrafica dei suoi protagonisti, ma anche e soprattutto per le scelte narrative, il tipo di comicità che lo caratterizza". Il tipo di comicità è infatti quello della screwball comedy, ma temperata da un sapiente equilibrio tra emozione e sorriso, per smorzare gli eccessi.
Mattia Mariotti e Matteo Zambetti si occupano del Favoloso mondo (digitale) della Pixar, e di come la casa sia riuscita a far uscire dal complesso di inferiorità, rispetto ad altri generi, il cinema danimazione. Con Ratatouille la Pixar ha indicato un nuovo corso per lanimazione di "intrattenimento", fatto di "perfezionismo grafico e narrativo e di piena consapevolezza registica".
Per la sezione Schede: Unaltra giovinezza di Francis Ford Coppola, Giorni e nuvole di Silvio Soldini, La giusta distanza di Carlo Mazzacurati, Ai confini del paradiso di Fatih Akin, Meduse di Etgar Keret e Shira Geffen, You, the Living di Roy Anderson, The Bourne Ultimatum il ritorno dello sciacallo di Paul Greengrass, I vicerè di Roberto Faenza.
Da segnalare anche lintervista a Silvio Soldini curata da Fabrizio Tassi, in cui il regista grida contro il tormentone della presunta secondo lui inesistente crisi del cinema italiano.
Per Filmese, Labuffata Luomo privato Angeli distratti Die Hard.Vivere o morire Quel treno per Yuma I guardiani del giorno Il nascondiglio Elisabeth: The Golden Age Lo spaccacuori La terza madre.
Ritorna la sezione Book, più ricca che mai. Questa volta tocca a Joseph Losey. Ne Il Servo. Maughan, Pinter, Losey, Tullio Massoni ci parla dellultimo atto della triologia del regista, Il Servo, appunto, dei suoi rapporti con il romanzo e del modo scelto da Losey per risolverlo in immagini, dalla soppressione del narratore alla resa del potere misto a trasgressione e impossibilità di realizzazione. Sullo sfondo di unambientazione angosciante le figure esprimono la derealizzazione nel disfacimento dei loro contorni fisici e morali.
Il tema dello specchio è invece analizzato da Bruno Fornara per riflettere sulla mutazione lenta e allo stesso tempo repentinamente rivelata dal precipitare improvviso dei rapporti di classe e di potere in Il Servo. Lo specchio deforma i personaggi, li stringe in una prospettiva che rimescola le coordinate spazio-temporali. Essi diventano luno il riflesso dellaltro, e proprio in quanto riflesso nessuno è più stesso ma neanche laltro.
Giorgio Cremonini ripensa al motivo dellestraneità, che è stato lelemento di maggior legame tra Losey e Pinter. La sensazione di non trovarsi mai nel posto giusto ha fatto la sua comparsa già nelle opere americane di Losey, come Il ragazzo dai capelli Verdi. Se ne Il Servo lelemento perturbante è rappresentato dallo specchio, ne Lincidente è il luogo conosciuto e, allinizio, confortevole che diventa un labirinto straniante.
Per Lincidente Andrea Zanetti ci parla invece della "sordidezza" della corruzione delle azioni nel mondo borghese. La sordidezza sta nel fatto che questa corruzione mantiene sempre un margine di sicurezza. Allinterno di questi margini Lincidente è un film su un certo tipo di aberrazione temporale. Come scrive Zanetti "lanalisi trascende singoli e psicologie: mostra un funzionamento. Losey, per superare una simile esperienza, si sarebbe volto a Proust: il tempo ritrovato. Il fallimento del progetto su la Recherche e limpasse di molti film successivi testimonia la smisuratezza dellimpresa e linanità di un "corpo a corpo" con il presente".
Paolo Vecchi invece ci racconta di unintervista a Losey, al Lido, condita di Vodka e della capacità del regista di deviare da domande professionalmente preparate per scivolare verso una piacevole e istruttiva conversazione.
E se Tullio Massoni, in Fazzoletti, scrive di una parabola racchiusa nella brevità di due sequenze (potenza del cinema di Losey), Roberto Chiesi ci parla di due film dimenticati, Cerimonia segreta (1968) e Lassassinio di Trotsky (1972). Tra spazi di finzioni e intrusi occulti le due opere sono segnata dallambiguià, che è, come osserva Chiesi, "una tinta che si addensa nelle nervature del racconto, investendo le identità dei personaggi che non si cristallizzano mai in ununica maschera, ma sono invasi dalle derive delle loro contraddizioni".
Per il Premio Ferrero Laura Busetta scrive de I corpi cosmici di Ciprì e Maresco. Corpi che "producono nello spettatore un effetto disorientante". Il cinema dei due registi siciliani si risolve nel residuo e nel dettaglio, nella scomposizione del corpo grottesco, mostruoso ed esilarante allo stesso tempo,. Il grottesco avvicina luomo alla bestia, salvo poi respirare di fronte alla possibilità di risollevarsi dallinferno come accade nel finale di Totò che visse due volte.
Nella sezione DVD si segnalano luscita di Rybczynski, La più grande avventura di Ford e Il gusto del Sakè di Ozu.
Concludono il numero le oramai storiche rubriche Tivutargets di Cremonini e Le Lune de Cinema di Lorenzo Pellizzari.
Lucia Di Girolamo
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