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Theaterheute


2007, n. 10, pp. 72, € 9,80
ISSN 0040 5507

Per rigenerarsi, interpretare e rappresentare le trasformazioni della realtà, il teatro del futuro ha bisogno di nuovi attori, e questi necessitano di percorsi formativi diversi da quelli tradizionali. Con questa riflessione programmatica "Theaterheute" ha organizzato una tavola rotonda invitando importanti personalità attive in campo teatrale: Marion Tiedtke, Dramaturgin dei Kammerspiele di Monaco e direttrice del corso dell’attore presso la scuola di Musica e Arti rappresentative di Francoforte, il docente e direttore artistico della Schaubühne di Berlino Thomas Ostermeier, Michael Börgerding, già Chefdramaturg del Thalia Theater e da due anni direttore della Theaterakademie di Amburgo; Bernhard Hoestermann, direttore dell’omonima agenzia con sede nella capitale che si occupa di artisti dello spettacolo.

Emergono dalla discussione idee e valutazioni diverse, legate al personale percorso artistico degli intervistati che comunque condividono la necessità di rinnovamento dell’educazione culturale e tecnica delle giovani leve, in grado di assimilare alla tradizione i nuovi indirizzi performativi e le tendenze moderne dei linguaggi teatrali e cinematografici. Rimane aperta, e molto dibattuta, la questione relativa all’apprendimento attraverso la scuola oppure in modo artigianale, costruita sull’esperienza quotidiana con il lavoro creativo in una compagnia. Il discorso si completa con l’intervista a due attori di successo nel cinema e nel teatro, Sandra Hüller e Ulrich Matthes.

"Aufführungen", la sezione della rivista riservata alle novità della scena tedesca, propone un bilancio artistico del Festival di Salisburgo curato da Jürgen Flimm. Nel cartellone, definito "compitino diligente" per la presenza massiccia di testi storici per la manifestazione austriaca (come lo shakesperiano A midsummer night’s dream in memoria di Max Reinhardt o Ein Fest für Boris di Thomas Bernhard, commedia scritta per il Festival in questione, oppure il classico Jedermann di Hugo von Hofmannsthal), che hanno adombrato gli spettacoli proposti da gruppi di ricerca. Tra questi si sono distinti i lavori dello Young Directors Project, di Motus con Come un cane senza padrone e dell’olandese Gruppe Hotel Modern con Lager, rappresentazione con i personaggi in miniatura di un giorno di vita ad Auschwitz.

HEAVEN (zu tristan) è il titolo della nuova commedia di Fritz Kater analizzata in "Neue Stücke". Si tratta di un’opera che completa la trilogia dedicata al passato della DDR nella quale affiorano molti elementi tratti dalla biografia della famiglia dell’autore, come il tema della persecuzione nazista. La messinscena di Armin Petras, applaudita nello Schauspiel di Francoforte, legge i personaggi in chiave psichiatrica. Sono figure aggressive, vicine al delirio, ossessionate dalla depressione. Tra gli interpreti figurano Roland Kukulies, Fritzi Haberlandt, Susanne Böwe, Peter Kurth.

Meritano attenzione i profili artistici che si leggono in "Akteure". Il primo è per Ulrich Mühe, recentemente scomparso, geniale figura intellettuale e personaggio di rilievo per il cinema e il teatro. Si ricordano gli esordi con Heiner Müller nel 1982 con lo shakespeariano Macbeth nella Berliner Volksbühne, la partecipazione nel 1990 a Die Jüdin von Toledo per la regia di Thomas Langhoff e a Hamlet/Machine di Müller del 1990, fino a Cleansed di Sarah Kane nel’allestimento curato da Peter Zadek nel 1999. Mühe si impose come tipico interprete di scuola DDR: dotato di tecnica espressiva e gestualità perfette, fu attore misurato nella parte, lontano dall’immedesimazione nel personaggio che interpretò con grande passione, distacco e freddezza teutonica, come gli aveva insegnato l’amico Müller. Si misurò con risultati eccellenti anche con il cinema, conquistando notorietà nel grande pubblico principalmente con Das Leben der Anderen (Premio Oscar 2007) e Mein Führer. Die wirklich wahrste Wahrheit über Adolf Hitler. E’ doveroso ricordare anche il suo impegno politico che si manifestò nella denuncia dello strapotere comunista nella DDR in un memorabile discorso tenuto in Alexanderplatz il 4 novembre 1989, poco prima del crollo del Muro di Berlino.

Barbara Sukowa, recente protagonista di Quartett di Heiner Müller presentato al Festival di Salisburgo, rilascia una lunga e interessante intervista in cui illustra l’attività cinematografica e teatrale svolta durante il lungo soggiorno negli Stati Uniti, ripercorre le tappe più significative della carriera, sottolineando l’importanza nella sua formazione artistica di registi come Luc Bondy e Rainer Werner Fassbinder che le affidò la parte di Mieze in Berliner Alexanderplatz (1980).

Dal profilo di George Tabori, che si legge in "Theatergeschichte", emerge una vita complessa e multiforme, consumata in variegati contesti culturali. Ebreo ungherese di formazione tedesca, si trasferì negli Stati Uniti dove per lunghi anni esercitò una fortunata carriera di sceneggiatore cinematografico, scrivendo per Hitchcock, Losey, Young e Siegel. A New York debuttò il suo primo testo teatrale, Flight into Egypt, allestito da Elia Kazan. Il maccartismo costrinse Tabori a rientrare in Europa. Iniziò la sua fortunata attività di regista e di attore di sue opere, tra le quali spiccano Die Kannibalen allo Schiller Theater di Werkstatt nel 1969, Jubiläum nello Schauspielhaus di Bochum (1983) e Mein Kampf al Burgtheater di Vienna nel 1987.


Massimo Bertoldi


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