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Hystrio


a. XXI, 2008, n. 1, pp. 123

L’apertura del nuovo numero di Hystrio spetta a La questione teatrale che Ugo Ronfani dedica alla stessa rivista milanese per ricordare i primi vent’anni di attività e tracciare un bilancio culturale. La Vetrina è occupata da Napoli, prossima ad ospitare per tre anni la manifestazione Festival Teatro Italia. In autunno ha collaudato il sistema organizzativo, non ancora perfettamente oliato, con un programma ricco di spettacoli interessanti, tra i quali Chiòve del catalano Pau Mirò, ma anche deludenti come lo shakesperiano A midsummer-night’s dream diretto da Thomas Ostermeier, laboratori, incontri mostre. Altro oggetto esibito è la messinscena di King Lear del Bardo, prodotta in tre versioni diverse dagli istituti penali minorili di Milano, Bologna e Palermo per iniziativa rispettivamente di Beppe Scutellà, Paolo Billi, Claudio Collovà. Sono ricordati, infine, i cinquant’anni de La cantatrice chauve di Eugène Ionesco con la notizia del recente allestimento nel parigino Thèâtre de la Huchette, che ospitò la ‘prima’ nel febbraio 1957 e delle versioni italiane firmate da Gianni Salvo (Piccolo Teatro di Catania) e Marina Spreafico (Teatro Arsenale di Milano). 

Lo Speciale Sicilia, che inaugura il viaggio teatrale nelle regioni italiane, inizia da Palermo, dove la creatività degli artisti contrasta con la situazione degli spazi teatrali e la mancanza di un’adeguata politica culturale. A fatica sopravvivere il centro sociale Ex-Carcere, dove si sono formati Emma Dante e Davide Enia, e il Teatro Biondo ha avviato progetti per la promozione della drammaturgia locale, il Teatro Libero vive tra mille difficoltà e il Teatro Garibaldi è chiuso per ristrutturazione. Anche a Catania si regista una situazione allarmante e le incertezze riguardano soprattutto il Teatro Massimo Bellini e il Teatro Stabile, sempre travolto da aspre polemiche e soggetto al valzer delle nomine di presidenti e direttori artistici, mentre crescono realtà alternative e di qualità, quali il Piccolo Teatro di Gianni Salvo e il Teatro Canovaccio di Pietro Sammataro. Sale chiuse e il principale teatro cittadino, il Vittorio Emanuele, paralizzato dalle nomine ballerine dei direttori artistici, costituiscono il risultato del degrado della vita dello spettacolo di Messina, che ha provocato il trasferimento in altre sedi di importanti personaggi locali (Spiro Scimone, Francesco Sframeli, Walter Manfrè, Massimo Piparo, e altri).

In Exit si legge il ricordo di Maurice Béjart, geniale artista inquieto che seppe interpretare la danza con un atteggiamento di religiosa dedizione.  «Non potrei credere in un Dio che non sappia danzare», era la citazione da Nietzsche più usata, come si ricorda nel breve profilo. 

Per esplorare le caratteristiche della Danza Nuova Europa, i curatori del ricco Dossier, Andrea Nanni e Silvia Bottiroli, scelgono tre aspetti fondamentali: i connubi creativi di artisti provenienti da nazioni diverse, il processo di rottura con la tradizione novecentesca in atto nei progetti coreografici e nel sistema produttivo, la riflessione sul ruolo dell’artista all’interno della società. Il viaggio inizia in Portogallo, dove pratica della danza significa ricerca di nuove identità e libertà espressive del corpo e del pensiero dopo il rigoroso rispetto delle regole imposte dalla dittatura. L’intervista a Mark Deputter, direttore del Festival Alkantara e presidente del network Danse Bassin, offre interessanti valutazioni sulla situazione nazionale e analisi della danza europea. Nella vicina Spagna è in atto una trasformazione avviata alla fine degli anni Novanta dal corso neoliberista delle politiche culturali, che hanno limitato gli spazi della nuova danza ma non ostacolato artisti e compagnie originali e di successo come Monica Valenciano, Juan Dominguez, Lengua Blanca. Erna Omarsdottir assimila echi nordici nella sua danza ribelle, onirica, accompagnata da un canto ipnotico ed inquietante, che cerca tensioni emotive nel mondo dell’adolescenza e si dissolve nella forza della voce punk.

Esponenti della nuova danza targata Regno Unito sono il coreografo Jonahatan Burrows e il musicista italiano Matteo Fargion, autori di performances ricche di humour e non-sense, sorrette da un’ironica riflessione sulle relazioni intercorrenti tra la danza e la musica.  Gode di una certa salute la danza in Francia, soprattutto per via della disponibilità di strutture istituzionali sensibili alle innovazioni (C.n.d. di Parigi e il Centro coreografico nazionale di Anger) e di enti culturali, a metà strada tra pubblico e privato, caratterizzati da progetti soggettivi (i parigini Laboratoires d’Aubervillers e il Performing Arts Forum di Reims). Tra i vari orientamenti artistici domina la rivisitazione dei classici, con particolare cura all’immagine il corpo e la luce, come dimostrano le recenti produzioni di Xavier Le Roy (Le sacre du Printemps), i lavori di Christian Rizzo, Martine Pisani, Joris Lacoste (9 Lyriques).

Gli ingenti contributi statali hanno permesso al Belgio di primeggiare a livello europeo, favorendo la crescita di danzatori di culto (Alain Platel, Jan Fabre, e l’americana Meg Stuart). Se Bruxelles costituisce il fulcro e la convergenza, alte città (Anversa, Ghent, Leuven) dispongono di mezzi, strutture, forze artistiche adeguate. Rinnovamento del linguaggio del balletto in Germania significa confrontarsi con l’eredità del Tanztheater di Pina Bausch. Così i percorsi contemporanei condividono la ricerca di nuovi oggetti simbolici e il rigore dell’impegno politico. Spiccano i nomi di William Forsythe (City of Abstracs del 2000 e Decreation del 2003), Sasha Waltz (Roméo et Jiuliette, 2003), l’argentina Constanza Macras attiva a Berlino, Raimund Hoghe e Felix Ruckert. Tre servizi disegnano il quadro italiano. Il punto di partenza del rinnovamento interno al teatro-danza è negli anni Ottanta con i Sosta Palmizi di Torino, Adriana Borriello (Capricci), la formazione Efesto di Catania (Pozzo degli Angeli), il danzatore romano Enzo Cosimi e il fiorentino Virginio Sieni. Protagonisti della scena dagli anni Novanta ad oggi risultano tre diverse generazioni, che coniugano il verbo di linguaggi coreografici, riconoscibili nelle lezioni americane, espressionistiche e delle discipline orientali. La diversità dei percorsi formativi degli artisti, avvenuti all’estero o in Italia, si riconosce nel segno espressivo. Tuttavia essi condividono la carenza di spazi e di aiuti economici, e questo spiega il fenomeno degli “esuli della danza” emigrati altrove.

La sezione Teatromondo della rivista milanese offre un dettagliato resoconto del cartellone del National Theatre di Londra, dove primeggiano spettacoli di grande richiamo, come Chatroom dell’irlandese Enda Walsh, Citizenship di Mark Revenhill, oppure The Women of Troy di Euripide per la regia di Katie Mitchell. Da segnalare la messinscena di Rhinocéros di Eugène Ionesco prodotta dal Royal Court e affidata a Dominic Cooke. Dalla capitale inglese ci si sposta a Berlino, dove si è tenuta la terza edizione del Festival “Teatro Theater”, organizzato dall’Eti e dall’Istituto italiano di Cultura, che ha ospitato spettacoli italiani di successo quali Questo buio feroce di Pippo Delbono, Studio su Medea nella rivisitazione di Antonio Latella. Con il recupero dello storico Odéon, affidato alla direzione dello scrittore regista e attore Oliver Py che ha presentato Illusions comiques, Parigi ha aperto una finestra sulla scena europea, tanti sono gli artisti internazionali iscritti nel cartellone. Teatromondo prosegue il suo viaggio nella penisola iberica e fa tappa nel Teatro Nacional de Catalunya di Barcellona che ha ospitato A la Toscana, novità di Sergi Belbel, prosegue a Madrid e si sofferma sul Festival de Otono per dare notizia di messinscene innovative, tra le quali Proyecto Cechov dell’argentino Daniel Veronese, Guerra e Silenzio di Pippo Delbono, Schwarz auf Weiss di Heiner Goebbels. Chiude la panoramica internazionale l’intervista a Hans-Thies Lehmann. Lo studioso tedesco analizza le tendenze della cultura teatrale, definita “postdrammatica”, dopo le rivoluzioni degli anni Sessanta e Settanta.

La Biblioteca, curata con competenza da Albarosa Camaldo, propone utili segnalazioni relative alle più recenti novità editoriali, divise tra saggi e testi.

Ricca e articolata come sempre si presenta Critiche, la sezione di Hystrio dedicata alle recensioni degli spettacoli più recenti prodotti in Italia e ordinati secondo criteri geografici.

Le pagine di Testi sono occupate da Dux in scatola. Autobiografia d’oltretomba di Mussolini Benito di Daniele Timpano. Il monologo, finalista al Premio Scenario 2005, racconta quanto successe al corpo del Duce, da Piazzale Loreto alla sepoltura nel cimitero di San Cassiano di Predappio. 

L’appuntamento numero 31 con I protagonisti della giovane scena è con Andrea Cosentino e Daniele Timpano. Entrambi iscritti al filone del cosiddetto “Teatro di narrazione”, si sono distinti per l’ideazione di originali poetiche sceniche, quali il recupero della gestualità corporea e l’assunzione del ruolo del narratore con elementi parodici e caricaturali.                                                         


Massimo Bertoldi




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